21 Agosto2020

Catalfo: misure “smart” per migliorare il lavoro

Catalfo

Smart working, empowerment femminile e Fondo Nuove Competenze, questi i nodi da sciogliere per dare una svolta al mondo del lavoro secondo la ministra Catalfo

Tema caldo di questa estate è stato sicuramente lo smart working, come anche dimostrato dagli approfondimenti pubblicati su wewelfare.it, rispetto al quale il decreto agosto e le ultime dichiarazioni rilasciate dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo al Sole 24 Ore lasciano intuire futuri aggiornamenti.

Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, evoca addirittura lo Statuto dei lavoratori, che quest’anno ha compiuto 50 anni, per far capire la “portata” del nuovo strumento, inserito nel decreto Rilancio, e potenziato ora dal decreto agosto, per dare, finalmente, una svolta al nostro sistema di formazione e di politiche attive. Si tratta del «Fondo nuove competenze», che per la titolare del dicastero di Via Veneto a Roma rappresenta una vera e propria sfida per allineare le competenze del personale alle effettive richieste di nuovi profili da parte del mondo produttivo. Nel decreto agosto la dote iniziale di 230 milioni è stata portata a 730 milioni, con un investimento, quindi, di altri 500 milioni su due anni.

Il «Fondo Nuove Competenze» consentirà alle parti sociali di stipulare contratti collettivi aziendali o territoriali per convertire temporaneamente una parte dell’orario di lavoro in formazione professionale finanziata dallo Stato. Nello specifico, per i datori di lavoro, ha spiegato in più occasioni il ministro Catalfo, «questa misura non solo è a costo zero ma costituisce un utile strumento per rispettare gli obblighi derivanti dai protocolli di sicurezza, facendo fronte alla necessità di prevenire i contagi nei luoghi di lavoro. Inoltre, rispetto alla tradizionale cassa integrazione, questo strumento ha il grande pregio di mantenere i lavoratori qualificati e formati assicurando all’impresa non solo di non perdere ma addirittura di rafforzare il know-how aziendale».

Fra gli altri obiettivi rendere il Fondo nuove competenze una misura strutturale, che permetta di sostenere le imprese che investono in formazione». Per continuare ad assicurare ai lavoratori il sostegno al reddito, «abbiamo esteso la cassa integrazione di ulteriori 18 settimane per i periodi compresi fra il 13 luglio e il 31 dicembre 2020». Un altro, “importantissimo intervento è quello che riguarda l’esonero contributivo al 100% per 6 mesi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato: in questo modo, puntiamo a favorire oltre 410mila nuove assunzioni da qui alla fine dell’anno».

“I nuovi strumenti dovranno essere universali e strettamente legati ai percorsi di formazione e politiche attive, con la condizionalità che avrà un ruolo determinante. “Il 24 settembre incontrerò le parti sociali per migliorare lo smart working – aggiunge la ministra -, visto che le regole semplificate e la deroga all’accordo individuale sono strettamente legati allo stato d’emergenza (valgono quindi fino al 15 ottobre). Mi aspetto una spinta da parte della contrattazione collettiva per contemperare sicurezza e produttività. In tale ottica un ruolo centrale andrà riconosciuto al diritto alla disconnessione, che guardi soprattutto alle donne lavoratrici”. L’empowerment femminile sarà sostenuto con misure come «la programmazione di incentivi alle assunzioni, la creazione di percorsi formativi fondati sull’acquisizione di nuove competenze, il contrasto alle dimissioni in bianco, «la promozione di strumenti di condivisione delle responsabilità genitoriali», la diminuzione del gender pay gap. Si può stimare che oggi «la prosecuzione del lavoro agile si attesti intorno al 50% del picco massimo registrato tenendo conto dei rapporti di lavoro in essere».

La revisione della disciplina del lavoro agile «va collegata all’interno di un più ampio e sistematico piano di incentivi e investimenti per facilitare la transizione tecnologica delle nostre imprese e del nostro tessuto produttivo. In tal senso, la leva fiscale è certamente uno dei primi strumenti da mettere in campo». Il provvedimento, almeno stando alle indicazioni di legge, consente perciò una “rimodulazione” dell’orario: ciò significa che l’accordo non può incidere sulla quantità di ore ma solo sulla variazione di destinazione delle ore già concordate, tenendo conto delle mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa e stabilendo quindi che una parte dell’orario vada finalizzato a percorsi formativi.

 

 

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