All’indomani della Giornata mondiale della sicurezza sul posto di lavoro e del 1 maggio, riportiamo una serie di dichiarazioni, consigli e interventi necessari da collocare nell’orizzonte della tutela per lavoratori e lavoratrici
In Europa, secondo un recente report stilato dall’European Trade Union Institute, un professionista su 4 (25%) ritiene che la propria sicurezza sia a rischio all’interno del workplace di appartenenza. In Italia, l’Unione Sindacale di Base e di Rete Iside fa il punto della situazione: il 2023 ad oggi conta oltre 300 vittime sul posto di lavoro. Entrando più nel dettaglio, la Lombardia risulta la regione con il numero più alto di perdite (43), seguita dalla Campania (al 2° con 35) e dal Veneto (al 3° con 32).
Lo stesso Ministro della Salute, Orazio Schillaci, in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, celebrata lo scorso 28 aprile, ha sostenuto che “abbiamo riattivato di recente il Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro previsto dal Testo Unico sulla salute e la sicurezza sul lavoro a cui partecipano tutti gli attori istituzionali. È un importante strumento di condivisione su un tema che considero di grande rilievo nella nostra agenda. Il comitato sta lavorando su tre temi: la sorveglianza sanitaria, i fabbisogni delle strutture di prevenzione e vigilanza sul territorio e la stesura di una strategia nazionale in tema di salute e sicurezza dei lavoratori”.
Al fine proprio di scongiurare l’eventualità di tragici fatti come quelli accaduti anche durate le giornate di alternanza scuola lavoro – nella giornata di ieri il concertone del Primo Maggio a Roma è iniziato con il ricordo di Lorenzo Parelli, il 18enne morto a gennaio 2022 durante l’alternanza scuola-lavoro – il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro, Gianclaudio Bressa, ha affermato di stare lavorando a un “testo che modificherà norme già esistenti e ne introdurrà di nuove. L’obiettivo è di produrlo a fine maggio insieme alla relazione conclusiva della Commissione e, facendolo partire dal Senato, portarlo ad approvazione definitiva entro il termine della legislatura”.
In linea con queste parole, prendiamo in considerazione anche le dichiarazioni di Tommaso Barone, HSE Advisor e Safety Coach che afferma che “La sicurezza è un investimento e dovrebbe essere il pilastro fondante di ogni azienda di successo”, a cui fanno seguito quelle di Luca Romano, Safety Manager di KONE Italia: “La sicurezza è più che un semplice concetto, è un vero e proprio codice da seguire per creare un futuro migliore”
Tommaso Barone, in qualità di HSE Advisor e Safety Coach, scende in campo quotidianamente a supporto delle organizzazioni italiane per migliorare la sicurezza sul lavoro attraverso competenze chiave come la comunicazione efficace, la leadership e la motivazione: “Negli ultimi 25 anni, ho messo in sicurezza più di 350 istituzioni pubbliche e scolastiche e 800 aziende in tutto il territorio nazionale, grazie alle competenze e ai riconoscimenti acquisiti nel corso degli anni. La sicurezza è un investimento. A mio modo di vedere, dovrebbe essere il pilastro fondante di ogni impresa di successo e non è un caso che sia anche un tema sotto tutela da parte della legge italiana. Infatti, l’istituzione di un servizio di prevenzione e protezione mirato ed efficace, secondo una serie di decreti ed articoli della Costituzione elaborati ad hoc, risulta obbligatorio nelle realtà industriali con oltre 200 lavoratori, nelle centrali termoelettriche, negli impianti ed installazioni, nelle aziende per la fabbricazione ed il deposito separato di esplosivi e polveri, nelle industrie estrattive con oltre 50 lavoratori e nelle strutture di ricovero e cura pubbliche e private con oltre 50 dipendenti. Al giorno d’oggi, considerando anche i ritmi frenetici a cui sono sottoposti quotidianamente i singoli soggetti, risulta imprescindibile promuovere una vera e propria cultura della sicurezza che coinvolga l’intera popolazione aziendale: per questo organizzo corsi e master specializzati al fine di migliorare le competenze di leader d’impresa e professionisti anche dell’ambito scolastico perché la sicurezza non è soltanto un concetto, ma un valore il cui significato deve essere necessariamente diffuso ed insegnato sin dalla più giovane età”.
Ulteriori indicazioni, partendo da un punto di vista più tecnico, vengono elaborate da KONE, multinazionale specializzata nella realizzazione di ascensori e scale mobili che vede nella sicurezza uno dei tratti distintivi della propria identità aziendale, e, nello specifico, da Luca Romano, Safety Manager di KONE Italia: “Realizzando prodotti che hanno il compito di trasportare persone da un piano all’altro, abbiamo l’obbligo di prestare attenzione ad ogni minimo dettaglio. Ciò significa, in primis, promuovere una cultura aziendale fondata sul concetto di sicurezza e mettere i nostri professionisti nelle migliori condizioni lavorative possibili, fornendo loro tutta l’attrezzatura necessaria al fine di svolgere il loro operato al meglio. In questo modo possono realizzare innovazioni in linea con le esigenze quotidiane, capaci di governare i diversi flussi di cittadini in tutta sicurezza. La nostra idea di sicurezza passa, in primo luogo, da un’analisi di eventuali incidenti passati, a cui seguono aggiornamento e manutenzione preventiva oltre all’applicazione della digitalizzazione e l’organizzazione di eventi ad hoc utili a sensibilizzare grandi e piccini sul tema”.
10 consigli per educare alla sicurezza sul lavoro
1. Promuovere la conoscenza della tematica e di tutto quello che può essere relazionato ad essa già all’interno delle scuole grazie ad una serie di lezioni ad hoc organizzate anno dopo anno per classi di ogni età.
2. Organizzare corsi di aggiornamento e master con lezioni teoriche e case history pratiche per giovani professionisti e lavoratori più esperti al fine di motivarli e spingerli a restare aggiornati sul tema.
3. Analizzare eventuali incidenti del passato, all’interno di edifici aziendali o pubblici, con l’obiettivo di comprendere l’errore e, di conseguenza, apportare le dovute modifiche per il benessere di professionisti e cittadini.
4. Valutare con estrema attenzione e precisione ogni tipologia di organizzazione o ambiente di lavoro perché il cosiddetto documento di valutazione dei rischi varia in base ad una serie di indicazioni e tratti distintivi che caratterizzano i singoli workplace.
5. Essere proattivi: in questo modo sarà possibile per tutti i leader d’impresa e i professionisti del mondo safety di migliorare costantemente il livello di sicurezza delle aziende per cui lavorano e delle strutture all’interno delle quali mettono in pratica le proprie competenze.
6. Coinvolgere la collettività, ovvero l’intero team operativo e dirigenziale per amplificare a 360° una cultura aziendale interamente incentrata sulla sicurezza, in quanto principio di primaria importanza, e sulla sua applicazione.
7. Assicurarsi che i lavoratori, di ogni tipologia di mansione, siano dotati dei mezzi, delle protezioni e degli strumenti necessari al fine di svolgere il proprio mestiere nel migliore dei modi: solo in questo modo sarà possibile prendersi cura di loro e dei soggetti terzi.
8. Effettuare, con costanza, la cosiddetta manutenzione preventiva che risulta estremamente efficace al fine di evitare incidenti di natura strutturale o qualsiasi tipologia d’imprevisto last minute.
9. Abbracciare la digitalizzazione e le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, che possono essere un valido alleato in fase di installazione o upgrade dei vari sistemi di safety presenti.
10. Organizzare eventi o iniziative all’interno di edifici dal forte legame con il territorio: in questo modo sarà possibile coinvolgere la popolazione circostante e sensibilizzarla sul concetto di sicurezza da applicare quotidianamente.
Lucia Medri
Le nuove dinamiche del welfare aziendale: l’integrazione dei public benefit
Agosto 28, 2024