Il mercato del welfare integrativo, e aziendale in particolare, non poteva non essere condizionato dall’emergenza Covid-19. Quali sono le esigenze attuali e come cambierà il settore e il mercato dopo la crisi? Per riflettere sul futuro, ne parliamo con Lucia Troilo, Responsabile Progetti Welfare della Divisione Employee Benefits & Welfare di Assiteca
Come stanno reagendo i vostri clienti? Le aziende che hanno attivato piani di welfare aziendale e/o contrattuale, come si stanno ri-organizzando? Che cosa vi chiedono?
Le misure restrittive attuate per il contenimento del Coronavirus hanno impattato certamente sugli asset aziendali con una conseguente riorganizzazione del lavoro e delle priorità. Questo ha generato in alcuni casi uno slittamento fisiologico dei programmi di welfare dovuto anche ad una necessaria ridefinizione delle modalità di comunicazione e formazione dei dipendenti, dell’offerta di servizi welfare compatibili con il lockdown e dei livelli di assistenza da remoto ai fruitori di piani di welfare. Quasi in nessun caso le aziende sono venute meno agli impegni assunti nei confronti dei lavoratori. Al contrario, abbiamo registrato un costante incremento delle misure dedicate al supporto delle famiglie e talvolta alla compensazione degli ammortizzatori sociali. Il focus delle aziende è rivolto al futuro: sono attivi tavoli di lavoro con le parti sociali per rimodulare e preservare le misure di welfare previste da contrattazione aziendale legate ai Premi di Risultato.
Quale ruolo è possibile ridisegnare al vostro impegno imprenditoriale, di partner di aziende destinate a non dover più contare sulla distribuzione di “benefit” ma forse sulla condivisione di servizi “essenziali” (salute, servizi alla persona, …) per i propri dipendenti?
La condivisione e la personalizzazione delle iniziative in relazione al contesto territoriale e familiare sono da sempre elementi imprescindibili per un piano welfare di valore. Oggi più di prima occorre rinnovare l’offerta dei servizi per rispondere alle nuove esigenze che presumibilmente non saranno limitate a questo particolare momento ma faranno parte di un nuovo stile di vita. A tal proposito abbiamo potenziato l’offerta dei servizi fruibili on demand sia in ambito formativo ma soprattutto di tutela alla salute e del benessere psicofisico. Assiteca, nella sua veste di consultative broker, si è immediatamente attivata per offrire soluzioni assicurative mirate al Covid-19 che hanno rappresentato il tassello di un quadro più ampio. Oggi infatti tutto il nostro impegno è focalizzato alla ripartenza delle nostre aziende clienti e agli strumenti di prevenzione utili ad una ripresa in sicurezza, senza ripercussioni sulla salute dei lavoratori e di conseguenza delle famiglie.
È il momento di una rinnovata attenzione allo sviluppo di un welfare di territorio e non solo d’azienda?
Il welfare aziendale non può prescindere dal welfare territoriale. La valenza sociale del welfare ci ha sempre visti coinvolti nella valorizzazione del territorio, affinché le iniziative aziendali creassero un circolo virtuoso per l’intera comunità. Nell’attuale contesto sembrava quasi impossibile attivare gli enti locali che nella loro natura e struttura risultavano poco affini ad erogare i loro servizi compatibilmente con le restrizioni e con il distanziamento sociale. È proprio in queste realtà che abbiamo assistito alla tempestiva reazione all’emergenza che ci condurrà a rivedere i modelli attuati sinora per garantire sempre una sinergia tra aziende e territorio.
Dopo la crisi? Il welfare aziendale non sarà più lo stesso. Quali iniziative dovrebbero essere prese dal settore? Defiscalizzazione e decontribuzione dei servizi di welfare? Inserimento strutturale dei servizi di welfare nella nuova contrattazione aziendale e di comparto?
Una ristrutturazione dell’attuale normativa fiscale sul welfare aziendale, a nostro parere, potrebbe avere impatti positivi su tutto il sistema economico diventando uno degli strumenti per contrastare una crisi economica che non avrà confini territoriali. Pensiamo al turismo, alla ristorazione e a tutte le attività ricettive che avranno ripercussioni a lungo termine. È proprio in questi settori che il welfare aziendale potrebbe rivestire un ruolo strategico. Ampliare il novero dei servizi defiscalizzati aumenterebbe in maniera significativa l’appeal del welfare per aziende e dipendenti e contestualmente garantirebbe un canale di introiti ai settori maggiorente colpiti. Ma la defiscalizzazione fine a stessa non sarebbe sufficiente a sopperire all’attuale diffusione del welfare, frastagliata e circoscritta nelle aree più industrializzate. Potenziare il welfare aziendale significherà intervenire a monte, cambiando il paradigma di welfare premiante per diventare strutturale, garantendo quindi una diffusione a livello nazionale.
Quali esperienze, quali esigenze, quali richieste vi vengono poste in queste settimane dalle aziende per le quali svolgete il vostro servizio di provider?
In una prima fase le richieste erano maggiormente legate ai servizi fruibili da casa ma ora l’attenzione delle aziende è focalizzata alla salute dei dipendenti e alla gestione familiare. Nelle prossime settimane tantissimi lavoratori lasceranno le loro postazioni in smart working per tornare nelle aziende e una delle principali preoccupazioni è certamente la gestione dei figli. La chiusura delle scuole, l’assenza di centri estivi e l’impossibilità di avvalersi dell’aiuto dei nonni ha aumentato la richiesta di ricerca e selezione di baby sitter. Rispetto al tema della salute riceviamo richieste legate al teleconsulto con psicologi, nutrizionisti e vari specialisti. Ci aspettiamo una accelerata sulla telemedicina che fino a ieri sembrava non trovare particolare sensibilità.
Lucia Medri
Le nuove dinamiche del welfare aziendale: l’integrazione dei public benefit
Agosto 28, 2024