Il mercato della ristorazione aziendale dopo lo smart working. Ne parliamo con Alessio Bordone, Sales Executive Director di CIRFOOD per approfondire la situazione del settore e i nuovi trend di investimento
Ad oggi, secondo l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT, in Italia si continua a usufruire della mensa aziendale o si predilige la cosiddetta “mensa diffusa”?
Il ristorante aziendale oggi rappresenta un vero e proprio strumento di welfare e di benessere per i dipendenti, capace di promuovere stili alimentari sani, la socializzazione tra colleghi e un corretto bilanciamento tra vita privata e lavoro. Ciò è testimoniato anche dai risultati ottenuti nella ricerca condotta da Nomisma per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT sulla Nuova Pausa Pranzo dei lavoratori italiani. Dall’indagine emerge che 8 lavoratori su 10, che usufruiscono del ristorante aziendale, ritengono importante questo servizio per la salubrità dei pasti (83%), per le materie prime di qualità utilizzate (81%) e per la possibilità di socializzare e godere di un momento di convivialità con i propri colleghi (65%). In parallelo, esistono soluzioni alternative come la “mensa diffusa”, basato su una rete di ristoranti convenzionati, che permette ai lavoratori di scegliere liberamente dove mangiare durante la pausa pranzo. Nel nostro caso, questa esigenza viene soddisfatta dai 70 ristoranti self-service, di cui 58 a marchio RITA, che garantiscono un servizio di alto livello anche in contesti dove non è possibile ospitare una ristorazione aziendale dedicata.
Quanto influisce la personalizzazione come driver di offerta di servizi?
Per CIRFOOD, il processo di co-creazione è molto importante ed è supportato dal continuo ascolto dei feedback di consumatori e clienti attraverso analisi di soddisfazione, sondaggi e ricerche dedicate. Questi dati sono fondamentali per adattare e migliorare costantemente il servizio, sviluppando nuovi format che rispondano alle mutevoli dinamiche del mercato. La gamma di servizi offerti si contraddistingue per l’innovazione e la flessibilità, includendo opzioni di menu con materie prime biologiche, naturali e locali, oltre a una riqualificazione degli spazi aziendali per rendere la pausa pranzo un momento di benessere. Questo impegno verso la qualità e la sostenibilità ci permette di soddisfare le esigenze dei consumatori attenti ai nuovi trend alimentari e con particolari bisogni nutrizionali, migliorando l’equilibrio vita-lavoro fornendo un ambiente lavorativo più confortevole e stimolante.
Parliamo di pausa pranzo sostenibile in termini di lotta allo spreco da un lato, e valore nutrizionale dall’altro: qual è la vostra attenzione?
Nella strategia di CIRFOOD per una pausa pranzo sostenibile, il valore nutrizionale e gli impatti ambientali dei pasti sono gli elementi di maggiore attenzione. Per questo, adottiamo un approccio che comprende acquisti responsabili valutando attentamente i nostri fornitori, garantendo che i prodotti utilizzati siano certificati e siano di alta qualità nutrizionale. Per combattere gli sprechi alimentari, CIRFOOD ha implementato diverse misure e tecnologie innovative come le bilance intelligenti e un sistema di logistica basato sull’intelligenza artificiale. Queste, non solo riducono le eccedenze di cibo, ma migliorano anche la pianificazione della produzione, contribuendo significativamente al risparmio di CO2 e di risorse. Il percorso di impegno si declina anche sul fronte dell’economia circolare e in questo ambito, ad esempio, abbiamo avviato un protocollo d’intesa con il Gruppo Hera per il recupero di scarti organici e oli esausti, che vengono trasformati in biometano, compost e biocarburante, alimentando un sistema virtuoso di economia circolare. Infine, CIRFOOD collabora con Onlus ed enti caritatevoli in tutto il Paese (i principali sono Banco Alimentare, Caritas, Last Minute Market) per donare eventuali pasti in eccedenza. Nel corso del 2023, l’impresa ha donato, mensilmente, in media 5.800 pietanze. Sempre nel 2023, attraverso Regusto, il primo marketplace riservato al non profit per la gestione delle donazioni e la vendita di eccedenze, che sfrutta la tecnologia blockchain, CIRFOOD ha donato, attraverso la piattaforma logistica in utilizzo all’impresa, 3.779 kg di materie prime alimentari ad Associazione Solidarietà e Caritas, con un risparmio di 8.659 kg di CO2.
Come funziona il format dedicato alle aziende kitchenless?
Per offrire il servizio di ristorazione a quelle aziende che non possono disporre di una cucina interna e per rispondere alle esigenze di lavoratrici e lavoratori desiderosi di seguire una dieta bilanciata e variegata, è cruciale adottare un approccio multifunzionale e integrato. CIRFOOD a tale scopo ha introdotto QUBì, un format di ristorazione aziendale smart e flessibile che si adatta agli spazi di ogni impresa. Esso combina l’esperienza gastronomica di CIRFOOD, che si avvale di numerose dark kitchen di proprietà in tutto il territorio nazionale, a tecnologie avanzate, come smart Locker che garantiscono una corretta shelf life dei piatti, assicurando un’alta qualità gastronomica. Per ordinare il proprio pasto, inoltre, è stata sviluppata da CIRFOOD l’app Appetie, attraverso cui gli utenti possono consultare il menu del giorno, scoprire le informazioni nutrizionali dei piatti, prenotare e pagare il proprio pasto, gestire le proprie preferenze, accedere a news e fornire feedback.
Qual è l’impatto del settore della ristorazione collettiva, in termini di fatturato e popolazione dipendente e come si inserisce CIRFOOD nel mercato della ristorazione aziendale?
Il settore della ristorazione collettiva garantisce ogni giorno a 9 milioni di italiani un pasto sano ed equilibrato, grazie al lavoro di oltre 100 mila persone che servono 804.5 milioni di pasti ogni anno, generando un fatturato complessivo di oltre 4,6 miliardi di euro. In questo contesto, la ristorazione aziendale incide per circa un 30% e, secondo dati Cerved, si attesta sui 219 Milioni di pasti. Solo nella ristorazione aziendale, CIRFOOD impiega circa 1200 persone, in oltre 200 siti aziendali e interaziendali. Nel 2023 ha servito oltre 12 milioni di pasti, per un fatturato complessivo di oltre 82 milioni di euro.
Cosa ne pensa del nuovo contratto di ristorazione collettiva da poco approvato?
Il nuovo contratto nazionale per Pubblici esercizi e Ristorazione collettiva rappresenta un significativo progresso per le nostre persone e per questo abbiamo scelto di rimanere al tavolo delle trattative. Ci siamo, però, battuti affinché vengano riconosciute le specificità del settore della ristorazione collettiva che, come è noto, opera in un mercato molto diverso da quello dei pubblici esercizi. Abbiamo ottenuto qualcosa, ma non abbastanza. Come impresa, pensiamo si debba aprire un tavolo ad hoc per discutere di queste differenze che, sul lungo periodo, potrebbero mettere in grandi difficoltà l’intero comparto e, con esso, il sistema di welfare del nostro Paese. Permane, inoltre, la necessità di una revisione del codice appalti: chiediamo con forza che venga creata una sezione dedicata specificamente alla ristorazione collettiva e, in particolare, che venga rivisto il meccanismo di adeguamento dei prezzi riconosciuti agli operatori economici. Tale revisione dovrebbe, infatti, considerare le variabili che influenzano i prezzi, come l’inflazione e il costo del lavoro, e tenere conto della complessità del settore, che quotidianamente offre pasti a numerosi consumatori, grazie all’impegno professionale di molte persone.
CIRFOOD adotta da sempre pratiche orientate alla tutela delle proprie persone, dimostrando impegno continuo nell’assicurare buone condizioni di lavoro e un ambiente sicuro. Ciononostante, è necessario che il settore venga tutelato con regole pensate su misura per esso.
Lucia Medri
L’educazione finanziaria potenzia il welfare aziendale
Novembre 18, 2024