Dal questionario sviluppato da Serenis, centro medico online per il benessere mentale, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova emerge che il 49,4% degli intervistati presenta una situazione di crescente gravità di disagio psicologico. La ricerca ha coinvolto 1500 lavoratori, tra uomini e donne, dai 18 agli oltre 60 anni
La ricerca di Serenis – centro medico online per il benessere mentale – ha coinvolto 1500 tra lavoratori (26,9%) e lavoratrici (71,8%) tra i 18 e gli oltre 60 anni in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova. Nel contesto del progetto di ricerca Osservatorio sul benessere psicologico nelle aziende italiane ha sviluppato un questionario per esplorare il benessere mentale dei lavoratori in Italia.
Questa ricerca si pone in contiguità con il lavoro svolto da questa testata nella realizzazione del primo ebook della collana NEWELFARE dal titolo Il benessere psicologico all’interno del quale veniva già analizzato il lavoro di Serenis e l’attenzione riguardante il disagio psicologico riscontrato all’indomani del lockdown.
Dalle risposte ottenute dalla ricerca sulla salute mentale sul luogo di lavoro emerge che il 49,4% degli intervistati presenta una situazione di crescente gravità di disagio psicologico. Analizzando invece il grado di malessere mentale i dati dimostrano che è più alto per le donne (il punteggio dell’indice è 20,3 contro 19,6 per gli uomini) e aumenta con l’età.
Un altro aspetto che evidenzia l’Osservatorio riguarda le aree d’impiego percepite più critiche in termini di benessere psicologico. Gli intervistati che lavorano nelle aree marketing e comunicazione dichiarano un livello di ansia e stress (21,91) superiore a quello di tutte le altre aree aziendali. Al contrario, dimostrano buoni livelli di benessere psicologico i lavoratori che operano nella gestione del personale (18,6), nella consulenza (18,8) e nelle professioni dell’insegnamento e dell’educazione (18,8).
L’indagine esplora anche le aree su cui lo stress accumulato sul lavoro incide maggiormente. Una persona su due dichiara che l’ambito maggiormente interessato è il benessere psico-fisico, la seconda sfera relazionale a risentire dello stress è la famiglia. Secondo l’esperienza di chi ha partecipato all’indagine sono meno colpite dallo stress le relazioni tra pari, con gli amici e con i colleghi. Mentre un grado di preoccupazione maggiore è generato nella gestione della relazione con il proprio responsabile al lavoro.
Quasi due persone su tre pensano che il tema del benessere mentale sia estremamente importante, tuttavia oltre il 50% degli intervistati riscontra un livello estremamente basso di attenzione da parte dell’azienda nei confronti del proprio benessere psicologico. In particolare, questa percezione è più sentita tra le donne (3,82) rispetto agli uomini (4,2) ed è più marcata per coloro con un’età compresa tra i 36 e i 45 anni.
Nello specifico, prendendo in considerazione le aree lavorative, i rispondenti impiegati in aziende che offrono servizi alla persona hanno una percezione i più pessimistica rispetto all’attenzione prestata dalle loro imprese (3,33).
Tra le attività che le aziende possono mettere in campo per gestire e mitigare lo stress tra i collaboratori, nove rispondenti su dieci hanno inserito al primo posto i programmi di benessere mentale. Sono tante e sempre di più le aziende che si stanno attivando per portare avanti progetti di intervento e di sensibilizzazione sul tema, ma non è ancora abbastanza: i lavoratori percepiscono poco interesse da parte delle aziende.
“I risultati dell’Osservatorio ci comunicano che c’è ancora molto da fare nel mondo del lavoro in Italia in termini di benessere mentale. Il divario tra lavoratori e lavoratrici è tristemente riconfermato, i settori del marketing e della comunicazione sono i peggiori in termini di benessere mentale: è necessario agire in modo concreto per invertire la rotta. In che modo? Individuare il problema è sicuramente il primo passo per capire dove intervenire al meglio con dei programmi di welfare mirati” – commenta Daniele Francescon, Co-Founder di Serenis – “Tra le ragioni principali di malessere riscontrate nei lavoratori italiani rientra indubbiamente l’ampliamento delle attività da svolgere, percepito come una fonte di stress e non un’opportunità di apprendimento o miglioramento professionale. Anche lo smart working non sempre incide positivamente sul benessere mentale e, in coloro che svolgono un ruolo poco autonomo, lavorare da soli genera frustrazione, a dimostrazione che la dimensione sociale è fondamentale per prevenire situazioni di stress e ansia”.
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