Il 29 ottobre scorso si è celebrata la Giornata Mondiale della Psoriasi, malattia autoinfiammatoria che interessa oltre 1,5 milioni di italiani. Come mai c’è poca attenzione e prevenzione dermatologica e in che modo è possibile colmare questa mancanza? Ne parliamo con Nicoletta Bernardini, dermatologa e dirigente medico ospedaliero presso l’ASL di Latina
Alcune malattie croniche della pelle incidono spesso non solo sul benessere fisico delle persone ma anche psicologico, pensiamo al disagio provato di fronte agli altri per evidenti patologie come ad esempio la psoriasi. In questi casi è opportuno innanzitutto seguire una corretta cura, quando è ancora possibile una scrupolosa prevenzione, e ricorrere costantemente al supporto di uno specialista. Tuttavia se i disturbi sono ormai evidenti e diventano invasivi nella vita di tutti i giorni, è possibile alleviarli ricorrendo a un trucco specifico che, apparentemente, nasconde le imperfezioni. Secondo Nicoletta Bernardini, dermatologa e dirigente medico ospedaliero presso l’ASL di Latina “mascherare le lesioni vuol dire acquistare sicurezza in sé stessi e migliorare l’interazione sociale, soprattutto quando i sintomi della psoriasi sono visibili. I trattamenti per la psoriasi, se effettuati correttamente e con costanza, portano a notevoli miglioramenti, ma in alcune occasioni può essere fondamentale avere un effetto immediato”. Precisa l’esperta che “non bisogna mai usare prodotti direttamente sulle ferite aperte e seguire sempre i segnali del proprio corpo, in caso di una qualsiasi reazione al cosmetico, come bruciore, arrossamento, è necessario subito sospendere l’uso e contattare il medico”. “Consiglio di utilizzare cosmetici con una protezione solare e fare attenzione a determinate caratteristiche dei prodotti scelti, che donano un aspetto naturale, resistenti all’acqua, facili da applicare, non irritano la pelle e durano a lungo, prodotti senza profumo, ipoallergenici, non comedogeni. “Per la pulizia giornaliera si può optare per un detergente non lipidico associato a un esfoliante, da utilizzare un paio di volte alla settimana per aiutare le placche ad ammorbidirsi, rendendo quindi più facile la rimozione”.
Per quanto riguarda l’applicazione, la scelta migliore è quella di non esagerare e mantenersi su un make-up minimalista, un fondotinta e una cipria: sommare troppi prodotti vuol dire aumentare il rischio di interazioni negative con la pelle. Per la cipria, quella in polvere minerale può dare irritazione e seccare la pelle, per questo, sono da preferire i prodotti liquidi evitando però ombretto e glitter che possono irritare le palpebre. “Per prima cosa utilizzare un ‘primer’, in modo da creare una superficie omogenea e liscia per applicare poi il fondotinta. Invece, per le zone più arrossate – continua la dottoressa – è consigliabile usare un correttore. L’applicazione del fondotinta, di un colore simile a quello della pelle sana, uniformerà l’incarnato, mentre, in caso di zone più scure sono in commercio prodotti più coprenti, che di solito richiedono un po’ di pratica in più per essere applicati correttamente”. Qualora si abbia l’esigenza di coprire lesioni presenti sul corpo, ad esempio sulle gambe, secondo l’esperta, è possibile utilizzare il fondotinta spray resistente all’acqua. “La detersione del viso e la rimozione totale del make-up è un passaggio indispensabile per prendersi correttamente cura della propria pelle, e per eliminare totalmente il make-up è preferibile utilizzare un prodotto dermocompatibile che sia lenitivo, delicato e che permetta di ammorbidire il make-up consentendo quindi di rimuoverlo senza aver bisogno di strofinare la pelle, cosa che non fa mai bene a chi soffre di psoriasi”, conclude Bernardini.
La dermatologia è spesso un ambito sanitario che non viene inserito nei pacchetti welfare dedicati alla salute, come mai questa mancanza e come colmarla?
È fondamentale l’approccio divulgativo, ho partecipato di recente ad una trasmissione televisiva in cui abbiamo parlato proprio di questo: esistono malattie dermatologiche che possono rappresentare un rischio anche per altri distretti (come proprio la psoriasi) che se sottovalutate sono pericolosissime, pensando anche alle conseguenze sull’apparato cardiovascolare. La pelle ha la stessa matrice del sistema nervoso centrale, ogni manifestazione cutanea è il segnale che il corpo ci dà per allertarci, mai sottostimarlo o ignorarlo. È questo il messaggio che dovremmo far circolare.
In base al suo punto di vista, quali sono i motivi per cui le persone non ricorrono spesso alla prevenzione dermatologica? Mancanza di informazione o difficoltà di accesso alle cure per motivi economici?
A mio parere ci sono diversi fattori che concorrono: da un lato molto spesso le problematiche dermatologiche vengono sottostimate dal punto di vista clinico, non si immagina che un tumore della pelle necessiti di un intervento tempestivo e risolutore al pari di qualsiasi altra neoplasia. Dall’altro esiste un fattore economico, che è diretta conseguenza del meccanismo di sottovalutazione. In terza battuta interviene anche una problematica personale: molto spesso ci si vergogna di mostrare gli esiti di una malattia dermatologica, anche davanti ad un medico.
Oltre alla psoriasi, la pelle porta il segno di eventi traumatici che vorremmo subito rimuovere. In che modo il supporto di uno specialista può facilitarne dal punto di vista estetico l’elaborazione?
L’estetica e la coscienza di sé sono interdipendenti, a mio parere. Quanto più una persona riesce ad avere un’immagine rispondente al suo desiderio, tanto più avrà un approccio sicuro con l’esterno. Questo non significa rincorrere obiettivi impossibili o – peggio – assecondare mode o tendenze che snaturino la naturale estetica di un viso o di un corpo, al contrario significa valorizzare una persona per accrescere la sua stima personale e – dunque – la sua sicurezza.
Quante persone, in particolar modo donne, si sono rivolte a lei per ricevere questo supporto?
Le donne vengono da noi, spesso, perché non vedono allo specchio quello che vorrebbero. Spesso si tratta di malattie dermatologiche comuni con esiti persistenti e a volte invalidanti, spesso, invece, la dissonanza tra quello che sono e quello che vorrebbero è frutto di scelte sbagliate (alimentari, di esposizione ai raggi solari, di prodotti utilizzati) o molte volte sono semplicemente gli anni difficili vissuti ad aver lasciato segni che non vorremmo addosso. Non giudico il motivo che porta una paziente da me, ma è importante comprenderlo ed accoglierlo, senza sottostimarlo mai. Quello che ripeto sempre è che la salute passa anche dallo stare bene con se stessi e che l’apparenza non è tutto, ma è tutto quello che si vede e che – quindi – vogliamo che si veda (di noi).
Lucia Medri
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