6 Marzo2025

Voci di valore/Bonoos: il welfare aziendale è per sua natura evolutivo. Intervista a Marco Barbieri

welfare aziendale

VOCI di VALORE è l’appuntamento con la cultura del Lavoro e del Welfare promosso dalla start up innovativa BONOOS che nel numero dieci di marzo ha intervistato il direttore di wewelfare.it Marco Barbieri. Pubblichiamo una parte dell’intervista

Essere un giornalista e l’autore di pubblicazioni dedicate al Welfare Aziendale offre una prospettiva molto ampia per l’analisi del fenomeno. Quali scenari si stanno delineando nell’evoluzione delle iniziative adottate dalle imprese per favorire un maggiore benessere nei luoghi di lavoro?

Dopo il “boom” successivo alla Legge di Bilancio 2016, il welfare aziendale ha goduto di una rinnovata attenzione. Ha assunto per certi versi l’allure di una moda essenziale. Con tutti i rischi di coltivare una nobile retorica che non sempre si traduce in realtà. Anche parlarne serve. E (anche) parlandone si è passati da un welfare aziendale di nicchia (con storiche e illuminate esperienze aziendali) a un welfare aziendale di massa, come disse tra i primi Tiziano Treu. L’obiettivo del benessere nei luoghi di lavoro è stato evocato sempre più spesso, articolandolo, anche in questo caso, secondo alcune mode del momento. Benessere è stato per molto tempo la possibilità di consumare un sano pasto in azienda (mensa) o in un bar vicino all’azienda (buoni pasto), oggi “benessere” è sempre più spesso percepito come cura dell’equilibrio psico-fisico dei dipendenti: psicologo e training sportivo sono le tendenze più recenti. Il welfare aziendale è per sua natura “evolutivo”: cambia con il cambiamento delle aziende, della cultura degli HR manager e dei bisogni dei dipendenti.

Come sta evolvendo la cultura dei manager delle Direzioni del Personale? Il Welfare Aziendale è uno strumento di saving e di scambio economico o c’è anche chi ne ha colto in profondità la portata “sociale”?

Durante e dopo la pandemia chi non ha sentito ripetere il mantra della “centralità delle risorse umane” in azienda? E il direttore del personale, spesso relegato a seconda o terza fila del management aziendale, ha goduto di un nuovo e positivo protagonismo. Che cosa è rimasto? L’affermazione della centralità del “buono spesa” (pasto, benzina, etc,) nelle pratiche adozioni di welfare aziendale. La portata sociale del welfare aziendale rischia di restare patrimonio delle grandi aziende (e in Italia sono poche) o di qualche illuminata Pmi, dove peraltro – più di quanto si creda – l’imprenditore è il più stretto e diretto conoscitore del suo dipendente/collaboratore. I casi di scuola di Luxottica sono diventati di massa? Non credo. Ma c’è un tessuto imprenditoriale – prima che manageriale – che è molto meglio di quanto si dica. Nella provincia italiana l’azienda di piccole o medie dimensioni è da sempre una seconda famiglia. Finché resiste la dimensione della Pmi. E questa è premessa di welfare aziendale “sociale”.

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