Piani di welfare negli studi legali? Sì, e sempre con maggiore attenzione. Ne parliamo con Aldo Bottini, Presidente degli Avvocati Giuslavoristi Italiani
AGI (Avvocati Giuslavoristi Italiani) è presente sull’intero territorio nazionale con quasi duemila soci e 18 sezioni regionali. Fondata nel 2002 per iniziativa di otto avvocati giuslavoristi, quattro dei quali di tendenza pro-labour attivi nella difesa e nella rappresentanza dei lavoratori, e altri quattro attivi nella tutela degli interessi delle imprese; dal giugno 2013 è tra le associazioni forensi specialistiche maggiormente rappresentative. Nonostante una recente ricerca svolta da Le Fonti Legal di prossima pubblicazione affermi che “su una platea di 40 law firm italiane e internazionali solo cinque hanno programmi ampi e strutturati di welfare per dipendenti e collaboratori”, il Presidente degli Avvocati Giuslavoristi Italiani Aldo Bottini sembra pensarla diversamente ribadendo la sempre maggiore attenzione dell’Associazione per un welfare tecnico e regolamentato.
In che modalità assistete imprenditori, aziende e lavoratori nei progetti di welfare?
Quello del welfare è un tema che sta prendendo sempre più piede in diversi settori. L’assistenza prestata dagli avvocati giuslavoristi sta nella negoziazione e stipulazione degli accordi aziendali. Da questo punto di vista, i sindacati hanno il brutto vizio di non rivolgersi quasi mai agli avvocati. Partecipo personalmente alla negoziazione perciò ritengo che quello del welfare sia un tema al quale bisogna conferire un regolamento tecnicamente adeguato. Le aziende stanno sempre più acquisendo questa consapevolezza, sono i sindacati invece che stanno ancora indietro ma pian piano si stanno aprendo anche loro verso un maggiore coinvolgimento, per esempio riguardo alla stesura dei testi, che non vanno di certo scritti in “sindacalese”, sia da parte dei lavoratori che delle imprese.
Il tema del welfare quanto conta e quanto è destinato a contare nella consulenza rivolta alle imprese italiane?
Conta tantissimo. Il tema del welfare si sta espandendo in tutti i settori arrivando a comprendere una serie di questioni che vanno dai flexible benefits fino ad arrivare a quelle relative all’aumento del potere d’acquisto: 100 euro dati al welfare sono 100 euro, netti, dati al lavoratore. Un dato che accresce nettamente il salario del dipendente facilitando la conversione del premio di risultato in welfare, che non prevede tassazione. Attenzione a questo orizzonte di cambiamento e a come sia importante investire in welfare, è stata dimostrata per esempio dal bando #Conciliamo, che speriamo possa essere riaperto dopo la recente sospensione.
Quali sono gli obiettivi dell’AGI e l’associazione che supporto offre agli avvocati?
Innanzitutto valorizzare la specializzazione della professione forense nel campo del lavoro. Quindici anni fa, ricordiamo, dirsi avvocati specialisti era vietato, lo impediva lo stesso codice deontologico forense, per questo nel 2002 abbiamo fondato l’associazione Avvocati Giuslavoristi Italiani per affermare che in questo settore è necessaria un tipo di formazione specialistica, e la riforma della legge forense, approvata dieci anni dopo, ha accolto questa indicazione e finalmente prevede le specializzazioni. L’iter legislativo è tuttavia molto travagliato in quanto il D.M. è ancora in fase di approvazione. Oltre alla specializzazione che è il valore principale, il nostro supporto risiede nell’approccio pluralista, nella difesa sia di imprese che di lavoratori. I 2000 soci sono attivi nella difesa dei due fronti per poter affrontare da ambo le parti le rispettive controversie e prendere posizione nei processi relativi al mondo del lavoro. Stiamo infatti lavorando per l’abolizione del “Rito Fornero” relativo ai licenziamenti e per estendere alle controversie di lavoro la negoziazione assistita dagli avvocati, oggi esclusa..
Il lavoro e i suoi luoghi. Come stanno cambiando e come cambieranno in relazione alle sempre più necessarie politiche di smart working?
Il cambiamento è radicale ed è di certo sostenuto dall’innovazione tecnologica che incide sulle abitudini delle persone scardinando gli stessi concetti di tempo e luogo. Non esiste più il luogo di lavoro come meta dove ci si reca quotidianamente. Molte aziende, compresa la nostra Associazione, hanno iniziato a introdurre lo smart working e si stanno man mano superando le relative diffidenze, per coloro che lo hanno attuato si è rivelato da subito un successo: aumentano la produttività e la soddisfazione e diminuisce l’assenteismo.
Lei è partner di un grande studio associato. Quanto conta essere socio dello Studio Toffoletto De Luca Tamajo per poter guidare AGI? Che contributo attinge dalla storia dello Studio per affermare il ruolo di AGI?
Sono il primo presidente “datoriale” di AGI, nel cui DNA stanno certamente anche la storia e il contributo dello Studio: all’epoca della fondazione dell’associazione eravamo in otto: 4 avvocati a difesa delle aziende, quattro dei lavoratori, confermando l’eterogeneità di formazione e anche le opzioni ideali e personali come elemento caratterizzante di un’associazione molto pluralista: i soci AGI sono diversi tra loro, in comune hanno la competenza, ma ognuno contribuisce ad arricchire il dibattito tra i giuslavoristi e con il mondo del lavoro.
Lucia Medri
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Novembre 18, 2024