Continuiamo a parlare di fringe benefit, tutti i vantaggi e le domande più comuni. Un commento alla nuova norma da parte di Coverflex, competitor da poco nel mercato dei provider di welfare aziendale
In materia di fringe benefit, l’ultimo Decreto Lavoro innalza per il 2023 a €3.000 la soglia dei fringe benefit esentati dal pagamento dell’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, per tutti i dipendenti con almeno un figlio a carico. Come ogni novità, però, anche questo testo porta con sé tante domande e dubbi, a cui Coverflex, startup specializzata in retribuzione flessibile, ha provato a rispondere, partendo dai quesiti più comuni in rete.
Che cosa sono i fringe benefit?
I fringe benefit rappresentano una forma di compenso aggiuntiva che le aziende offrono alle proprie risorse che, al posto di ricevere un incremento diretto in busta paga, potranno beneficiare di diverse agevolazioni e privilegi. Questi benefici hanno l’obiettivo di soddisfare le esigenze dei dipendenti, migliorando la loro qualità della vita e promuovendo un ambiente di lavoro positivo. Uno dei grandi vantaggi dei fringe benefit, infatti, è che entro certi limiti stabiliti dalla legge, sono esenti da tassazione. Questo significa che, fino a tale determinata soglia, non concorrono al calcolo del reddito imponibile.
Cosa rientra nei fringe benefit?
Tra gli esempi più comuni di fringe benefit troviamo l’utilizzo di un’auto aziendale o di uno smartphone concessi dal datore di lavoro al dipendente. Alcune aziende, inoltre, includono prestiti personali, immobili in locazione e buoni acquisto.
Chi ne può usufruire e chi ha diritto alla soglia di esenzione a 3.000€ per il 2023?
Può usufruire dei fringe benefit erogati dal datore ogni titolare di reddito da lavoro dipendente. È bene ricordare, però, che non c’è nessun obbligo da parte del datore di lavoro di offrire questo tipo di retribuzione aggiuntiva e la decisione è sempre a discrezione dell’azienda.
Eppure, nonostante la concessione di questi benefit non sia in alcun modo obbligatoria, le imprese sono sempre più propense a utilizzarli, anche in ragione delle agevolazioni approvate dal legislatore. Per l’anno 2023, come anticipato, la soglia di esenzione è infatti stata estesa fino a €3.000 per tutti i lavoratori con figli a carico, inclusi i figli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti, i figli adottivi o quelli in affidamento. Va ricordato che per considerare un figlio a carico fiscale è necessario che il suo reddito annuo sia inferiore a €2.840,51 fino a 21 anni, mentre tale soglia viene innalzata a €4.000 per i figli dai 22 ai 24 anni di età.
Quanto costa il fringe benefit al datore di lavoro? E al dipendente?
I fringe benefit rappresentano un investimento molto vantaggioso per il datore di lavoro sotto vari punti di vista. Questi compensi in natura, infatti, permettono di gratificare il dipendente dal punto di vista economico, ottimizzando però i costi grazie alle agevolazioni fiscali disponibili per gli importi che non superano le soglie massime di esenzione. Questi benefit aiutano inoltre a migliorare il benessere dei dipendenti, aumentando il senso di appartenenza al team e la soddisfazione. Facendo un esempio concreto: un’azienda con 10 dipendenti, che decidesse di erogare a ognuno di essi fringe benefit per il valore di 258,23€, spenderebbe €2.582,23. Se la stessa somma venisse invece corrisposta in busta paga, calcolando valori medi di tassazione, il costo per l’azienda sarebbe di €3.874,471. Per chi sceglie i fringe benefit il risparmio è quindi di €1.292,24.
Per quanto riguarda, invece, il dipendente, non sovvengono costi, se non al superamento delle soglie di esenzione. Al superamento dei 258,23 (o €3.000 per i lavoratori con figli a carico) tutto l’importo viene infatti assoggettato a imposizione.
“Il welfare aziendale sta indubbiamente vivendo un’importante fase, ce lo confermano i trend delle ricerche online e il loro costante aumento negli ultimi mesi e anni. Il Decreto Lavoro recentemente approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale ha ulteriormente sottolineato il ruolo chiave che oggi i benefit aziendali ricoprono nel sostegno alle famiglie, soprattutto alla luce dell’attuale situazione socio-economica e delle difficoltà che tante persone stanno affrontando. Come Coverflex, cerchiamo ogni giorno di fare la differenza per i nostri dipendenti, considerandoli come dei consumatori finali, con esigenze e desideri specifici a cui questi benefit devono saper rispondere – spiega Chiara Bassi, Country Manager Italia di Coverflex – L’auspicio è che nel 2024 e oltre vengano adeguate le soglie di esenzione, per colmare l’attuale gap tra lavoratori con figli a carico e non, dando ancora più valore al fringe benefit come parte integrante del pacchetto retributivo”.
25 Luglio2023
Servizi aziendali, Commenti e interviste
“Fringe Benefit parte integrante del pacchetto retributivo”. Il commento di Coverflex
Continuiamo a parlare di fringe benefit, tutti i vantaggi e le domande più comuni. Un commento alla nuova norma da parte di Coverflex, competitor da poco nel mercato dei provider di welfare aziendale
In materia di fringe benefit, l’ultimo Decreto Lavoro innalza per il 2023 a €3.000 la soglia dei fringe benefit esentati dal pagamento dell’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, per tutti i dipendenti con almeno un figlio a carico. Come ogni novità, però, anche questo testo porta con sé tante domande e dubbi, a cui Coverflex, startup specializzata in retribuzione flessibile, ha provato a rispondere, partendo dai quesiti più comuni in rete.
Che cosa sono i fringe benefit?
I fringe benefit rappresentano una forma di compenso aggiuntiva che le aziende offrono alle proprie risorse che, al posto di ricevere un incremento diretto in busta paga, potranno beneficiare di diverse agevolazioni e privilegi. Questi benefici hanno l’obiettivo di soddisfare le esigenze dei dipendenti, migliorando la loro qualità della vita e promuovendo un ambiente di lavoro positivo. Uno dei grandi vantaggi dei fringe benefit, infatti, è che entro certi limiti stabiliti dalla legge, sono esenti da tassazione. Questo significa che, fino a tale determinata soglia, non concorrono al calcolo del reddito imponibile.
Cosa rientra nei fringe benefit?
Tra gli esempi più comuni di fringe benefit troviamo l’utilizzo di un’auto aziendale o di uno smartphone concessi dal datore di lavoro al dipendente. Alcune aziende, inoltre, includono prestiti personali, immobili in locazione e buoni acquisto.
Chi ne può usufruire e chi ha diritto alla soglia di esenzione a 3.000€ per il 2023?
Può usufruire dei fringe benefit erogati dal datore ogni titolare di reddito da lavoro dipendente. È bene ricordare, però, che non c’è nessun obbligo da parte del datore di lavoro di offrire questo tipo di retribuzione aggiuntiva e la decisione è sempre a discrezione dell’azienda.
Eppure, nonostante la concessione di questi benefit non sia in alcun modo obbligatoria, le imprese sono sempre più propense a utilizzarli, anche in ragione delle agevolazioni approvate dal legislatore. Per l’anno 2023, come anticipato, la soglia di esenzione è infatti stata estesa fino a €3.000 per tutti i lavoratori con figli a carico, inclusi i figli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti, i figli adottivi o quelli in affidamento. Va ricordato che per considerare un figlio a carico fiscale è necessario che il suo reddito annuo sia inferiore a €2.840,51 fino a 21 anni, mentre tale soglia viene innalzata a €4.000 per i figli dai 22 ai 24 anni di età.
Quanto costa il fringe benefit al datore di lavoro? E al dipendente?
I fringe benefit rappresentano un investimento molto vantaggioso per il datore di lavoro sotto vari punti di vista. Questi compensi in natura, infatti, permettono di gratificare il dipendente dal punto di vista economico, ottimizzando però i costi grazie alle agevolazioni fiscali disponibili per gli importi che non superano le soglie massime di esenzione. Questi benefit aiutano inoltre a migliorare il benessere dei dipendenti, aumentando il senso di appartenenza al team e la soddisfazione. Facendo un esempio concreto: un’azienda con 10 dipendenti, che decidesse di erogare a ognuno di essi fringe benefit per il valore di 258,23€, spenderebbe €2.582,23. Se la stessa somma venisse invece corrisposta in busta paga, calcolando valori medi di tassazione, il costo per l’azienda sarebbe di €3.874,471. Per chi sceglie i fringe benefit il risparmio è quindi di €1.292,24.
Per quanto riguarda, invece, il dipendente, non sovvengono costi, se non al superamento delle soglie di esenzione. Al superamento dei 258,23 (o €3.000 per i lavoratori con figli a carico) tutto l’importo viene infatti assoggettato a imposizione.
“Il welfare aziendale sta indubbiamente vivendo un’importante fase, ce lo confermano i trend delle ricerche online e il loro costante aumento negli ultimi mesi e anni. Il Decreto Lavoro recentemente approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale ha ulteriormente sottolineato il ruolo chiave che oggi i benefit aziendali ricoprono nel sostegno alle famiglie, soprattutto alla luce dell’attuale situazione socio-economica e delle difficoltà che tante persone stanno affrontando. Come Coverflex, cerchiamo ogni giorno di fare la differenza per i nostri dipendenti, considerandoli come dei consumatori finali, con esigenze e desideri specifici a cui questi benefit devono saper rispondere – spiega Chiara Bassi, Country Manager Italia di Coverflex – L’auspicio è che nel 2024 e oltre vengano adeguate le soglie di esenzione, per colmare l’attuale gap tra lavoratori con figli a carico e non, dando ancora più valore al fringe benefit come parte integrante del pacchetto retributivo”.
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welfare, welfare integrativo, welfare aziendale, fringe benefit, coverflex, decreto lavoro
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