12 Novembre2024

Reverse: cresce l’incomunicabilità intergenerazionale sul posto di lavoro

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Reverse, società internazionale di headhunting e risorse umane, ha sottoposto a un centinaio di HR Manager una survey sul divario intergenerazionale: il 57% percepisce un’elevata o molto alta difficoltà comunicativa con la Gen Z

La sfera del lavoro evolve di continuo e a evidenziarne le nuove sfumature sono i giovani che iniziano percorsi all’interno di aziende. Le nuove generazioni, oltre a portare innovazione e punti di vista alternativi, fanno emergere modalità e approcci totalmente differenti rispetto alle abitudini maturate da quelle precedenti. Il gap tra Gen X (nati tra il 1965 e il 1980), Millennials (inizi degli anni ’80 e la metà degli anni ’90) e Gen Z (tra il 1997 e il 2012) si evidenzia infatti negli approcci, nei bisogni e nelle modalità di lavoro differenti da quelle “tradizionali”, e questo spesso comporta incomprensioni e ostacoli nella collaborazione.

A differenza delle generazioni più vecchie, gli aspetti più apprezzati dalla Gen Z sono – in ordine di importanza – equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, corretta retribuzione e possibilità di fare carriera, conta invece molto poco la stabilità lavorativa (forse figlia di una tendenza a cambiare a seconda di opportunità economiche e di crescita che si modificano e si elevano nel tempo). Al contrario di Millennials e Gen X dove il work life balance conta molto poco rispetto alla crescita e alla stabilità lavorativa.

La Gen Z preferisce dare maggior importanza alla sfera privata e ai valori individuali anziché a quelli aziendali e alle performance. Queste priorità vengono spesso confuse con indifferenza e procrastinazione nei confronti del proprio ruolo: si tratta invece di una sorta di conseguenza influenzata dal panorama lavorativo italiano che da un lato scarseggia di lavoro e che dall’altro offre salari incapaci di rispondere al costo della vita sempre più alto. Queste condizioni demotivano i giovani ormai consapevoli di non poter ricevere un trattamento meritocratico e proporzionato al lavoro svolto nella propria azienda. Questi infatti rientrano tra i motivi che hanno spinto oltre 100mila giovani a lasciare la Penisola tra il 2022 e il 2023 nella speranza di trovare migliori prospettive di vita. Questa costante fuga di cervelli è costata all’Italia circa 134 miliardi negli ultimi 13 anni.

I risultati dell’indagine condotta da Reverse offrono una fotografia nitida di come questa situazione viene affrontata dalle aziende, e di come gli HR Manager si stanno muovendo per creare un ambiente di lavoro sereno, inclusivo e produttivo attraverso l’adozione di strategie utili a superare queste barriere. Il 75% sente infatti una forte urgenza di adattare il proprio stile comunicativo alle diverse generazioni e quasi il 48% dichiara che negli ultimi due anni sono stati introdotti strumenti tecnologici finalizzati al miglioramento della comunicazione e della collaborazione intergenerazionale. In questo senso, gli strumenti ritenuti più efficaci, per il 67%, sono le piattaforme di collaborazione come Slack e Microsoft Teams, seguite dai sistemi di feedback continuo come 15Five, Lattice, BambooHR (38%).

Allo stesso tempo, tra gli aspetti percepiti come più urgenti da adattare in base alla generazione delle persone coinvolte spiccano l’adozione di politiche di lavoro flessibile (70%), pianificazione della carriera (59%), formazione (40%), iniziative di team building (35%) e progetti di innovazione e tecnologia (33%).

Dal sondaggio emerge inoltre che le attività maggiormente messe in campo per migliorare la collaborazione intergenerazionale riguardano l’implementazione di politiche di lavoro flessibile (45,7%), la creazione di team misti con componenti di età diverse (42,6%), programmi di mentorship (26,6%) e corsi di formazione (13%) sulla comunicazione intergenerazionale.

Aumento della collaborazione e maggiore coinvolgimento dei dipendenti sono i benefici segnalati dagli HR che hanno messo in pratica queste tattiche. A seguire, un netto miglioramento della comunicazione e la riduzione dei conflitti tra collaboratori di età diverse.

Quasi il 60% degli intervistati inoltre ritiene che le nuove professioni favoriranno l’innovazione e l’apprendimento reciproco.

L’approccio di apertura verso le figure junior e senior ha il fine di interpretare i bisogni e risolvere attriti e ostacoli fornendo soluzioni adatte a esigenze intergenerazionali.

“Un’unica azienda è formata da più persone. E ogni persona appartiene a una specifica generazione con i suoi valori, le sue aspettative, i suoi metodi di comunicazione. Ecco cosa si trova tra le mani l’HR Manager di oggi: una realtà multiforme che richiede strategie di comunicazione, Talent Attraction ed Employer Branding mirate. La cattiva notizia? Non è semplice dirigere questa “orchestra”. Quella buona? È una delle prove più appassionanti che possano esistere e l’HR sta già portando un altissimo valore in questo senso, prendendo consapevolezza della tematica e attrezzandosi per vincere la sfida”, dichiara Alessandro Raguseo, CEO e Co-Founder di Reverse.

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