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21 Ottobre 2022

Il welfare aziendale contro l’emergenza demografica

emergenza demografica

La trappola delle culle è il nuovo libro scritto da Luca Cifoni e Diodato Pirone nel quale ci si prefigge di dare nove soluzioni per far fronte alla denatalità e mantenere il welfare state, che rischia di essere compormesso da questo orizzonte sociale

Il welfare aziendale come antidoto all’emergenza demografica. Questa l’ipotesi discussa ieri a Milano, in occasione della presentazione del volume La trappola delle culle (edito da Rubbettino) scritto da Luca Cifoni e Diodato Pirone, due autorevoli firme de Il Messaggero . Intendiamoci, la crisi demografica ha ben altra portata e drammaticità – anche se troppo sottaciuta in Italia – ma quella di un ruolo attivo delle aziende in cerca di soluzioni e di sostegno alla genitorialità (maternità e paternità, in qualche modo pari sono) potrebbe essere una strada percorribile virtuosamente.

La situazione fotografata dalle cifre è impietosa: nel 2021, in Italia, sono nati 399.000 bambini contro i 740.000 nati in Francia e il numero di italiani con più di 75 anni ha superato, ormai da tempo, quello dei minori di 12. Il futuro che si profila, “già tra una manciata di anni”, avvertono gli autori, è quello di un Paese che fatica a crescere e a garantire ai propri cittadini servizi e tutele. A rischio è la tenuta dello stesso welfare state, con la diminuzione degli italiani in età attiva che comporterà una carenza di lavoratori. E quindi una insostenibilità del sistema previdenziale, un inevitabile e progressivo crollo dei consumi. Un freno irreversibile alla crescita.

Si dirà che in questa congiuntura – caratterizzata da una crisi energetica esplosa sull’onda della tragedia bellica, ma inevitabile nella transizione in corso verso la decarbonizzazione – ci sono ben altre urgenze. Senza dimenticare gli effetti ancora non esauriti della pandemia, che ha segnato l’economia mondiale e le società nazionali. Insomma, l’emergenza demografica potrebbe non sembrare una vera propria emergenza. Ma qui sta l’errore marchiano di chi non guarda al futuro. E oggi il futuro è diventato presente.

Cosa fare dunque per cambiare direzione? Cifoni e Pirone propongono nove azioni che vanno dal sostegno dello Stato alle famiglie alle riforme del lavoro, dalla parità di genere all’immigrazione fino alle adozioni. L’obiettivo minimo ma ambizioso, da raggiungere è “quota 500mila”. Mezzo milioni di nuovi italiani per reinnescare un ciclo di fecondità/fertilità interrotto dagli anni Settanta.

Una tavola rotonda – moderata da Marco Barbieri, direttore di Wewelfare.it – ha cercato di seguire la suggestione del welfare aziendale come fattore essenziale di sostegno alla natalità. Non solo perché capace di offrire migliori equilibri vita-lavoro, ma anche perché capace di rinnovare una cultura favorevole alle nuove nascite. “Progetti di vita” ha ricordato Luciano Malfer, direttore dell’Agenzia per la coesione sociale della Provincia di Trento. Una realtà territoriale contro tendenza. Trento e Bolzano sono le due province italiane dove il tasso di fertilità/fecondità è sopra la media italiana, quasi in linea con quella dei più virtuosi Paesi europei. Non è il Sud il territorio più prolifico, anzi. Agnese Vitali, associato di demografia dell’Università di Trento lo ha confermato, ricordando l’iniziativa del “Family Audit” una sorta di “bollino” di cui le imprese (ma anche le amministrazioni locali) possono fregiarsi se in grado di dimostrare una fattiva attenzione alla vita e alle esigenze delle famiglie (tradizionali o non tradizionali).

Alla tavola rotonda hanno poi contribuito due importanti case history aziendali. Quella di Intesa Sanpaolo (dove ormai l’occupazione femminile ha superato quella maschile), raccontata da Patrizia Ordasso, responsabile degli affari sindacali del Gruppo bancario, e quella della Zordan1965, azienda vicentina fortemente internazionalizzata e caparbiamente vocata a una organizzazione che possa favorire migliore inclusività femminile e sostegno alla genitorialità.

Nel loro volume Cifoni e Pirone auspicano un Paese “più amico dei bambini” (più asili nido aziendali, più aiuti economici alle famiglie). Quindi un Paese più amico dei genitori e di coloro che vorrebbero diventarlo. Occorre un’inversione di rotta nelle politiche economiche dello Stato, delle Regioni, nelle scelte amministrative dei Comuni, fino a una maggiore collaborazione nella vita delle imprese.

 

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