Intesa Sanpaolo favorisce l’occupazione femminile al Sud promuovendo un programma di accompagnamento per le studentesse degli atenei del Meridione
Presentato durante l’incontro streaming dal titolo Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. Consapevolezza e valorizzazione del talento femminile per supportare la crescita economica e sociale del territorio, il programma di Intesa Sanpaolo ha l’obiettivo di sostenere la formazione di giovani studentesse al Sud per favorire il lavoro femminile, ridurre il gender gap e aumentare l’inclusività.
L’incontro trae spunto dall’avvio, pochi giorni fa, di YEP -Young Women Empowerment Program, il progetto realizzato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con la Fondazione Ortygia Business School per l’inclusione di genere e la valorizzazione dei giovani talenti femminili. Grazie a YEP per 6 mesi giovani studentesse avranno la possibilità di confrontarsi ed esplorare le dinamiche dell’orientamento e del mondo del lavoro con una manager di Intesa Sanpaolo (Mentor) attraverso una relazione di mentoring one-to-one. Il programma è rivolto alle studentesse iscritte al primo o secondo anno dei corsi di laurea magistrale in Ingegneria Gestionale, Ingegneria Informatica, Ingegneria delle Telecomunicazioni, Ingegneria Meccanica, Ingegneria dell’Automazione, Ingegneria dei Sistemi Medicali e fornirà strumenti utili per orientare in modo consapevole le proprie scelte accademiche e di carriera. Le studentesse potranno acquisire strumenti utili a comprendere i propri punti di forza e le proprie inclinazioni, per prendere in mano il proprio futuro e proporsi nel mondo del lavoro con maggiore consapevolezza.
“La partecipazione femminile al mondo del lavoro incide sulla competitività delle imprese e sul PIL del Paese, tutte le grandi e medie aziende si pongono ormai la domanda su come e dove reperire personale femminile qualificato. Non possiamo permetterci di lasciare a casa metà della popolazione” ha affermato Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo.
In Italia la percentuale di donne che occupano posizioni tecnico-scientifiche è tra le più basse dei Paesi Ocse: il 31,7% contro il 68,9% di uomini e solo il 5% delle 15enni italiane aspira a intraprendere professioni tecniche o scientifiche. Permane quindi un orientamento prevalente delle ragazze a indirizzare i propri studi verso le materie umanistiche, soprattutto al Sud. Con la trasformazione digitale si rendono necessarie professioni che fino a pochi anni fa non erano centrali come lo sono ora.
Prendendo parte alla giornata, il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti ha sottolineato che “la formazione deve abilitare le donne a essere pienamente cittadine del mondo del lavoro che ci attende (…) nella progettazione degli algoritmi del mondo del lavoro del futuro, altrimenti avremmo un mondo dell’intelligenza artificiale scritto solo da uomini. C’è fin da ora necessità di progettazione al femminile”.
Studi e ricerche convergono su un generale peggioramento dei numeri relativi all’occupazione femminile con la diffusione e il protrarsi della pandemia, e, come spesso accade, la situazione si amplifica al Sud, dove il tasso di occupazione femminile è da tempo intorno al 30% e dove molte donne smettono di lavorare per difficoltà di conciliazione, mancanza di servizi per l’infanzia e fattori culturali. Dopo la prima fase di adattamento per garantire continuità, occorre trovare nuove modalità di lavoro e una nuova organizzazione degli spazi, adeguare l’infrastruttura tecnologica e la mobilità urbana e, non ultimo, ripensare la normativa.
“L’esclusione delle donne dal mercato del lavoro genera un effetto moltiplicatore verso il basso, della competitività delle imprese e, di conseguenza, del PIL” ha affermato Lucrezia Reichlin, presidente della Fondazione Ortygia Business School e professore di Economia alla London Business School.”L’impresa – ha aggiunto la docente – ha una responsabilità sociale in questo ambito, con le risorse umane, la valorizzazione del talento, la capacità di fare crescere le donne. Questo vale soprattutto per le grandi imprese, ma al sud ci sono poche grandi imprese, molte sono imprese a conduzione familiare e qui si ripropongono dei modelli che sono quelli familiari. Quindi occorre fare rete per cambiare questa situazione”.
Cinque gli atenei coinvolti nell’iniziativa, dei 67 con cui Intesa Sanpaolo lavora stabilmente in Italia, 16 al Sud: Università degli Studi di Napoli Federico II, Politecnico di Bari, Università della Calabria, Università degli Studi di Catania e Università degli Studi di Palermo. Intesa Sanpaolo, che con oltre 100.000 persone è uno dei più grandi datori di lavoro in Italia, assume ora laureati e laureate in fisica, ingegneria, informatica e altre materie tecnico-scientifiche.
Per incoraggiare l’iscrizione di ragazze a facoltà STEM e l’acquisizione di competenze sempre più richieste anche nel settore bancario, Intesa Sanpaolo ha deciso di mettere a disposizione cinque borse di studio per neo studentesse delle università del Sud.
“Da tempo Intesa Sanpaolo è impegnata per superare la disparità di genere. Negli anni abbiamo adottato diverse misure come la Policy sulla Diversity & Inclusion, l’inserimento di un obiettivo manageriale specifico – un KPI – sull’equità di genere e percorsi di accelerazione professionale per le nostre manager più talentuose. Abbiamo inoltre un programma specifico destinato al top management sulla leadership inclusiva. I nostri risultati ci sono stati riconosciuti più volte, anche di recente con l’inclusione, unica banca italiana, nel Diversity & Inclusion Index di Refinitiv che seleziona le 100 aziende al mondo quotate in borsa più inclusive e attente alla diversità”, ha ribadito Paola Angeletti. “Per quanto riguarda in generale le misure per facilitare la formazione dei giovani, abbiamo prestiti a condizioni molto favorevoli per gli studenti e le studentesse universitarie con ‘Per Merito’, che vede 72 milioni di euro erogati al 30 settembre, e poi c’è il prestito dedicato agli studenti del sud, ‘Fondo StudioSì’, realizzato con il Ministero dell’Università e della Ricerca e la BEI, per cui abbiamo stanziato 50 milioni – ha aggiunto. Abbiamo anche iniziative per le scuole secondarie, come un programma di alternanza scuola lavoro tra i più ricchi e ambìti in Italia che tocca 2.500 studenti di 100 scuole in venti regioni, al Sud 500 studenti in scuole di Napoli, Bari, Cagliari, Cosenza, Catania e Palermo, e che si pone come un vero e proprio orientamento alle professioni bancarie, e una importante collaborazione a Taranto con IBM per trasmettere a studentesse e studenti competenze su intelligenza artificiale e diagnostica informatica”.
L’incontro è stato anche occasione per presentare analisi e proposte legate all’occupazione femminile al Sud in una situazione che ha portato ad un’accelerazione straordinaria del lavoro a distanza, una modalità di lavoro che Intesa Sanpaolo ha adottato fin dal 2015 e che ha visto le persone abilitate passare da 14 mila a fine 2019 a 77 mila in pochi mesi. Intesa Sanpaolo si impegna da anni con misure fortemente orientate alla conciliazione, tra cui una rete di asili nido propri, congedi parentali per i papà, un catalogo di oltre 200 servizi in convenzione da utilizzare lungo tutto l’arco della vita, dalla nascita agli studi dei figli, dal tempo libero all’assistenza agli anziani.
Lucia Medri
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