La terza edizione di Well@Work si svolgerà il prossimo 16 giugno: la costruzione del welfare aziendale del futuro. L’iniziativa di HRC Community avrà quest’anno una modalità diversa, compatibile con il distanziamento richiesto dall’emergenza Covid-19. Un contest tra i provider e poi il 16 giugno la premiazione dei migliori progetti. Un’occasione di dibattito e confronto tra Hr e provider. Oggi interviene Gianlorenzo Sosso di Jointly.
Per indicare lo scenario del futuro forse è presto, ma sicuramente il welfare aziendale non è morto; anzi, sta piuttosto bene. Ne è convinto Gianlorenzo Sosso, Head of Sales di Jointly, il provider che nel brand esibisce il claim “Il welfare condiviso”. Una realtà aziendale giovane, poco più di una start up (sei anni di vita), ma con un forte radicamento nel mercato. “Non so se caleranno i budget, certamente è cresciuto l’interesse al welfare aziendale come forte leva di employer brand” spiega Sosso. E aggiunge: “Durante queste settimane di emergenza sanitaria prima ed economica poi, abbiamo avuto tante richieste, i contatti si sono moltiplicati. Il welfare è sempre più avvertito come collante tra le persone e tra le persone e l’azienda”.
In vista della terza edizione di Well@Work (il prossimo 16 giugno, per iniziativa di HRC Community) Gianlorenzo Sosso ha confezionato lo speech per conto di Jointly. “Tre gli elementi centrali della nostra riflessione – racconta – innanzitutto il ritorno ai bisogni delle persone. Credo che sia la considerazione più diffusa, ma è essenziale. La priorità sono le persone, i loro desideri, le loro aspettative in relazione alla congiuntura che sono chiamate ad attraversare. Secondo: la necessità della misurazione dell’impatto. La rendicontazione. E la conversione sempre più rapida alla digitalizzazione consentirà di raggiungere questo obiettivo con modalità più appropriate. Tutto diventa più facilmente e doverosamente misurabile. Non basta più compulsare i dati economici e finanziari dell’azienda, ma si dovranno e potranno misurare gli effetti sociali, territoriali, di natura non finanziaria. E il welfare è uno di questi fattori a grande impatto sociale, familiare, personale e professionale. Terzo elemento della nostra riflessione è quello della condivisione. È un must della nostra visione, visto che ci chiamiamo “welfare condiviso”, ma resta un obiettivo sempre più sfidante. Ogni progettualità di welfare deve essere condivisa tra azienda, provider e istituzioni. Solo così potrà produrre i suoi effetti migliori. C’è una esigenza crescente di condivisione”.
L’offerta dei fornitori di welfare è destinata a razionalizzarsi. Il mercato dei provider è forse un po’ troppo affollato per i fatturati generati. “Vincerà chi saprà formulare un’offerta distintiva. La competenza si affermerà oltre la semplice gestione del processo amministrativo” commenta Sosso. Non basterà più una efficiente piattaforma tecnologica, servirà un partner per l’azienda, che sappia ascoltare i dipendenti e trovare le soluzioni più opportune.
“È un ritorno ai fondamentali del welfare aziendale – sostiene Sosso – che aiuterà a togliere quella patina fatta di semplice convenienza fiscale”. Di certo l’esplosione del welfare aziendale ha coinciso con le opportunità di defiscalizzazione e decontribuzione introdotte dalla Legge di Stabilità del 2016. “Ma il welfare aziendale è molto più di uno sconto fiscale” aggiunge Sosso. Ben oltre la convenienza e magari oltre la moda che si era affermata, la sfida del welfare del futuro si giocherà sulla centralità delle persone, sull’identificazione dei loro bisogni. Non basta più l’efficiente gestione del processo amministrativo e la contabilizzazione dei benefici fiscali, “il welfare aziendale aiuta a individuare le priorità delle aziende e nelle aziende, per offrire servizi sostenibili, in grado di porre al centro le persone”.
Marco Barbieri
Le nuove dinamiche del welfare aziendale: l’integrazione dei public benefit
Agosto 28, 2024