Il mercato del welfare integrativo, e aziendale in particolare, non poteva non essere condizionato dall’emergenza Covid-19. Quali sono le esigenze attuali e come cambierà il settore e il mercato dopo la crisi? Per riflettere sul futuro, ne parliamo con Alessio Bordone, Sales Executive Director di CIRFOOD
Come stanno reagendo i vostri clienti? Le aziende che hanno attivato piani di welfare aziendale e/o contrattuale, come si stanno ri-organizzando? Che cosa vi chiedono?
L’emergenza ha accelerato alcuni trend che avevamo registrato già nei primi mesi del 2020, come ad esempio una forte richiesta del servizio di buono pasto elettronico a discapito del cartaceo. Stimiamo dunque che la quota di fatturato di buono cartaceo si attesterà a fine anno sotto il 10%. I clienti hanno cominciato a chiederci sempre di più servizi completamente esternalizzati, personalizzati e soprattutto digitalizzati per superare le card e i POS. Questa tendenza converge perfettamente nel percorso verso una maggiore innovazione e digitalizzazione che CIRFOOD ha intrapreso da tempo e che oggigiorno sta sviluppandosi a ritmi sostenuti a causa del Covid-19.
Ma non solo, la pandemia ha fatto emergere l’importanza della qualità del rapporto vita privata – lavoro e dell’attenzione verso i bisogni concreti dei dipendenti. Sempre più aziende ci chiedono di sviluppare piani di welfare che si focalizzano sulle necessità reali dei propri dipendenti e che diano loro sicurezza e migliorino il loro benessere. I lavoratori avvertono oggi la necessità di poter contare su servizi per la famiglia, i figli e gli anziani che permettano una maggiore conciliazione tra attività lavorativa e vita privata. In questo momento stiamo lavorando ad un progetto in grado di fornire ai nostri clienti un ventaglio di soluzioni che rispondono a questa esigenza, in linea con la nostra visione “Feed the Future” e con l’acquisizione di Valore Welfare, advisor specializzato nella progettazione di piani di welfare aziendale.
Di sicuro questa attenzione dovrà essere rivolta anche allo “smart working” e alla sua evoluzione, da non confondersi con il “lavoro da remoto” sperimentato in questi mesi spesso senza procedure predefinite e consolidate
Quale ruolo è possibile ridisegnare al vostro impegno imprenditoriale, di partner di aziende destinate a non dover più contare sulla distribuzione di “benefit” ma forse sulla condivisione di servizi “essenziali” (salute, servizi alla persona, …) per i propri dipendenti?
Come anticipato, le aziende del settore welfare si troveranno ora a dover giocare un ruolo da advisor nei confronti dei clienti, supportandoli nella creazione di piani di welfare che vadano incontro alle nuove esigenze dei lavoratori, sempre più interessati a benefit non monetari e in grado di migliorare diversi aspetti delle loro vite. Sarà il benessere dei dipendenti ad essere al centro di questi programmi, ripartendo dai servizi erogati direttamente in azienda, come ad esempio il ristorante aziendale inteso quale benefit primario.
È il momento di una rinnovata attenzione allo sviluppo di un welfare di territorio e non solo d’azienda?
Assolutamente. La pandemia ha spinto le aziende, compresa CIRFOOD, a ripensare i propri servizi in base alle necessità degli interlocutori. Ad esempio, per supportare i Comuni nella distribuzione rapida dei Buoni Spesa ai cittadini in difficoltà, BluBe, divisione Welfare e Flexible Benefit di CIRFOOD, ha dato vita a BluTicket e BluEasy Spesa, un sistema di buoni cartacei ed elettronici utilizzabili in un ampio circuito commerciale. Si è trattato di uno strumento semplice e veloce, senza costi di personalizzazione, attivazione e spedizione per il primo ordine.
In accordo con gli enti territoriali, inoltre, abbiamo avviato servizi di consegna del pasto a casa per anziani, persone in quarantena o con difficoltà economiche ad accedere ad un pasto completo e servizi di delivery per i nostri clienti aziendali e per le strutture sociosanitarie. Ciò non solo ci ha permesso di tornare quanto prima ad offrire un servizio essenziale come quello del pasto ma anche di trasmettere fiducia ai nostri dipendenti e ai nostri clienti.
Dopo la crisi? Il welfare aziendale non sarà più lo stesso. Quali iniziative dovrebbero essere prese dal settore? Defiscalizzazione e decontribuzione dei servizi di welfare? Inserimento strutturale dei servizi di welfare nella nuova contrattazione aziendale e di comparto?
È indubbio che il welfare aziendale non sarà più lo stesso perché adesso si è evoluto includendo nuovi elementi e nuovi bisogni di cui i provider dovranno tener conto. Per riuscire a comprendere queste nuove esigenze, i provider dovranno cambiare prospettiva iniziando ad approcciarsi ai clienti come consulenti, in grado di fornire soluzioni che agevolino la vita dei dipendenti e che permettano loro una gestione del rapporto vita privata – lavoro di qualità. I progetti di welfare aziendale si andranno ad aggiungere quindi a strumenti alternativi capaci di migliorare gli stili di vita delle persone.
Sicuramente, a livello legislativo, il Piano Colao contenente le iniziative per il rilancio post-Covid, ha gettato buone basi per lo sviluppo di politiche più concrete per il settore. Si tratta tuttavia di argomenti che sono già stati tema di discussione per cui bisogna vedere se verranno realizzati.
Noi ci auspichiamo che vengano previsti ulteriori incentivi di defiscalizzazione per le aziende che come noi credono che il welfare aziendale possa rappresentare non solo un indicatore di benessere dell’impresa e dei propri dipendenti, ma anche una leva per la ripresa economica post – emergenza.
Quali esperienze, quali esigenze, quali richieste vi vengono poste in queste settimane dalle aziende per le quali svolgete il vostro servizio di provider?
Le richieste cambiano da impresa a impresa, tuttavia queste comprendono alcuni elementi comuni. Sicuramente, il “nuovo welfare” dovrà prevedere strumenti e soluzioni volte alla prevenzione e alla gestione della sicurezza fisica e sanitaria dei dipendenti.
Ma non solo. Il contesto in cui ci siamo ritrovati ci ha messo davanti ad una digitalizzazione di massa del lavoro da remoto. Le nuove proposte di welfare dovranno quindi fornire risposte e strumenti per affrontare una maggiore richiesta di flessibilità digitale, intesa non solo come dotazione di strumenti, connessioni e formazione per lavorare da casa ma soprattutto come ricerca e rispetto del work-life balance. In questo senso, penso ad esempio al c.d. “diritto alla disconnessione” che si sta facendo largo in molti Paesi, ma che in Italia necessita ancora di un quadro normativo che regoli in modo effettivo e non formale il diritto alla disconnessione dalla rete del lavoratore quando non presta attività lavorativa
Lucia Medri
L’educazione finanziaria potenzia il welfare aziendale
Novembre 18, 2024