Secondo l’ultima edizione del “Salary Budget Planning Report di Willis Towers Watson, gli stipendi in Italia aumenteranno del 2,1% nel 2021. La pandemia si riflette sulle differenze settoriali: i media i più ottimisti, l’automotive il più cauto.
La crescita media delle retribuzioni in Italia si attesterà nel 2021 intorno al 2,1%, secondo quanto riportato nell’ultima edizione del Salary Budget Planning Report di Willis Towers Watson. Tale valore è inferiore sia all’incremento effettivamente registrato nel 2020 (pari al 2,4%) sia alle precedenti stime per l’anno in corso (2,5%) e meglio riflette l’impatto del Covid-19 sui budget delle aziende.
Il Salary Budget Planning Report è compilato dalla Data Services Practice di Willis Towers Watson. Il sondaggio è stato condotto online nell’ottobre/novembre 2020, ricevendo oltre 18.000 risposte che coprono oltre 130 paesi in tutto il mondo. Il report riassume i risultati dell’indagine annuale di Willis Towers Watson sull’andamento salariale e sulle pratiche di revisione come mezzo per aiutare le aziende nella pianificazione delle retribuzioni per il 2020 e oltre. I dati sull’inflazione dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) sono compilati dall’Economist Intelligence Unit (EIU). Dati aggiornati a novembre 2020.
Un quadro simile sta emergendo in tutta l’Europa occidentale, con la maggior parte delle società nei principali mercati che prevedono aumenti salariali più alti nel 2021 rispetto all’anno scorso. I maggiori aumenti sono previsti nei Paesi Bassi (2,5%) e in Germania (2,4%), seguiti dall’Italia, Francia e Spagna (2%).
Rodolfo Monni, Responsabile indagini retributive di Willis Towers Watson, ha dichiarato: “Dopo un anno difficile per aziende e dipendenti – dovuto al lockdown, ai problemi di sicurezza per i dipendenti, al lavoro da casa e alle minori entrate – molti dei datori di lavoro stanno trovando il modo di gestire meglio la crisi, le loro imprese e aiutare i loro dipendenti con un lavoro più mirato e con una strategia di compensazione”.
Diversi settori sono stati avvantaggiati durante la pandemia, e questo si riflette negli aumenti salariali previsti per il 2021, ma alcuni si aspettano di impiegare più tempo per recuperare rispetto ad altri. Il settore più pessimista in Italia è l’automotive, che offre solo una media dell’1,7% di aumenti salariali nel 2021, seguiti dalla chimica, dal largo consumo e dal retail (1,9%) e dal resto dell’industria (2%). Questo in contrasto con i settori che si rivelano invece più ottimisti sulle prospettive del 2021, tra cui i media (2,5%), farmaceutico (2,4%), high tech ed energia e utility (2,2%). In linea col dato medio invece il settore dei servizi finanziari (2,1%).
“Non tutti i settori sono stati colpiti allo stesso modo. Chi fornisce prodotti e servizi legati alla pandemia, come informazione e dispositivi sanitari, comprensibilmente vede migliori prospettive rispetto a quelli penalizzati invece dai lockdown. Le differenze nel modo in cui le aziende sono state colpite dalla pandemia si rifletteranno anche nei livelli di aumento degli stipendi”, ha spiegato Monni. “Ci aspettiamo anche che molte aziende differenzino l’allocazione degli aumenti salariali, in modo da poter indirizzare gli aumenti più significativi verso i talenti migliori e più validi e dare priorità alle spese per progetti ed attività che probabilmente contribuiranno maggiormente al successo o alla sopravvivenza quest’anno “.
L’educazione finanziaria potenzia il welfare aziendale
Novembre 18, 2024