Servizi aziendali

21 Novembre 2022

Provider e piani welfare a rischio di fronte gli aiuti per i soli “fringe benefit”

Willis Towers Watson

Dopo Emmanuele Massagli (presidente Aiwa) e Giovanni Scansani (consulente di welfare aziendale e docente alla Cattolica di Milano), sul tema del decreto Aiuti quater (e dell’innalzamento temporaneo della soglia di esenzione fino a 3000 euro) interviene Diego Furlani, coo di Salabam, piattaforma online di travel booking operante nell’ambito del welfare aziendale. Un’altra voce critica sul provvedimento

Il decreto Aiuti Quater ci lascia un po’ di amaro in bocca. Se ne parlava da tempo dell’aumento della soglia fringe. Già Conte, per due anni di fila, e poi anche Draghi, avevano aumentato il valore degli “storici” 258 euro a un raddoppio e a poco più che un raddoppio. Il valore indicato nel decreto del Governo Meloni sposta il limite a oltre 10 volte il valore di inizio anno: il potenziale effetto può essere dirompente nel settore.

Se l’intento è nobile, quello di aiutare il pagamento delle bollette, il rischio concreto è che sullo specifico tema il risultato sia minore, creando delle storture di altro tipo. Oltretutto, una parte consistente delle persone non ne è coinvolta: penso a pensionati, ai dipendenti pubblici, alle partite iva e a quelle persone impiegate nel mondo delle piccole imprese, che sono “fuori” dal mondo del welfare aziendale.

In poche parole, l’effetto reale potrebbe essere molto limitato per lo specifico problema: altre soluzioni, come fatto, ad esempio, per il prezzo alle pompe di benzina e gasolio della scorsa estate, potrebbero essere più efficaci. Ci potrebbero essere delle storture. Da un lato la possibilità di ottenere il rimborso delle bollette non è così agevole: la circolare dell’Agenzia delle Entrate determina le regole del gioco, creando delle oggettive complessità allo “storno delle bollette via fringe”.

Di conseguenza, la spinta alla spesa di questa somma “fringe” si sposta verso altre tipologie di beni, come le card benzina, spesa e Amazon, togliendo spazio a tutti i servizi, regolamentati, dell’area “flex”. A differenza dell’area flex con tutta una serie di paletti da rispettare, l’area fringe, eccetto il limite, non ha particolari regole/limitazioni. Sotto il cappello dell’area fringe, troviamo poi altri servizi, come l’auto aziendale o, ad esempio per i bancari, il mutuo a tasso agevolato. L’innalzamento di questa soglia comporterà dei ricalcoli e degli storni: lavoro extra per commercialisti, consulenti del lavoro, chi fa le buste paga aggiuntivo.

Al momento, l’applicazione è limitata al 2022 (per un tecnicismo fino al 12 gennaio 2023). Effetti strutturali potrebbero non esserci, se l’orizzonte temporale rimane il seguente. Anche perché l’innalzamento della soglia fringe, di fatto, non esiste se il datore di lavoro non decide di aprire il proprio portafoglio. La quota welfare media in Italia è sui 1.000 euro, in parte già utilizzati nel corso dell’anno. Su questo permettetemi una battuta: dire che si tratta di una tredicesima gratis, è come andare al bar e offrire a tutti con i soldi dell’amico.

Il giorno seguente all’approvazione del decreto, abbiamo visto un raffreddamento delle prenotazioni di hotel, voli e voucher Salabam: il rallentamento è stato però limitato a un giorno, un po’ come capitò con l’inizio della guerra in Ucraina. Già da sabato, abbiamo visto una ripresa delle richieste da parte degli utenti.

Un effetto sicuramente più dirompente lo si potrebbe avere se questa soglia venisse mantenuta in forma stabile. Gli scenari potrebbero anche essere apocalittici. Tutta l’area flex potrebbe essere ridotta ad uso, praticamente, delle sole persone che hanno la soglia fringe occupata da auto aziendale e affini o che hanno importi welfare molto elevati.

Ma anche l’utilità stessa del provider Welfare potrebbe essere messa in discussione: perché attuare un piano, con tutto ciò che ne consegue, dai regolamenti, alle survey interne, all’assistenza nell’uso della piattaforma, se un direttore Hr può accontentarsi di risolvere tutto con 3 gift card per la spesa, la benzina e Amazon? Ci sono degli interventi che dovrebbero comunque attuarsi in materia di welfare aziendale. Rimanendo nell’area fringe, penso che una regolamentazione, senza diventare troppo cavillosa, debba essere messa in atto, anche per giustificare il favor fiscale dell’innalzamento di questa soglia. A quel punto si può pensare a un innalzamento una volta per tutte. Quella di questo decreto è la quarta variazione in corso d’anno degli ultimi 2 anni e mezzo. Queste modifiche portano a un senso di disorientamento per l’utente.

Al tempo stesso andrebbe incentivato l’utilizzo dell’area flex e qualche servizio aggiuntivo potrebbe essere inserito. Alcune limitazioni, penso, a esempio, a quelle legate ai conviventi, i “congiunti della pandemia”, debbano essere riviste. Mi sembrano limitazioni di un tempo che fu.

Guardando al welfare aziendale, sia flex sia fringe, credo che un ragionamento concreto su cosa è, come strumento, debba essere preso in considerazione. Le somme a disposizione degli utenti sono importanti: aggiungere dei sistemi di sicurezza, come avviene per le carte di credito, credo sia doveroso. Lato nostro, siamo già pronti a mettere a punto un sistema, in stile OTP: qualcosa abbiamo già sviluppato in merito.

Diego Furlani (*)
(*) amministratore delegato Salabam

Leggi il primo commento di Giovanni Scansani

Leggi il secondo commento di Giovanni Scansani

Leggi la nota del Presidente AIWA Emmanuele Massagli

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