3 Luglio2025

New Way of Working: il verde in ufficio riduce del 25% le richieste di congedi per stress

New way of working

Cos’è il New Way of Working? In che modo è possibile ripensare gli spazi da lavoro? Ne parliamo con l’architetta Alessia Maggio che approfondirà questa tematica durante BCAD 2025 – manifestazione dedicata al mondo delle costruzioni, dell’architettura e del design – che si terrà a Roma dal 19 al 21 settembre al Convention Center “La Nuvola”

In che modo la flessibilità progettuale può diventare una leva concreta per aumentare la produttività?

La flessibilità progettuale è oggi una delle chiavi principali per rispondere alla trasformazione del lavoro e per generare valore reale, anche in termini di produttività. Non si tratta semplicemente di spazi più belli o “modaioli”, ma di ambienti che si adattano dinamicamente ai bisogni delle persone, delle organizzazioni e dei territori. Un caso interessante è quello della Regione Emilia-Romagna, che ha investito in spazi pubblici flessibili per lo smart working: grazie a una riconfigurazione degli ambienti, ha registrato un incremento della produttività del 15% e una riduzione dell’assenteismo del 20%. È un dato concreto che mostra quanto il progetto, se pensato in chiave adattiva, possa incidere sul lavoro quotidiano. Anche nel settore privato si osservano risultati simili. Luxottica, ad esempio, ha ripensato i propri headquarters introducendo spazi modulari e ambienti coworking interni. Questo ha generato, in un solo anno, un +12% di performance nei team creativi e una riduzione significativa del turn-over del personale, intorno al 18%. La flessibilità progettuale, quindi, non è solo un principio architettonico, ma una strategia di valore per il business.

Quanto conta la coerenza tra lo spazio fisico e la cultura aziendale? La responsabilità sociale si costruisce anche attraverso gli spazi?

Spesso ci dimentichiamo che gli spazi non sono solo contenitori neutri, ma veri e propri strumenti di comunicazione e di relazione. La cultura aziendale si manifesta in come ci si muove, ci si incontra, si lavora e si riposa. E tutto questo avviene nello spazio. Quando l’ambiente di lavoro riflette i valori di un’organizzazione – che si tratti di inclusività, trasparenza, sostenibilità o collaborazione – allora diventa un alleato potente. La responsabilità sociale si costruisce anche attraverso le scelte progettuali: usare materiali naturali e sostenibili, creare ambienti accessibili, dialogare con il contesto urbano e culturale in cui si inserisce l’edificio. Uno studio pubblicato su Harvard Business Review mostra come le aziende che investono in ambienti coerenti con i propri valori sociali ottengano un +21% nella soddisfazione dei dipendenti. L’architettura non solo riflette la cultura, ma può anche guidarla, stimolarla e farla evolvere.

Quali sono le soluzioni tecnologiche e digitali più utilizzate oggi nella progettazione degli spazi di lavoro?

La progettazione oggi è profondamente trasformata dalla tecnologia. Il BIM, ovvero la modellazione digitale tridimensionale, ci consente di costruire digitalmente ogni fase del progetto, simulando gli impatti nel tempo, dall’efficienza energetica fino all’utilizzo reale degli spazi. La realtà virtuale e aumentata ci permette di vivere il progetto prima ancora che esista fisicamente, mentre l’intelligenza artificiale sta cambiando radicalmente la fase ideativa, aiutandoci a esplorare più soluzioni in meno tempo e con maggiore coerenza rispetto agli obiettivi ambientali o funzionali. E poi c’è la sensoristica, il cosiddetto Internet of Things, che consente agli spazi di “parlare”: possiamo monitorare in tempo reale i flussi di persone, la qualità dell’aria, i livelli di rumore, e regolare di conseguenza l’uso degli ambienti. È un cambio di paradigma: gli edifici diventano intelligenti, reattivi, capaci di imparare. E tutto questo si traduce in un miglior uso delle risorse, una maggiore efficienza e, non da ultimo, un’esperienza utente più ricca e naturale.

La biofilia e l’uso del verde negli ambienti di lavoro sono una tendenza estetica o una reale esigenza funzionale? Avete dati sull’impatto sul benessere mentale?

Il verde non è più un semplice elemento decorativo. È una risposta funzionale, quasi fisiologica, a un bisogno profondo: quello di riconnetterci con la natura anche mentre lavoriamo. L’approccio biofilico, che prevede l’inserimento di elementi naturali negli ambienti costruiti, è supportato da moltissimi studi. L’American Psychological Association ha rilevato che i lavoratori inseriti in ambienti con presenza vegetale e luce naturale migliorano la produttività del 15%, riducono lo stress percepito del 37% e mostrano un aumento del 26% della soddisfazione lavorativa. Anche l’INAIL ha confermato questa tendenza in uno studio del 2023, rilevando che l’inserimento di pareti verdi e giardini interni ha portato a una riduzione del 25% delle richieste di congedo per cause legate allo stress. Quindi sì, l’uso del verde è ormai una vera esigenza funzionale. E, in fondo, progettare significa proprio questo: offrire soluzioni concrete a bisogni reali, anche se invisibili.

Quali sono oggi le richieste più ricorrenti da parte delle aziende in questo ambito?

Le aziende stanno cercando spazi che sappiano essere molte cose allo stesso tempo: flessibili, stimolanti, sostenibili e capaci di migliorare la qualità della vita lavorativa. Tra le richieste più frequenti c’è sicuramente la creazione di ambienti modulari, facilmente riconfigurabili in base ai progetti o ai team. Cresce la domanda di ambienti ibridi, che integrano lavoro in presenza e da remoto, attraverso tecnologie che facilitano la collaborazione a distanza. C’è poi un grande interesse per gli spazi verdi interni: patii, serre solari, pareti vegetali, terrazze attrezzate. Sono spazi che permettono di lavorare a contatto con la natura, ma anche di prendersi cura del proprio benessere psicofisico. In fondo, sempre più aziende hanno compreso che investire nel benessere delle persone non è un costo, ma un’opportunità per trattenere talenti, ridurre il turn-over e aumentare l’efficacia del lavoro.

Lucia Medri

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