Mercer, leader globale nella consulenza sul Capitale Umano, per i Servizi Attuariali e Previdenziali, pubblica una proposta di policy per la ridefinizione del ruolo dei Medici di medicina generale (Mmg) nel contesto dei nuovi servizi sociosanitari territoriali
Lo Studio Mercer – realizzato con il coordinamento dell’ex ministro del Wellfare Maurizio Sacconi e dedicato al Medico di medicina generale nei nuovi servizi socio-sanitari territoriali – parte dall’evidenza che l’esperienza pandemica, il mutato quadro epidemiologico, le straordinarie potenzialità offerte dall’impiego delle tecnologie digitali e dei big data, sollecitano la riorganizzazione dei servizi sanitari nazionali. Nel caso italiano è emersa la necessità di superare i divari territoriali, ricondurre a unità i servizi regionali attraverso l’interoperabilità dei sistemi informativi, rendere ovunque più effettivi i criteri della presa in carico universale, della prevenzione dei bisogni di salute, della continuità e appropriatezza socio–sanitaria– assistenziale attraverso il potenziamento dei servizi di prossimità, valorizzando la stessa casa di abitazione.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha destinato ingenti risorse sulla base di obiettivi ambiziosi quali la diffusione di Case e Ospedali di Comunità al quale, sempre secondo Mercer, bisogna aggiungere la necessità di riproporre quella cultura sussidiaria che in molte Regioni concorre a garantire una buona integrazione socio–sanitaria evitando di utilizzare solo servizi pubblici diretti e mobilitando la nostra storica big society. Il che richiede modelli non rigidi, barocchi, integralmente pubblici, ma soluzioni flessibili che si rivelano ancor più utili nella complessa transizione che ci vedrà impegnati.
Nel capitolo Ipotesi di trasformazione del Medico di medicina generale in lavoratore pubblico dipendente: costi e complicazioni, il documento considera soprattutto il principio della centralità della persona e il criterio della collaborazione attiva del paziente che conducono infatti al rafforzamento – e non alla eliminazione – del rapporto fiduciario con il “suo” medico sotto il controllo pubblico. Il medico di medicina generale è un libero professionista convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale. L’originalità di questa relazione di lavoro sta nel tempo indeterminato e nel contratto collettivo nazionale quale fonte regolatoria. Caratteristiche tipiche del lavoro subordinato ma che, sostiene lo studio, sono coniugate con la flessibilità e la responsabilità proprie del lavoro autonomo e che hanno dato luogo a una lunga esperienza positiva proprio per questi profili.
Il cittadino apprezza la libertà di scelta (quando è effettiva) del Mmg come il rapporto fiduciario che si instaura perché è fonte di stabilità e di una relazionalità certamente diversa da quella con un anonimo burocrate della pubblica amministrazione, riporta l’analisi Mercer. Le criticità hanno origine da altre ragioni che il documento considera ipotizzando profonde modifiche nel contenuto negoziale collettivo che oggi conduce nei fatti a valutare allo stesso modo i migliori e i peggiori.
“Ci deve essere una relazione continua e non solo fisica. Il medico di famiglia può accompagnare il proprio assistito nella casa di comunità per una visita specialistica e a sua volta può assicurare un debito orario dentro la casa per consentire che questa offra servizi effettivi 24 ore al giorno”, afferma Sacconi nell’articolo apparso su Il Sole 24Ore.
Con riferimento alla proposta di “pubblicizzazione”, ovvero di una trasformazione in dipendenti dei servizi sanitari regionali, gli effetti sarebbero dannosi in termini di diminuzione dell’assistenza al paziente, flessibilità organizzativa e maggiori costi. In particolare, Mercer individua:
- minore partecipazione del paziente che perde libertà di scelta e rapporto fiduciario
- maggiori costi indotti nella massa salariale della dirigenza medica pubblica dall’ingresso massivo di professionisti che provengono da un assetto retributivo pubblico particolare e si confrontano con il reddito di altri colleghi che uniscono abitualmente prestazioni pubbliche e private;
- rigidità contrattuali e di legge (ferie, permessi, assenze e sostituzioni) che determinano orari di reperibilità più limitati per gli utenti, alta inamovibilità, insindacabilità dell’operato e in particolare del rispetto degli standard di servizio previsti;
- minore formazione continua dei pubblici dipendenti rispetto all’autoapprendimento dei liberi professionisti oltre agli obblighi formativi che possono essere disposti dalle convenzioni;
- moltiplicazione degli operatori necessari dovuta ai vincoli sull’orario di lavoro;
- maggiori difficoltà nel coordinamento con altri medici e nella mobilità verso il paziente;
- impossibilità di garantire la stessa prossimità dello studio medico privato e i tempi di visita a domicilio per la necessaria concentrazione delle sedi pubbliche;
- oneri più consistenti per la finanza pubblica in relazione ai costi delle strutture e degli strumenti, ora a carico dei professionisti;
- quota di compenso collegata alla performance usualmente ridotta e poco incentivante nel lavoro pubblico;
- certa insostenibilità finanziaria dell’Enpam, la cassa previdenziale dei medici che operano nella libera professione.
Al contrario, secondo Mercer, occorrerebbe una drastica evoluzione della libera professione convenzionata che di fronte alle nuove responsabilità e opportunità di oggi e di domani deve organizzarsi in forme associate secondo il modello di cui all’art. 10 della legge 183/2011, già significativamente sperimentato da altre professioni come commercialisti, consulenti del lavoro, ingegneri, architetti e che ha portato, anche attraverso adeguamenti dei regolamenti previdenziali delle singole Casse, a non perdere contribuzioni. Come osservato, sarebbero davvero distruttivi dell’equilibrio finanziario gli effetti del trasferimento di una moltitudine di professionisti dall’Enpam (Gestione previdenziale dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e addetti ai servizi di continuità assistenziale ed emergenza territoriale) alla Cassa specifica dell’Inps. Secondo simulazioni realizzate da Enpam, il passaggio alla dipendenza dei Mmg e dei Pls genererebbe una voragine di ben 84 miliardi di euro nell’arco temporale di verifica della sostenibilità dell’Ente richiesta dalla vigente disciplina.
Lucia Medri
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