Dal rapporto ANIA, un focus sul gap nel settore delle assicurazioni malattia e il confronto europeo
Lo scorso 10 luglio, durante l’assemblea dell’associazione delle imprese assicuratrici in cui è stata presentato il Rapporto ANIA, la presidente della compagnia Maria Bianca Farina ha ribadito nella sua relazione la grande opportunità di rafforzare il sistema di protezione per il Paese, per le imprese, per le famiglie e per i cittadini. La liquidità disponibile non manca serve un aiuto a trasformarla in coperture di welfare integrativo. “Come non pensare a una partnership pubblico-privata in tema di catastrofi naturali a difesa del territorio – ha aggiunto Farina – in grado di affrontare ex-ante, anche eventualmente in logica integrativa e con focus sulla prevenzione, la strutturale fragilità del nostro territorio?”.
Documento importante nel quale i dati presi in esame vengono confrontati su scala internazionale per le spese assicurative sul versante della sanità, e delle coperture contro i rischi catastrofali. Ad esempio un focus particolare merita la voce relativa alla spesa sanitaria che nel 2018 in Italia ha raggiunto i 115 miliardi (6,5% del PIL) e il cui onere è destinato ad aggravarsi (era circa il 5% del PIL venti anni fa), se si considera l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie cronico-degenerative. La componente della spesa sanitaria che gli individui e le famiglie sostengono privatamente ora ammonta a 40 miliardi e la mancanza di protezione assicurativa risulta evidente se si pensa che il 7% di questi costi privati è riconducibile alle assicurazioni e il 3% a fondi e casse sanitarie. Inoltre per gli italiani la salute e il benessere per la propria persona e i propri cari sono al primo posto, per questo la restante parte, 36 miliardi (circa il 90%), è pagata ogni anno di tasca propria dalle famiglie italiane e ciò le rende più fragili ed esposte a esborsi imprevisti e insostenibili.
Rispetto all’Europa, l’Italia è infatti il Paese con la più alta incidenza da parte delle famiglie di utilizzo dei propri risparmi (il 90% rispetto a una media del 56%) per far fronte a cure e spese mediche, dato che dimostra come le persone vengano messe di fronte alla scelta tra pagare o rinunciare alle cure nel momento in cui si è più fragili. Come ribadito dalla presidente Farina, sarebbe proficuo riflettere seriamente su un nuovo modello di welfare che combini al meglio le risorse pubbliche e private, con un ruolo più ampio assegnato alla sanità integrativa che, basandosi su un principio di mutualità, tipico delle assicurazioni, garantirebbe maggiore uguaglianza ai cittadini.
“Auspichiamo un sistema sanitario in cui, a integrazione del prezioso sistema pubblico, trovino spazio non solo i fondi chiusi di categoria ma anche i fondi aperti e le polizze assicurative, con condizioni di accesso e di gestione uguali per tutti. Ciò consentirebbe di istituzionalizzare l’integrazione alle tutele già garantite dal settore pubblico, secondo un modello coerente con i valori del sistema di sicurezza sociale del nostro Paese”.
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Novembre 18, 2024