Dopo l’acquisizione di Rbm Salute da parte di Intesa Sanpaolo Vita, l’AD Nicola Maria Fioravanti illustra le prossime linee di azione
Negli ultimi giorni dell’anno appena trascorso si è avviata una piccola grande rivoluzione nel mondo della sanità integrativa: è nata “Intesa Sanpaolo Rbm Salute”. Intesa Sanpaolo Vita ha acquisito la maggioranza di Rbm Salute. In questa intervista esclusiva Nicola Maria Fioravanti, AD Intesa Sanpaolo Vita e Responsabile Divisione Insurance di Intesa Sanpaolo, nonché presidente designato della nuova compagnia, illustra per la prima volta la strategia del Gruppo dopo l’acquisizione.
“Per la Divisione Insurance di Intesa Sanpaolo l’acquisizione di RBM Assicurazione Salute, primo operatore indipendente del settore in Italia, significa rafforzare il proprio posizionamento domestico – spiega Fioravanti – nel comparto ad alto valore aggiunto “danni, non auto”, cresciuto in Italia dell’8,8% nel periodo 2015-18 e con ulteriori prospettive di espansione per i prossimi anni. L’operazione è coerente con le linee guida del Piano d’Impresa del Gruppo Intesa Sanpaolo, consente di accelerare lo sviluppo del business danni e ci porta a 606 milioni di euro di premi nel business salute, con una quota di mercato del 20,8%, avvicinandoci agli obiettivi del 2021”.
I fondi sanitari, uno dei target della proposta commerciale di Intesa-Rbm, sono più di 300: troppi?
La sanità integrativa è un settore eterogeneo, nel quale la fonte istitutiva primaria è l’autonomia negoziale. Questa genesi aperta ha portato a forme sanitarie integrative di diversa natura e dimensioni: da quelle di natura occupazionale (contrattuale/aziendale), a quelle di tipo professionale (casse previdenziali e ordini), dalle esperienze nazionali a quelle territoriali, da quelle “profit” (settore assicurativo) a quelle “no profit” (mutualità volontaria). Ciò ha consentito di coniugare il bisogno di rappresentanza di diverse categorie con la necessità di personalizzare il modello di integrazione del Servizio Sanitario Nazionale in base alle esigenze specifiche dei propri assistiti. La numerosità delle forme sanitarie integrative non è, di per sé, un problema. L’affidamento dei contributi e la gestione delle prestazioni dei Fondi Sanitari al settore assicurativo, infatti, garantisce la mutualizzazione tecnica dei rischi, la realizzazione di economie di scala (con conseguente abbattimento dei costi gestionali) e la solvibilità finanziaria anche da parte dei Fondi di dimensioni minori. Per questo l’affidamento in gestione delle risorse dei Fondi ad operatori professionali, sottoposti a vigilanza prudenziale e in un contesto normativo omogeneo con la regolamentazione europea, è un elemento indispensabile per uno sviluppo sano della sanità integrativa nel nostro Paese.
Si sollecita spesso l’incentivazione della previdenza complementare; è giunto il momento di sostenere il secondo pilastro anche nella sanità integrativa?
I sistemi sanitari incentrati su universalismo ed uguaglianza, come quello inglese, conoscono da tempo scenari di integrazione operativa tra sistemi assicurativi pubblici e privati. La sanità italiana e il nostro Servizio Sanitario Nazionale hanno bisogno di una ricetta “nuova” per superare le difficoltà che li contraddistinguono: lunghezza delle liste d’attesa, carenza di personale, sottofinanziamento della spesa sanitaria pubblica, mancanza di assistenza territoriale, contingentamento dell’accesso alle cure (ticket, eccessiva burocrazia, etc). Servirebbe un ruolo ‘organico’ per la Spesa Sanitaria Privata all’interno del nostro Sistema Sanitario, recuperandone la dimensione sociale ed ampliando le risorse, oggi carenti, destinate a garantire il diritto alla salute dei cittadini italiani. L’auspicio è di creare un’integrazione sempre maggiore tra il ruolo del SSN e un’assicurazione salute che non sia solo integrativa, ma sempre più complementare, in grado di intercettare gli oltre 40 miliardi di euro che i cittadini italiani pagano di tasca propria in aggiunta al prelievo fiscale per il Servizio Sanitario Nazionale. La vera prospettiva sarà passare da un’assicurazione sanitaria riservata solo ad alcuni, ad un modello diffuso che aiuti le famiglie, sia in termini di accessibilità alle prestazioni sanitarie sia di sostegno alla spesa in questo settore. In questo contesto la leva fiscale potrebbe essere di grande aiuto per favorire una maggiore diffusione della sanità integrativa, soprattutto a favore di quei cittadini che, non essendo lavoratori dipendenti, non hanno possibilità di aderire ad un Fondo Sanitario occupazionale. Si tratterebbe di un sostegno importante, da parte dello Stato, verso un sistema sanitario complessivo più accessibile e più inclusivo, che comporterebbe costi aggiuntivi per l’Erario piuttosto contenuti in considerazione del risparmio sulle detrazioni legate alle spese sanitarie private ed all’emersione di gettito favorita dalla sanità integrativa”.
Come sviluppare il ruolo degli intermediari, che ancora oggi intercettano troppo poco (circa il 10%) del mercato dalla salute integrativa?
Il nostro modello base resta quello della bancassicurazione, grazie alla perfetta sinergia tra la compagnia assicurativa e la rete di filiali di Intesa Sanpaolo, ma costituiremo a breve un’agenzia assicurativa con sede a Torino – città hub del business assicurativo danni del nostro Gruppo – per offrire coperture sanitarie su misura per medie e grandi aziende”.
Dopo l’acquisizione di Rbm si è parlato di valorizzare le opportunità di cross-selling: qualche esempio? Fondi sanitari, casse professionali, aziende grandi e Pmi, enti pubblici, famiglie: quali di questi target sono prioritari per la proposta commerciale Intesa-Rbm?
In primo luogo, utilizzeremo la forza propulsiva del canale diretto di RBM (attraverso i rapporti consolidati con le parti sociali, le aziende, gli ordini e le casse professionali e la pubblica amministrazione). Inoltre, procederemo nel realizzare il pieno sviluppo del modello distributivo della bancassicurazione, verso la clientela SME, corporate e retail. Prima dell’operazione Intesa Sanpaolo non era presente nel settore delle polizze collettive: oggi c’è spazio per operare in sinergia con Banca dei Territori e con la Divisione Corporate, per offrire a tutte le imprese coperture salute. Ma utilizzeremo anche le polizze individuali già commercializzate da RBM insieme a delle coperture specifiche, da inglobare nel prodotto “XME Protezione”, la soluzione bandiera nel mondo dell’assicurazione non auto, offerto da Intesa Sanpaolo Assicura.
Ci sono all’orizzonte integrazioni con l’offerta della vostra piattaforma di welfare aziendale Welfare Hub?
È evidente che, vista la positiva e crescente risposta delle aziende ai servizi della piattaforma Welfare Hub per i dipendenti, ci possono essere significative opportunità di sviluppo delle coperture sanitarie anche tramite questo importante canale, e queste verranno valutate nel corso di prossimi mesi.
Il tema della prevenzione, degli stili di vita da premiare, dei dati da acquisire e gestire sull’esempio delle black box delle assicurazioni auto: quali strategie contate di mettere in campo per far crescere la propensione all’assicurazione sanitaria in un Paese storicamente sotto-assicurato?
Siamo impegnati nella diffusione della cultura assicurativa in Italia attraverso due iniziative di grande rilievo. Lo scorso settembre abbiamo inaugurato a Torino “Area X”, uno spazio aperto al pubblico dove, grazie ad apparecchiature all’avanguardia nel campo della realtà virtuale – in modo appassionante e divertente – si possono vivere esperienze di esplorazione, di guida e simulazioni abitative, insieme a narrazioni che aiutano ad accrescere la comprensione dell’importanza di prevenzione e protezione. Il nostro showroom torinese stimola l’interesse ed invita i visitatori ad acquisire una maggiore consapevolezza dei propri bisogni reali, dei possibili imprevisti e dell’importanza di scelte informate, così da offrire un futuro più sereno a sé ed ai propri cari. Inoltre, sempre a Torino, prenderà il via un master universitario di secondo livello in “Insurance Innovation”, volto a sviluppare competenze avanzate in ambito assicurativo che, mantenendo una fondamentale base scientifica, si caratterizzerà per un forte orientamento al business, offrendo prospettive di lavoro e di crescita professionale negli ambiti delle attività assicurative maggiormente coinvolte dallo sviluppo tecnologico e dalla trasformazione digitale.
La Divisione Insurance, infine, ha recentemente adottato un centro di competenza interamente dedicato allo sviluppo degli analytics e all’adozione di tecniche di intelligenza artificiale: faremo leva su questo nucleo per lo sviluppo progetti di analytics anche in ambito Salute. In passato abbiamo già realizzato con successo un modello di scontistica nel settore Motor che utilizzava sia tecniche di machine learning, sia – nel rispetto rigoroso della normativa privacy – le variabili bancarie per offrire sconti personalizzati alla clientela del Gruppo. Stiamo inoltre lavorando anche sull’applicazione dell’intelligenza artificiale ai sinistri Motor per continuare ad offrire un servizio sempre più eccellente ai nostri clienti.
Marco Barbieri
Le nuove dinamiche del welfare aziendale: l’integrazione dei public benefit
Agosto 28, 2024