MUSA è l’acronimo per indicare un nuovo ecosistema dell’Innovazione finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ed è nato come risposta alle sfide che la realtà metropolitana milanese sta affrontando e affronterà nella transizione verso la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Con Giovanna Iannantuoni, Rettore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca nonché presidente di MUSA, approfondiamo il purpose del progetto e i risultati raggiunti in appena un anno di attività
Multilayered Urban Sustainability Action, MUSA, è il progetto finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con 110 milioni di euro in tre anni e un investimento complessivo di quasi 116 milioni a beneficio di una nuova visione di città e di cittadinanza che inizia dal capoluogo lombardo ma punta a soluzioni virtuose di replicabilità altrove. Giovanna Iannantuoni, Rettore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca nonché presidente di MUSA, risponde alle nostre domande per comprendere quanto è stato fatto e in che direzione.
Riqualificazione e rigenerazione urbana sono due categorie molto usate nella definizione di progetti, a volte anche abusate. Cosa significano per MUSA e per la città di Milano?
Riqualificazione, rigenerazione e sostenibilità sono probabilm
Solo il capoluogo lombardo o si pensa di estendere questo modello anche altrove?
MUSA, come tutti i progetti di innovazione previsti dal Pnrr, è legata al territorio, ma la presenza – in questo caso – di oltre 30 attori tra Fondazioni, centri nazionali e imprese private già lo inserisce in una visione non solo milanese. La nostra intenzione è lavorare nell’ottica della replicabilità delle azioni. Per questo cercheremo di accedere ai canali internazionali per essere presenti all’estero. La Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha sempre parlato di sostenibilità declinata sia in termini scientifici che di giustizia sociale; un termine quest’ultimo che ritengo fondamentale perché non c’è sostenibilità se non viene accompagnata da un accesso ai servizi che sia uguale per tutti. Le sue parole hanno rappresentato un grande impulso per noi.
Quali sono le specificità e le difficoltà che avete dovuto affrontare?
Il 6 settembre 2022 siamo subito partiti col progetto Musa, perché volevamo assumere questo impegno. A un anno esatto dall’avvio possiamo sicuramente fare un primo bilancio. La cosa più stimolante e impegnativa al tempo stesso, è stata accogliere un numero significativo di ricercatori – da biologi a ingegneri, da economisti a filosofi a statistici – specializzati in discipline molto diverse e che dunque parlano di temi comuni ma con linguaggi diversi. Ma è proprio questo il punto di forza e, se vogliamo, il nostro obiettivo: creare delle sinergie e una contaminazione scientifica e culturale.
Riqualificazione, digitalizzazione e innovazione tecnologica, qual è la vostra sintesi e che azione avete portato avanti in questi tre ambiti comunicanti?
Partendo dalla rigenerazione urbana, l’obiettivo è sfruttare l’energia geotermica del sottosuolo e l’energia fotovoltaica per rendere Milano-Bicocca un campus a zero emissioni. È partito lo scorso 12 giugno il progetto di transizione energetica dell’ateneo che sarà replicabile in altre zone della città. Al via anche lo studio di brevetti di desealing per utilizzare l’acqua piovana in agricoltura e in altri ambiti. In ambito digitalizzazione, l’azione passa dal trasporto intelligente e sostenibile alla salute e alla green energy, all’uso delle tecnologie 5G e dell’intelligenza artificiale per ottimizzare la capacità di lavoro sui big data e implementare una serie di servizi utili alla cittadinanza, come la telemedicina e il remote monitoring per le persone fragili. E infine, in tema di innovazione puntiamo a supportare e promuovere l’imprenditorialità tecnologica. Frutto di questo binomio virtuoso Università-imprese il Premio Nazionale per l’Innovazione. Il 30 novembre e il primo dicembre prossimi, col supporto della Regione Lombardia e in collaborazione con l’associazione PNI Cube, MUSA ospiterà a Milano il Premio Nazionale per l’Innovazione, la competizione nazionale che coinvolge i vincitori delle challenge regionali tra start-up.
Il progetto ha visto anche il coinvolgimento delle scuole e università, in che modo funge da orientamento per gli studenti e studentesse?
I giovani, la loro formazione e inclusione sono cruciali nella vision globale della città del futuro. Nell’ambito dell’inclusione sociale si collocano il progetto Patti Digitali rivolto ai minori, in collaborazione con il Comune di Milano, e B-Youth Forum, nell’ambito del Festival Generazioni, un laboratorio di ricerca organizzato dall’Università di Milano-Bicocca aperto ai giovani tra i 14 e 25 anni sui temi della partecipazione dello spazio pubblico. Tra i progetti al momento allo studio, anche un software dedicato al monitoraggio del fenomeno dell’hate speech. sempre più diffuso soprattutto nel mondo social. I giovani sono anche al centro delle ricerche del MHEO, Milan Higher Education Observatory, osservatorio nato per contrastare l’abbandono scolastico e favorire l’inclusione sociale dei ragazzi degli istituti d’istruzione superiore della Città Metropolitana di Milano attraverso rapporti tematici periodici.
Ad oggi quante persone sono state assunte? Vi è un equilibrio di genere tra loro?
Come ho già sottolineato con entusiasmo e gratitudine, nella squadra dei mille ricercatori che si dedicano ogni giorno con passione alle cento attività scientifiche dedicate all’ambiente, al digitale e all’inclusione, sono 194 i nuovi assunti. Ricercatori che, ognuno col proprio bagaglio culturale e professionale, danno vita a un grande progetto multidisciplinare. A proposito di equilibrio di genere, MUSA è molto sensibile anche a questo aspetto: il 55 per cento delle forze in campo è donna e l’età media è di 32 anni. Sono convinta che per cambiare le cose, accanto al capitale finanziario, sia fondamentale il capitale umano. Abbiamo davanti molti mesi di lavoro. La sfida è attirare nuovo capitale andando oltre i 3 anni di progetto.
Lucia Medri
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