Previdenza

14 Ottobre 2019

Oliveti (Adepp): “Manca il regolamento sugli investimenti? Colpa del Governo”

Alberto Oliveti (Adepp)

Alberto Oliveti (Adepp) dichiara con urgenza la necessità di un regolamento in vista della presentazione del quarto Rapporto Adepp programmata per domani 15 ottobre

Ci sono 87 miliardi sul mercato che rischiano di essere investiti senza regole. Sono quelli dei patrimoni che fanno capo alle Casse private e privatizzate aderenti ad Adepp. Una preoccupazione più volte manifestata da Mario Padula, il presidente della Covip, l’autorità di vigilanza sui Fondi pensione, che per vigilare al meglio anche sulle Casse avrebbe bisogno di un regolamento che i Governi che si succedono dal 2011 hanno promesso e mai definito. “Lo vorremmo anche noi quel regolamento, certo non un regolamento purchessia, tantomeno un regolamento sbagliato” sostiene Alberto Oliveti che dell’Adepp (e dell’Enpam, la cassa dei medici, di gran lunga la più grande per patrimonio) è presidente. E alla vigilia della presentazione del quarto Rapporto Adepp (domani, martedì 15 ottobre) sugli investimenti degli Enti di previdenza privati, spiega: “Chiedere di applicare il Codice degli Appalti per scegliere i gestori dei nostri investimenti non credo che sia una grande idea; certamente sarebbe una strada inadeguata ai tempi e alla rapidità che impongono le scelte di investimento e di dismissione”. Eppure Consiglio di Stato e Anac hanno raccomandato che l’emanato regolamento contenga questa previsione.

“In attesa della norma noi ci siamo dati un codice di autoregolamentazione. Ma di certo la raccomandazione alla migliore vigilanza sui nostri investimenti non deve rivolgersi a noi, ma ai Governi. Alla politica”. All’origine di questo ritardo c’è una relazione osmotica tra politica e casse professionali? In una recente intervista al Messaggero Padula lo ha fatto intuire: “Confondere gli obiettivi della previdenza con quelli della politica non ha mai portato nulla di buono, come ci insegnano diverse esperienze negli Stati Uniti”. Ma Oliveti ci tiene a sgombrare il campo da dubbi di questo genere: “Non abbiamo di certo il potere per interdire le scelte della politica. Ma le aspettiamo con impazienza pari a quella dei vigilanti. Anche perché non è vero che siamo senza vigilanza: dal Ministero del Lavoro a quello delle Finanze hanno il compito di vigilare sulla nostra attività, così come altri ministeri hanno titolo di intervenire in relazione alla professione di competenza della Cassa: a esempio quello della Giustizia per Cassa Forense. Sono situazioni diverse”.

Questa eterogeneità è uno dei problemi sollevati spesso. Le Casse non sono un insieme omogeneo, così come il milione e 600mila professionisti non sono un soggetto unico. In Adepp sono presenti anche due casse di assistenza (Onaosi e Casagit) e tra gli Enti previdenziali per bilancio, prestazioni, consistenza numerica degli iscritti non si trova certo omogeneità. “Intendiamoci, il richiamo a una omogeneità di regole per scegliere gli investimenti è più che legittimo. Certamente non pretestuoso. Ma ci vuole la consapevolezza che nessun regolamento può prevenire comportamenti penalmente rilevanti”.

E all’accusa di questo patrimonio che si è così rapidamente gonfiato, come se fosse a scapito del welfare degli iscritti, Oliveti ha una risposta chiara: “Il patrimonio è cresciuto così tanto perché sono le risorse messe a riserva, secondo le nuove regole chieste nel 2011 dall’allora ministro Fornero. Per garantire la sostenibilità cinquantennale dei nostri bilanci, dobbiamo sottrarre contributi alle prestazioni, per fare riserva. Un modo per colmare quel debito generazionale che tanto affligge i nostri giovani”.

“Gli investimenti che facciamo non possono essere troppo pazienti – conclude Oliveti – noi dobbiamo rispettare la tabella di marcia annuale imposta dalla sostenibilità cinquantennale dei nostri bilanci e non riceviamo risorse dalla fiscalità generale. Solo contributi e rendimenti. Ma non possiamo nemmeno rischiare troppo. Il nostro profilo è sempre protettivo, non speculativo. Investiamo poco nell’economia reale del Paese? Il nostro investimento nell’economia italiana è assicurare ai nostri professionisti la serenità di poter operare con competenza, sapendo che i loro contributi sono oculatamente gestiti”.

Marco Barbieri

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