Mefop ha dedicato il suo ultimo evento dell’anno agli investimenti nei mercati privati, con un focus sui modelli gestionali e private equity
L’anno si sta concludendo e in vista dei prossimi corsi e master organizzati da Mefop per il 2020, torniamo all’ultimo evento seminariale organizzato dalla società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione dal titolo Investire nei mercati privati: istruzioni per l’uso.
In apertura della giornata di lavoro il Presidente della Cassa Forense, Michele Proietti, ha ricordato come la tematica relativa agli investimenti nei mercati privati e le relative modalità gestionali, sia molto sentita in questo momento in cui le spese per la Cassa sono all’incirca di 800/900 milioni e si necessita sempre di un adeguato bilancio tra rendimenti e rischi. “Non per questo viene preclusa la spinta ad investire in un mercato che non sia propriamente il nostro”, ha sottolineato il presidente. Posizione sostenuta anche dall’intervento di Luigi Ballanti che ha aggiunto inoltre come in questo orizzonte anche la IORP2 potrebbe configurarsi come un’ulteriore opportunità.
“I mercati privati registrano trend di crescita in grado di veicolare risorse al sistema paese: più cresce la dimensione dei mercati alternativi, più cresce lo sviluppo del mercato secondario”, così Stefania Luzi di Mefop ha introdotto l’analisi di un sistema che vede un campo di gioco sempre più ampio all’interno del quale i flussi di denaro sono maggiori. Non per tutti però. Necessiterebbero di un adeguamento, ad esempio, le pmi che rispetto alle società quotate, soffrono un gap. In base ai questionari e alle analisi elaborate dal laboratorio Mefop, risulta inoltre una rilevante attenzione ai criteri ESG, e le scelte degli investitori istituzionali, i ¾ del campione, sarebbero esposte a strumenti alternativi e portafogli diversificati; il private equity la fa poi da padrone per il 65% (Fonte Prequin). Di private equity e tema dell’accesso, ne ha parlato anche Barbara Brida di LGT Capital Partners nel suo intervento in cui ha spiegato come l’endorsement fund abbia implementato le strategie di investimento nei mercati alternativi e il loro inserimento negli asset, riuscendo a ottenere un’allocazione combinata mixando tra loro più classi di attivi. A proposito di attivi, Francesco Cauli, Generali Global Infrastructure, ha dimostrato come quello delle infrastrutture sia un mercato sempre più ampio e consolidato che permette la differenziazione degli investimenti attestandosi a un valore di circa 120 miliardi di transizioni relative al 2018. Investimenti a lungo termine e analizzati su una durata di 15-20 anni. Angelo Doni, Ania, conferma che i margini di investimento alternativi per le compagnie assicurative sono alti in quanto esse possiedono un utile di circa 850 miliardi di euro, 2 miliardi dei quali sono investiti in infrastrutture.
6.729 miliardi di USD è la dimensione dell’industria del Private Equity che ha sovraperformato i rendimenti dei mercati pubblici nel lungo termine, e poiché la Borsa Italiana risulta essere la più piccola del mercato europeo e quella più penalizzata rispetto alla Private Equity, Alberto Salato di Neuberger Berman, ha affermato che tuttavia l’importanza della Private Equity risiede proprio nella bellezza dei multipli: un mercato che può essere gestito secondo un livello di commitment iniziale oppure avendo un livello stabile di allocazione dell’asset class.
Fulcro del dibattito è stato l’intervento di Enrico Cibati il quale, a seguito del via libera all’emendamento al decreto fiscale sui Pir, i piani individuali di risparmio, ha sottolineato come il limite di investimento al 10% impedisca alle casse di poter essere presenti nel comitato consultivo e nell’advisory board, che rappresentano presidi di comprensione e analisi di gestione, intervento e supporto: “Da parte nostra c’è tutta la volontà di investire nell’economia reale ma per farlo dobbiamo avere la nostra rappresentanza”. Anche Claudio Montefiori, Ministero Economia e Finanza, non essendosi occupato direttamente della normativa, sottolinea tuttavia come sia vero anche che i pir abbiano gonfiato alcuni settori del mercato negli anni precedenti e che ora, ciò che è rilevante, è innanzitutto la modalità in cui le risorse implementano l’economia reale.
In risposta alla provocazione iniziale lanciata da Luzi, relativa al mandato di gestione, Marco Lega di Fopen, ha risposto specificando come Fopen sia il primo fondo ad aver adottato la gestione tramite mandato. “La svolta è stata poi quella di concepire l’investimento in private equity non come sporadico ma continuativo, per questo la scelta di un gestore”. Tale esperienza, è stata anche ripresa da Alessandro Stori Progetto Iride, che è stata utile per l’advisor e per la scelta della tipologia di gestione e il perfezionamento della reportistica, considerato anche che il gestore ha la delega sui conticorrenti del fondo.
Lucia Medri
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Agosto 28, 2024