Il “Rapporto sulla felicità nel mondo”, pubblicato dalla Sustainable Development Solutions Network e basato sui dati del Gallup World Poll, rileva che i paesi più felici dimostrano di essere resilienti nonostante il continuo sovrapporsi di crisi
Se si è felici, si lavora meglio, ne abbiamo parlato a più riprese su queste pagine dimostrando come il buonumore sia requisito fondamentale, e raggiungibile, di ogni pianificazione welfare. Non stupisce infatti come molte aziende abbiano introdotto il manager della felicità per consolidare non tanto un’emozione ma una vera e propria competenza. Infatti, dopo la pubblicazione del primo Rapporto sulla felicità nel mondo, nel 2012, è andata crescendo la convinzione che sia possibile promuovere la felicità grazie a politiche pubbliche e ad azioni del mondo imprenditoriale e della società civile. E vari sono i modi per misurare in modo proficuo la felicità e il benessere, ad esempio mediante sondaggi fra la popolazione sul grado di soddisfazione della vita. I governi ricorrono sempre più a questa analisi per orientare le proprie politiche in direzione della felicità. Anche in Italia, ad esempio, è nato l’Osservatorio sulla Felicità, primo barometro della felicità della popolazione italiana attiva nel mondo del lavoro, che segna l’inizio di un sistema di misurazioni oggettive, con cadenza annuale, per aiutare le organizzazioni a divulgare ed educare sul tema della felicità in ambito lavorativo.
Tuttavia, non va affatto bene per l’Italia che è al 33 esimo posto, mentre due anni fa era al 25esimo.
La ricerca che sta alla base del Rapporto sulla felicità nel mondo applica sei fattori chiave per contribuire a spiegare le differenze tra i vari livelli di felicità delle persone intervistate in tutto il mondo: sostegno sociale, reddito, salute, libertà, generosità e assenza di corruzione.
Il Rapporto sulla felicità di quest’anno rivela inoltre che, a dispetto del sovrapporsi di varie crisi, la maggior parte delle popolazioni a livello mondiale continua a dar prova di un notevole grado di resilienza; infatti, nel triennio 2020 – 2022 caratterizzato dal COVID-19, la soddisfazione per la propria vita a livello globale è stata mediamente pari a quella degli anni precedenti la pandemia.
“Il fine ultimo della politica e dell’etica dovrebbe essere il benessere delle persone,” ha dichiarato Jeffrey Sachs. “Il movimento a favore della felicità dimostra che il benessere personale non è un’idea ‘debole’ o ‘vaga’, bensì un concetto che attiene ad ambiti della vita di fondamentale importanza: le condizioni materiali, la salute mentale e fisica, le qualità personali e il senso civico. Dobbiamo tradurre questa saggezza in risultati concreti per realizzare maggiore pace, prosperità, fiducia, civiltà – e sì, anche felicità – nelle nostre società.”
La Finlandia si conferma al vertice della classifica per il sesto anno consecutivo. La Lituania è l’unico paese nuovo a entrare nei primi venti posti, conquistando più di trenta posizioni rispetto al 2017. L’Afghanistan e il Libano, devastati dalla guerra, restano i due paesi più infelici tra quelli oggetto del sondaggio: la media delle valutazioni della soddisfazione per la propria vita è inferiore di oltre cinque punti (su una scala compresa tra 0 e 10) rispetto ai dieci paesi più felici.
I dieci paesi più felici sono, in ordine decrescente:
1. Finlandia
2. Danimarca
3. Islanda
4. Israele
5. Paesi Bassi
6. Svezia
7. Norvegia
8. Svizzera
9. Lussemburgo
10. Nuova Zelanda
“La felicità media e le posizioni di classifica medie del nostro paese nelle valutazioni sia delle emozioni sia della soddisfazione per la propria vita sono rimaste sorprendentemente stabili durante i tre anni del COVID-19,” ha osservato John Helliwell. “Le variazioni delle posizioni in classifica che sono state riscontrate rappresentano la continuazione di tendenze di più lungo respiro, come i balzi in avanti registrati dai tre paesi Baltici. Anche durante questi anni difficili, le emozioni positive sono state il doppio di quelle negative, così come le sensazioni positive di sostegno sociale sono state due volte più forti delle sensazioni di solitudine.”
Il rapporto analizza più in dettaglio le tendenze della distribuzione – in molti casi iniqua – della felicità tra le persone. Nel considerare lo scarto di felicità tra la popolazione inclusa nella metà superiore della classifica e quella nella metà inferiore, si osserva che esso è piccolo nei paesi in cui quasi tutte le persone sono molto infelici e nei paesi al vertice della classifica, nei quali quasi nessuno è infelice. Più in generale, le persone sono più felici se vivono in paesi dove lo scarto di felicità è minore. Gli scarti di felicità a livello globale sono rimasti pressoché stabili, pur essendo cresciuti in molti paesi africani.
“Il rapporto di quest’anno propone molte considerazioni interessanti,” ha detto Lara Aknin, “ma la considerazione a mio parere più rilevante e rincuorante riguarda la socievolezza. Per il secondo anno osserviamo che varie forme di gentilezza quotidiana, come aiutare uno sconosciuto, fare donazioni per beneficenza e dedicarsi al volontariato, sono a livelli superiori a quelli degli anni precedenti la pandemia. È stato dimostrato che gli atti di gentilezza sono non solo la fonte ma anche la conseguenza di una maggiore felicità.
I dati dei social media sono ormai un vero tesoro di informazioni sui comportamenti delle persone. Dal 2010 le modalità di utilizzo dei dati dei social media per valutare la felicità sono diventate molto più sofisticate che in passato. Oggi è possibile ricavare dalle valutazioni, indici del benessere assai dettagliati, in termini sia cronologici sia geografici, che consentono di tenere traccia dei cambiamenti, valutare le politiche e garantire l’affidabilità. Insieme, questi progressi hanno accresciuto tanto l’accuratezza delle misurazioni quanto il potenziale di progettazione di ricerche sperimentali più avanzate.
Il rapporto di quest’anno analizza più da vicino anche i risultati del sondaggio disponibili per l’Ucraina. “L’impatto devastante prodotto dalla guerra è evidente a tutti, e anche noi abbiamo riscontrato che il benessere in Ucraina ha subito un duro colpo”, ha rilevato Jan-Emmanuel De Neve. “È sorprendente, tuttavia, che in quel paese il senso di benessere delle persone sia diminuito meno che nel 2014, all’epoca dell’annessione della Crimea da parte della Russia, e ciò è dovuto in parte allo straordinario aumento del senso di fratellanza in tutta l’Ucraina, come rivelano i dati sull’aiuto a sconosciuti e sulle donazioni: l’invasione russa ha trasformato l’Ucraina in una nazione,” ha aggiunto De Neve.
“L’obiettivo generale è una società più felice,” ha affermato Richard Layard, “ma lo potremo conseguire soltanto se le persone si rendono felici reciprocamente (e non rendono felici solo sé stesse). È un obiettivo che rappresenta una fonte d’ispirazione per noi come individui, oltre a comprendere anche la felicità delle generazioni future – e la nostra salute mentale.”
Il rapporto è sostenuto da: Fondazione Ernesto Illy, illycaffè, Davines Group, Wall’s (il maggiore marchio di gelati di Unilever), The Blue Chip Foundation, The William, Jeff, and Jennifer Gross Family Foundation, The Happier Way Foundation e The Regeneration Society Foundation. Ed è stato redatto dal professor John F. Helliwell della University of British Columbia; dal professor Richard Layard, condirettore del Wellbeing Programme presso la London School of Economics; dal professor Jeffrey D. Sachs della Columbia University, presidente di SDSN e direttore dell’Earth Institute’s Center for Sustainable Development; dal professor Jan-Emmanuel De Neve, direttore del Wellbeing Research Centre della University of Oxford; dalla professoressa Lara B. Aknin, direttrice di Helping and Happiness Lab della Simon Fraser University; dal professor Shun Wang della International Business School Suzhou, Xi’an Jiaotong-Liverpool University.
Lucia Medri
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Novembre 18, 2024