Il mercato del welfare integrativo, e aziendale in particolare, non poteva non essere condizionato dall’emergenza Covid-19. Quali sono le esigenze attuali e come cambierà il settore e il mercato dopo la crisi? Per riflettere sul futuro, ne parliamo con Andrea Verani Masin, direttore commerciale di DoubleYou
Come stanno reagendo i vostri clienti? Le aziende che hanno attivato piani di welfare aziendale e/o contrattuale, come si stanno ri-organizzando? Che cosa vi chiedono?
Nell’attuale condizione di emergenza per il diffondersi della pandemia di Covid-19 sono molte le aziende che hanno lavorato per rafforzare gli interventi e le politiche di welfare aziendale, con il fine di fornire un sostegno concreto ai propri collaboratori e ai loro familiari. Diverse sono state le scelte attuate e le iniziative attivate in questo ambito. In particolare, le imprese che hanno proseguito con la propria attività lavorativa hanno premiato i dipendenti con bonus “una tantum” erogati sotto forma di prestazioni di welfare aziendale. In tal senso sono state numerose le imprese che hanno scelto di incrementare il credito welfare dei propri collaboratori. L’iniziativa che è stata maggiormente sposata in questo periodo dalle aziende consiste nell’estensione dell’erogazione del bonus di 100€ previsto dal DL “Cura Italia”. L’importo è stato quindi riconosciuto anche nei mesi successivi e versato direttamente sulla piattaforma welfare per poter essere speso in prodotti e servizi scelti da dipendente e in grado di rispondere alle esigenze derivanti dall’isolamento. Inoltre sono state stipulate polizze sanitarie per la cura dei lavoratori e delle loro famiglie nel caso fossero affetti da Covid-19. Infine, per i dipendenti in grado di svolgere l’attività lavorativa anche a distanza, è stato attivato in tempi rapidissimi lo smartworking in modo tale da ridurre i contatti ravvicinati tra le persone e tutelare la salute delle persone.
Quale ruolo è possibile ridisegnare al vostro impegno imprenditoriale, di partner di aziende destinate a non dover più contare sulla distribuzione di “benefit” ma forse sulla condivisione di servizi “essenziali” (salute, servizi alla persona, …) per i propri dipendenti?
La grande emergenza che stiamo vivendo ha inevitabilmente modificato in modo repentino la quotidianità delle persone obbligandole ad assumere un nuovo stile di vita con la conseguente espressione di nuovi bisogni. Il welfare aziendale è uno strumento efficace per rispondere ai bisogni legati alla pandemia del coronavirus. Pensiamo ad esempio alle possibili criticità legate alla chiusura delle scuole. Le famiglie devono pensare a chi lasciare in custodia i figli e il welfare aziendale può offrire una valida risposta a questo bisogno in quanto consente di rimborsare ad esempio le spese per la babysitter o di attivare il servizio di supporto per la ricerca e la selezione di una babysitter. Per i ragazzi è possibile chiedere un sostegno per la scuola tramite l’attivazione di lezioni online. A tutela delle persone più deboli, tramite il welfare aziendale è possibile fruire di prestazioni sanitarie e misure di assistenza a familiari anziani e non autosufficienti. Chi ha maggiore tempo a disposizione può orientarsi verso soluzione ricreative, come seguire corsi online di vario genere, ad esempio corsi di lingua, musica, cucina e altri corsi di formazione e-learning. In questo periodo così delicato è soprattutto tramite i servizi di carattere socio-assistenziale che il welfare aziendale può offrire alle famiglie tutto il suo sostegno.
È il momento di una rinnovata attenzione allo sviluppo di un welfare di territorio e non solo d’azienda?
Sicuramente la situazione che stiamo vivendo favorisce il dialogo tra tutti gli attori di un territorio e rappresenta un’opportunità per lo sviluppo di nuove modalità di risposta ai bisogni che emergono nella società. Sarà quindi molto importante per le aziende creare reti di collaborazione solide e funzionanti con gli enti territoriali in modo tale da facilitare la creazione di nuovi servizi o la fruizione di servizi già presenti sul territorio dedicati ai lavoratori e in grado di rispondere ai nuovi bisogni per fronteggiare la situazione di emergenza.
Dopo la crisi? Il welfare aziendale non sarà più lo stesso. Quali iniziative dovrebbero essere prese dal settore? Defiscalizzazione e decontribuzione dei servizi di welfare? Inserimento strutturale dei servizi di welfare nella nuova contrattazione aziendale e di comparto?
Dopo la crisi sarà necessario rivedere i servizi offerti dai piani di welfare aziendale per adeguarli ai nuovi bisogni che saranno sempre presenti anche dopo la fase più acuta dell’emergenza. Sarà necessario lavorare sul catalogo prodotti e in particolare ampliare il paniere di servizi disponibili nell’ambito della salute, della previdenza e dei servizi alla persona. Sarà inoltre importante affidarsi a partner che siano in grado di erogare servizi e prestazioni online o a domicilio. Nei giorni a venire il welfare aziendale avrà come obiettivo principale quello di soddisfare in primis tutti quei bisogni sociali emersi dalla situazione che stiamo vivendo. Possiamo dire che l’emergenza sanitaria in corso ha fatto sì che il welfare aziendale riscoprisse il suo valore sociale e, di conseguenza, sono passati in secondo piano tutti quei connotati di insieme di benefit indistinti che lo hanno contraddistinto negli ultimi anni. Ma manovre efficaci sono sicuramente da valutare soprattutto in ambito legislativo. Considerando le gravi difficoltà che il SSN sta affrontando e l’impatto economico che le spese per la salute producono sul bilancio familiare, si potrebbe aumentare le soglia di esenzione dei contributi per le prestazioni sanitarie e la soglia di deducibilità dei contributi per i fondi integrativi. Un altro intervento che si potrebbe introdurre sarebbe l’esenzione fiscale e contributiva in favore di sussidi erogati una tantum dal datore di lavoro ai propri lavoratori per esigenze personali di salute. Infine, per sostenere maggiormente i lavoratori si potrebbe alzare il limite annuo di esenzione dei fringe benefit che oggi è pari a 258,23€. Questo potrebbe sicuramente spingere le imprese non ancora attive nell’ambito del welfare aziendale ad avviare contrattazioni interne di secondo livello. Inoltre, le rappresentanze sindacali potrebbero valutare l’opportunità di introdurre nei contratti nazionali di categoria in scadenza e che ancora non lo prevedono, l’obbligo di erogare una quota annuale in beni e servizi welfare per i propri collaboratori.
Quali esperienze, quali esigenze, quali richieste vi vengono poste in queste settimane dalle aziende per le quali svolgete il vostro servizio di provider?
In questo difficile momento i nostri clienti sono focalizzati in primis sul benessere dei propri collaboratori. Per questo motivo le richieste che riceviamo sono sempre più improntate sull’ambito della salute, della previdenza sociale e su tutti quei servizi a distanza in grado di soddisfare i bisogni del momento. È proprio in questo momento così delicato che noi di DoubleYou ci impegniamo ogni giorno ad offrire il massimo supporto ai nostri clienti e a soddisfare le esigenze di tutti nel migliore dei modi.
Lucia Medri
L’educazione finanziaria potenzia il welfare aziendale
Novembre 18, 2024