Parlano i provider protagonisti del welfare aziendale. Intervista a Fabio Galluccio, Co-founder di Jointly, da anni punto di riferimento nelle politiche di people caring e worklife balance.
Il welfare aziendale negli ultimi anni: il mercato di chi fornisce servizi di welfare come sta cambiando e come cambierà?
Il mercato è in grande evoluzione, non solo in quanto i provider si stanno attrezzando per offrire sempre più servizi legati ai bisogni dei lavoratori e dei loro familiari, ma anche perché i singoli territori, distretti industriali si muovono verso aggregazioni di piccole, medie imprese. Si iniziano, inoltre, a vedere alleanze tra gli stessi provider e tra gli stessi fornitori di servizi
Pensate ci sia bisogno di un intervento normativo che possa favorire lo sviluppo del welfare aziendale?
Nella normativa attuale sono già delineate le linee guida su come operare, forse c’è necessità di maggiore chiarezza su alcuni temi, ne citiamo uno per tutti: il ruolo nel welfare aziendale degli Enti bilaterali come i Cral o i vari Enti che si occupano di Assistenza Sanitaria o Previdenza integrativa.
Il mercato del welfare aziendale si allarga, come vi collocate in questo orizzonte, che ruolo avete e intendete avere in futuro?
Saremo sempre più un punto di riferimento sulle nuove frontiere delle politiche di people caring e di conciliazione vita privata e lavorativa, innovando servizi anche in collaborazione con i partner presenti già in piattaforma e non solo, non dimenticando offerte più aderenti alle necessità delle piccole imprese.
Piattaforme e consulenza: l’offerta di servizi e piani di welfare come si sta sviluppando? Le vostre aziende clienti che tipo di domanda di servizio vi richiedono? In base a che cosa vi scelgono come fornitori?
Sicuramente non esiste un buon piano di welfare senza una formazione e informativa puntuale al management e ai collaboratori, iniziando da un’analisi dei bisogni e partendo da quanto di welfare c’è già nelle singole realtà. Bisogna poi adeguare l’offerta dei servizi, selezionando i partner in base alla qualità e alla capacità di innovazione (non quindi semplici convenzioni). Siamo ancora ad una fase di maturità progressiva del welfare aziendale. Le aziende più grandi numericamente e con politiche di welfare attive da decenni chiedono da parte nostra sempre più idee e progetti che offrano una gamma di servizi per il benessere dei lori collaboratori, per la formazione anche dei ragazzi che dovranno scegliere il loro futuro o una maggiore assistenza e informativa per tutti i dipendenti che sono caregiver. Per questo abbiamo attivato dei progetti come le settimane del wellbeing interaziendali, Push to open un orientamento per le scelte sia dei ragazzi delle superiori che dei ragazzi delle medie, un contact center per le persone che hanno familiari non autosufficienti. Le aziende più piccole numericamente per la maggior parte sono più indirizzate ad un utilizzo della piattaforma per poter utilizzare i crediti welfare erogati. Sta anche a noi provider, al mondo associazionistico di categoria e sindacale nonché al management indirizzare il welfare verso forme più vicine alle esigenze delle persone. Chi ci sceglie è sicuramente più attento alle politiche di ascolto e di benessere per le proprie persone.
Che ruolo ha l’associazione AIWA nello sviluppo e nel consolidamento di questo mercato?
AIWA può fare molto per delineare le politiche di welfare aziendale ed essere punto di riferimento per limare e/o migliorare l’attuale normativa e avere uno sguardo verso il futuro.
Vi chiediamo di fornirci dei numeri utili di bilancio, dipendenti, numeri e tipologia dei clienti (piccole e/o grandi imprese), presenza sul territorio…
Lavoriamo per oltre 70 aziende tra le più grandi in Italia. Più di 650.000 persone utilizzano i nostri servizi. Negli ultimi 3 anni abbiamo gestito 30 milioni di budget welfare. Siamo presenti con i nostri partner sul territorio nazionale
Lucia Medri
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Novembre 18, 2024