27 Settembre2019

Alberto Perfumo: “Non tutto ciò che chiamiamo welfare ha lo stesso valore”

Alberto Perfumo

Alberto Perfumo, fondatore e amministratore delegato di Eudaimon, in un confronto sulla visione e pianificazione dei piani welfaristici di Eudaimon

Dialogo, attenzione e sostegno non solo rivolti al dipendente ma alla persona. Alberto Perfumo, volutamente intenzionato ad andare oltre una mera analisi economico finanziaria, spiega i percorsi attivati dal provider per implementare e allargare l’azione differenziale del welfare integrativo, mettendolo in relazione con gli altri attori che stanno gradualmente entrando a farvi parte.

Come si inscrive la volontà di inserire la figura del tutor come raccordo e mediazione per i dipendenti in riferimento alle politiche di community relation?

Quella del tutor è una modalità di azione derivata dall’aver percepito una difficoltà da parte del lavoratore nel configurare i propri bisogni. Nel dialogo emerge spesso l’inquadramento del bisogno sociale senza però riuscire a determinarlo in un servizio, o in una rete di servizi che possa soddisfare il problema. La figura del tutor servirà da mediazione per riuscire a comprendere al meglio i motivi che stanno alla base di una richiesta di sostegno; una volta individuati, il dipendente sarà indirizzato a mettere insieme le soluzioni che lo soddisfano. La sfera pubblica coprirà alcuni pezzi di servizio, per i restanti, subentrerà il privato. Possiamo dunque parlare di una fase in cui si articolino una presa in carico, un indirizzo e un budget di cura.

L’azienda può pagare completamente la prestazione o fermarsi in una fase iniziale dell’accompagnamento? Solo alcune aziende possono permetterselo?

Non si deve necessariamente ed esclusivamente attingere alle risorse dell’azienda, queste infatti potrebbero rientrare in un piano più ampio di welfare mutualistico che preveda accordi ragionati col sindacato – primo fra tutti l’esempio di Luxottica – che includano la conversione del premio di risultato in budget di cura innescando così un tipo di sostegno mutuale davvero integrato.

E se fossero dunque i sindacati a proporsi come provider in concorrenza con le società come Eudaimon?

Ho sempre creduto che il sindacato avesse un ruolo importante nel welfare: il sindacato è l’organo che può fare la differenza facendo bene ai lavoratori. Fatta questa premessa, mi chiedo però se diventassero provider, fin dove potrebbero spingersi? Saprebbero gestire la piattaforma? I rapporti con i clienti? Da sindacato, mi preoccuperei innanzitutto dei contenuti e mi batterei per modelli di tipo mutualistico affinché la vera sfida sia quella di considerare il welfare oltre l’aspetto retributivo, che lo Stato non è più in grado di mantenere.

Preso atto di un costante allargamento della Welfare Society, cosa pensa della possibile entrata del Terzo Settore nel mercato del welfare?

Il suo ingresso è fondamentale perché sono i primi attori ad essere in contatto con la sfera dell’assistenza e del bisogno. Capisco poi la loro necessità, impellente direi, di entrare nel mercato data la graduale perdita dello spazio pubblico e l’inevitabile riferimento al privato dove la domanda è sempre maggiore. Plausibile dunque che vedano nel welfare aziendale il loro campo d’azione ma la gestione autonoma da parte loro non deve essere una scelta consequenziale, è importante comprendere e mantenere le differenze e specificità all’interno del mercato. Ciascuno è un pezzo che unito agli altri costituisce una rete e ciascuno deve essere consapevole del proprio ruolo, di ciò che può o non può fare.

Alla vigilia della nuova legge di bilancio, quali provvedimenti vi augurate possano dunque essere presi in considerazione?

Mi auspico che si cominci a riflettere che non tutto quello che chiamiamo welfare abbia lo stesso valore: viaggi e palestre non possono avere egual peso, e effetto, dell’assistenza medica e sanitaria. In un passato confronto con Marco Leonardi, ndr professore associato al dipartimento di Studi del lavoro della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Milano, convenimmo sulla necessità di un check up sulla norma relativa al welfare integrativo: sono passati tre anni ormai, c’è bisogno ora di tirare una riga e fare un’analisi dei passi da fare.

Il “laboratorio” Eudaimon è in costante attività, a gennaio 2020 è confermata la terza edizione della ricerca con il Censis?

Il Censis è la necessaria sponda scientifico sociale, sono infatti nostri referenti principali per l’elaborazione di dati. Nelle nostre ricerche e analisi, non ci piace parlare solo di welfare aziendale ma miriamo sempre a collocarlo in relazione ad altri settori in un confronto che sia aperto alla multidisciplinarietà.

Un’anticipazione sul tema?

L’innovazione delle imprese rispetto alle nuove tecnologie e come queste intervengono, modificandolo, nel rapporto con le persone. I potenziali sconvolgimenti che comporteranno, tanto in misura positiva che negativa, e la relativa gestione di essi.

Lucia Medri

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