Pubblichiamo i risultati dell’ultima edizione dell’annuale Flash Report curato da Giovanni Scansani e Luca Pesenti in collaborazione con ALTIS
A partire da questa ottava edizione del Flash Report è stata inclusa anche un’analisi quantitativa di un nuovo segmento in fase di crescita che si pone in stretta sinergia con il mercato dei Provider: quello della Welfare Integration. Esso è composto da operatori che sviluppano strumenti digitali spesso integrati nelle piattaforme gestite dei provider, finalizzati ad aumentare l’informazione sui benefici di welfare pubblico disponibili, agevolandone l’accesso e così contrastandone la diffusa limitata conoscenza e il conseguente mancato utilizzo da parte degli aventi diritto. Questo fenomeno, noto in letteratura come non-take-up e documentato dalle statistiche ufficiali, genera il cosiddetto “welfare non riscosso”.
Il censimento del 2025 evidenzia la presenza di 104 Provider attivi (si è tornati al dato complessivo del 2023), ma si deve tenere conto delle 11 cessazioni di attività, di questi, 8 agivano come reseller. Sono 7 i nuovi competitor apparsi nel 2025: si tratta in quattro casi di operatori reseller, cui si sono aggiunti due Provider “puri” e un “ibrido”. Anche nel 2025, quindi, si ha la conferma di un perdurante dinamismo del settore testimoniato anche dal trend di medio periodo (22 player usciti e 24 entrati nel triennio 2023-2025).
Prosegue il disimpegno del Terzo Settore: dal 2018 al 2025 i soggetti non profit attivi come Provider, in forma “pura” o “ibrida”, si sono più che dimezzati (da 10 a 4). Il dato segnala con chiarezza le difficoltà di questi attori nel misurarsi con un mercato che richiede capacità organizzative, investimenti tecnologici e modelli operativi tipici del profit. Il Terzo Settore, per missione e struttura, tende invece a orientare le proprie risorse verso attività a forte valore sociale, spesso non compatibili con dinamiche concorrenziali e con gli oneri crescenti legati alla digitalizzazione dei servizi. L’ingresso o il consolidamento di operatori dotati di competenze tecnologiche avanzate negli ultimi anni ha accentuato questo divario, spingendo molte realtà non profit a concentrarsi su funzioni più coerenti con la propria natura, anziché entrare in una competizione che rischierebbe di snaturarne finalità e capacità operative. In questa traiettoria si intravede non solo una difficoltà contingente, ma anche una scelta strategica implicita: evitare un confronto diretto con il profit quando questo produce più costi che benefici sul piano della missione istituzionale.
Il settore è, quindi, sempre meno caratterizzato da un ecosistema plurale, ossia composto da operatori profit e non profit ed anzi, registra il rafforzamento e l’ingresso di realtà ben organizzate per competere, soprattutto sul piano dell’innovazione tecnologica (si pensi alla presenza degli operatori fin-tech che su questo tipo di infrastrutture hanno costruito anche le soluzioni per gestire taluni servizi di WA, se non l’intero menu delle diverse possibili opzioni di servizio). Il 2025 – dopo una breve stasi registrata nel 2024 che non aveva visto nuovi ingressi da parte di quest’ultimo tipo di realtà – registra invece l’ingresso di uno dei più grandi operatori di tale settore (un unicorno italiano) che si è strutturato con un’apposita divisione dedicata al WA e la cui capacità di investimento, anche in questo ambito, potrà fare la differenza. Analizzando la provenienza dei nuovi operatori entrati nel mercato dei Provider il dato più significativo va rinvenuto nella presenza di due Enti Bilaterali, organismi paritetici costituiti da associazioni datoriali e organizzazioni sindacali firmatarie di un contratto collettivo. La loro funzione tecnica è gestire attività e servizi previsti dalla contrattazione – per esempio formazione, sostegno al reddito, prestazioni integrative di welfare, osservatori sul mercato del lavoro, certificazioni o procedure di conciliazione – utilizzando risorse alimentate da contributi obbligatori o contrattualmente stabiliti. In questo caso, si sono anche dotati di una piattaforma che completa la propria tradizionale offerta di welfare dedicata ai lavoratori iscritti. Questa circostanza, oltre ad introdurre un nuovo canale diprovenienza dei Provider (portando la mappatura a 20 diversi “canali”) potrebbe aprire a successivi analoghi ingressi anche in conseguenza di un possibile effetto emulativo e sulla spinta di un rinnovamento operativo della bilateralità che, in effetti, risulta in ritardo rispetto alle evoluzioni tecnologiche che hanno sostenuto il complessivo sviluppo delle prassi di welfare nel mondo del lavoro.
Dal punto di vista della ripartizione per tipologia di Provider, il 2025 (al netto di uscite/ingessi come s’è detto in precedenza) registra dunque la presenza di 24 “puri”, 32 “ibridi” e 48 “reseller”.
I Provider che operano perseguendo finalità di beneficio comune in quanto Società Benefit, sono 15 (+1 vs. 2024), ossia il 14,4% del totale dei 104 attori mappati, segno che conferma la già rilevata progressiva maturazione della presa di coscienza della coerenza di questa qualificazione societaria rispetto alla natura dei servizi gestiti ed ai positivi impatti sociali di cui è capace il settore.
L’analisi della distribuzione territoriale dei Provider (Mappa 1) riflette quella della diffusione delle prassi di WA ed evidenzia la nettissima prevalenza di player basati nelle regioni del Nord (78 operatori presenti in totale). In particolare, in Lombardia si concentrano 46 Provider, seguiti dai 13 dell’Emilia-Romagna, dai 10 attivi in Piemonte e dai 7 ubicati nel Veneto. Nel Centro Italia sono presenti 9 player (tutti basati a Roma). L’area Sud e Isole registra ora la presenza di 4 Provider di cui due basati in Sardegna (e nella medesima provincia: Sassari) e per la prima volta la presenza di un operatore in Sicilia. Il dato conferma le permanenti criticità dello sviluppo del WA nell’area geografica in questione, come del resto confermato dalla letteratura e da numerose ricerche sulla diffusione nazionale del WA e sulla sua distribuzione territoriale.
La Lombardia e l’area metropolitana di Milano continuano ad essere gli insediamenti preferiti dai Provider. Qui, infatti, dei 91 Provider attivi a livello nazionale (al netto di 13 tra organizzazioni rappresentative ed Enti Bilaterali dotati di piattaforma in reselling) ne sono presenti ben 46 (di cui 42 nella sola Milano). Si conferma, quindi, il peso della metropoli lombarda dove opera il 46% dei Provider. A Milano continuano ad essere presenti in maggior numero anche tutte e tre le tipologie considerate (8 “puri”, 17 “ibridi” e 17 “reseller”). Le altre città, sedi di apprezzabili concentrazioni di operatori, sono: Roma (8), Torino (6), Bologna (5) e Vicenza (3).
Il mercato dei Provider sembrerebbe avviarsi verso un duplice approccio e quindi verso una duplice macro categorizzazione, rispettivamente, tra operatori tradizionali (attivi con le piattaforme web-based) e quelli molto spinti sull’hi-tech (aziende che, operando tramite card, possono transare i servizi di WA anche su circuiti bancari e/o che utilizzano App capaci di gestire i servizi di WA e progettate per la digitalizzazione integrale dei processi). A tutto ciò va aggiunto il ruolo che, per entrambi i cluster, rivestirà lo sviluppo di sistemi basati sull’A.I. che potrà condurre ad una accelerazione dei processi di differenziazione nonché ad un affinamento delle tecniche di analisi anche predittiva dei bisogni sociali dei lavoratori, con possibili impatti in termini di personalizzazione delle risposte. Come in molti altri settori, la transizione digitale giocherà un ruolo tanto nell’ambito dei Provider di WA, quanto in quello dei WIP.
Una seconda indicazione ci fa ritenere che l’altra area di grande dinamismo futuro sarà proprio quella della Welfare Integration non solo per la sua logica di fondo, ma anche perché, basicamente, sul piano gestionale l’effetto di sostegno generato dalle misure monetarie messe in campo dal Welfare Pubblico – per le imprese che ne introducono la conoscenza e ne favoriscono l’accesso da parte dei propri dipendenti – non comporta alcuno stanziamento aggiuntivo nei budget dedicati alle iniziative di welfare (i Public Benefit sono misure finanziate a livello statale, regionale e comunale). Questa convenienza dovrà quindi vincere altri ostacoli (una certa lentezza decisionale delle aziende, la non sempre viva attenzione degli HR Manager per gli sviluppi dei settori cui si rivolgono) piuttosto che i vincoli economici di spesa.
Lo sviluppo della presenza degli Enti Bilaterali rappresenta una terza, interessante incognita per il futuro. La loro presenza nell’ambito del mercato dei Provider apre la strada a prospettive di sempre maggiore integrazione delle fonti di finanziamento del welfare di natura contrattuale, anche se occorrerà verificare l’effettiva capacità di questi soggetti nel sostenere i ritmi e le regole di un mercato altamente competitivo.
Come si sarà compreso – e come avevamo anticipato nell’edizione 2024 di questo Report – siamo in una fase in cui si sta assistendo ad una rivitalizzazione del mercato sia quanto all’innovazione di prodotto, sia quanto all’innovazione di servizio. E si tratta di innovazioni delle quali potranno beneficiare sia le imprese, sia i lavoratori come anche le stesse misure di welfare (aziendale e pubblico) che, soprattutto se poste in sinergia – tramite la loro integrazione – potranno esprimere una maggiore efficacia nella risposta ai bisogni dei beneficiari ed anche una più razionale allocazione delle risorse da destinare al loro soddisfacimento.
Pesenti L., Scansani G. (2025), Welfare Aziendale: il Mercato dei Provider – Flash Report, VIII edizione, ALTIS – Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, dicembre 2025
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