La Digital Skills Academy Talent Garden unisce le forze con la società di Head Hunting internazionale Reverse per realizzare l’indagine “Il Futuro dell’HR”: un’analisi dettagliata e approfondita di quello che si cela dietro la professione degli HR
Dai risultati emersi dalla survey realizzata dalla Digital Skills Academy Talent Garden insieme alla società di Head Hunting internazionale Reverse, si evince chiaramente che l’HR non è più considerato come una figura strettamente legata all’amministrazione o al processo di selezione: al contrario, ora ne viene esaltata la sua funzione strategica che integra tecnologia, ascolto e leadership, superando il dibattito “automazione vs. umano”. Il 68,2% dichiara di investire prioritariamente su leadership e soft skills, mentre parallelamente il 52,9% riconosce l’AI come un alleato strategico e indispensabile, lasciando intendere come un HR sia ora una figura ibrida, aperta all’innovazione.
L’ambito HR, dunque, rappresenta un settore dove ancora prevalgono qualità come leadership, empatia, capacità di influenzare positivamente le persone, a discapito di automazione, algoritmi predittivi e intelligenza artificiale, che restano tecnologie di supporto ma non sostitutive della forza di relazioni autentiche o della credibilità di una guida.
CULTURA AZIENDALE
Secondo quanto emerso dalla survey, quasi il 50,6% degli HR Manager intervistati indica l’evoluzione della cultura aziendale come la sfida numero uno, davanti a temi comunque centrali come attrazione di candidati qualificati (42,4%), employee engagement (40%), upskilling/reskilling (30,6%) e retention dei top performer (29,4%). In questo quadro, la cultura viene prima di tutto, ed è da lì che si sviluppano a cascata le azioni per attrarre, motivare, far crescere e trattenere le persone giuste.
RETRIBUZIONE
Il settore professionale HR risente della contraddizione tutta italiana della mancata corrispondenza tra il valore attribuito a un ruolo e il suo riconoscimento in termini remunerativi, in particolare nei primi anni di carriera. Entrare nel mondo del lavoro HR e scegliere di rimanervi è una scelta che implica ancora sacrifici e fatica. Secondo i dati della survey, infatti, il 38,8% degli HR Manager colloca la RAL per profili junior (1-3 anni di esperienza) nella fascia 25-30K€, mentre il 23,5% parla di 30-35K€. Il 15,3% indica che la RAL di tali profili dovrebbe addirittura scendere sotto i 25K€, il 10,6% nella fascia 35-40K€ e solo l’11,8% indica che dovrebbe superare i 40K€.
Si evince dunque una concentrazione prevalente nella fascia 25-35K€, con una mediana che si attesta intorno ai 28-30K€. Quindi, oltre il 77% delle posizioni ha una RAL sotto i 35K€, segno che la funzione HR viene ancora trattata più come costo che come leva di business.
PIATTAFORME ANALYTICS
I dati indicano che il 57,6% degli HR Manager identifica piattaforme di HR Analytics come priorità assoluta. A seguire si trovano gli strumenti di employee listening (45,9%), i software di performance management (37,6%), le soluzioni di e-learning e sviluppo (27,1%) e gli ATS avanzati (23,5%). La fotografia ci restituisce un quadro ben definito: questi tool, da meri strumenti “operativi”, stanno diventando vere e proprie tecnologie strategiche, capaci di generare insight e guidare decisioni più intelligenti. La dominanza delle piattaforme analytics (57,6%) conferma la transizione verso un HR data-driven. Il dato sull’employee listening, in particolare, mostra una crescente attenzione all’engagement come leva di retention e produttività. La posizione relativamente bassa degli ATS (23,5%) suggerisce che molte organizzazioni li considerino ormai commodity, concentrando gli investimenti su tecnologie più strategiche.
FORMAZIONE
Il 56,5% degli HR Manager considera mentorship e esperienza sul campo le forme di apprendimento più efficaci, seguiti da business case pratici (43,5%), simulazioni di scenario realistiche (31,8%), networking con aziende (30,6%), mentre le certificazioni riconosciute raccolgono solo il 12,9% delle preferenze. La parità perfetta tra esperienza sul campo e mentorship (entrambi al 56,5%) indica che gli HR Manager riconoscono l’importanza sia dell’apprendimento pratico sia del supporto di figure esperte.
“Nel contesto attuale, l’Intelligenza Artificiale rappresenta una leva fondamentale per trasformare la funzione HR da ruolo operativo a asset strategico – afferma Davide Dattoli, Executive Chairman e Founder di Talent Garden – È una straordinaria opportunità di crescita e il vero vantaggio competitivo sarà dato dalla capacità delle aziende di integrare l’AI in modo consapevole, mantenendo al centro le competenze umane come leadership, ascolto ed empatia”.
“La survey evidenzia che l’AI è vista come alleato, non minaccia, e questo vale per ogni funzione aziendale – sostiene Alessandro Raguseo, CEO di Reverse – La vera sfida della ricerca e selezione oggi non è più solo trovare competenze tecniche, quelle evolvono sempre più rapidamente e si imparano, ma individuare persone che sappiano adattarsi, collaborare con l’intelligenza artificiale e guidare il cambiamento. Stiamo assistendo alla nascita di una nuova categoria di professionisti: i ‘change enabler’, persone capaci di fare da ponte tra innovazione tecnologica e crescita umana”
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