Con l’approvazione dell’emendamento, Casse e Fondi possono diversificare i loro investimenti e sottoscrivere più di un Pir nel limite del 10% del patrimonio
La legge di bilancio 2019 lo aveva compromesso ed è stato poi sbloccato. Via libera all’emendamento al decreto fiscale sui Pir, i piani individuali di risparmio, grazie all’intervento del vicepresidente della Commissione Finanze della Camera e componente del coordinamento di presidenza di Forza Italia, Sestino Giacomoni, riformulato dai due relatori Carla Ruocco (M5S) e Gian Mario Fragomeli (PD) .
“Maggioranza e opposizione insieme hanno finalmente inserito nel decreto fiscale, noto soltanto per le manette e per gli adempimenti fiscali e burocratici aggiuntivi, un provvedimento volto allo sviluppo ed al finanziamento delle piccole e medie imprese italiane”, si legge in una nota di Giacomoni.
Dopo l’ok tecnico, vengono così eliminati i vincoli che obbligavano le casse di Previdenza e i fondi di investimento a detenere un solo Pir ciascuno, come le persone fisiche. Oggi Casse e Fondi possono invece diversificare i loro investimenti, nel limite del 10% del patrimonio. Altra modifica consiste nel fatto che almeno il 5% della quota del 30% destinata ad investimenti in economia reale deve essere indirizzata astrumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib e Ftse Mid della Borsa Italiana o in indici equivalenti relativi a piccole e piccolissime imprese. In più non è più d’obbligo esplicitare la quota del 5% in venture capital.
Così, sottolinea Giacomoni, nel giro di dieci anni potranno essere raccolti dai Pir e indirizzati in economia reale e al finanziamento delle PMI, oltre 150 miliardi di euro di risparmi privati.
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Novembre 18, 2024