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06 Maggio 2019

I fondi pensione e le nuove normative europee. Un aggiornamento

I fondi pensione devono attivarsi in funzione delle nuove normative europee esercitando il loro ruolo di investitori istituzionali, vediamo come attraverso due contributi.

Intervistando Stefania Luzi, responsabile dell’area economia e finanza del Mefop, Carlo Giuro propone un articolo di approfondimento apparso su Milano Finanza relativo ai cambiamenti nel sistema di previdenza complementare a seguito della direttiva europea Iorp2, e alla direttiva ShareHolder rights da recepirsi entro il 10 giugno. Rispetto a questo orizzonte, Luzi si auspica che gli investitori previdenziali vengano spinti a un maggiore attivismo e dichiara che “alcuni fondi italiani abbiano già iniziato a esercitare il loro ruolo di investitori istituzionali, tali iniziative si sono focalizzate su politiche di engagement finalizzate a sensibilizzare le società partecipate sull’adozione di codici di condotta maggiormente rispettosi dei criteri Esg” (ndr in inglese Environmental, Social, Governance da cui l’acronimo ESG). Aggiungendo inoltre che le misure da adottare nello specifico devono riguardare innanzitutto la revisione interna, la funzione attuariale e il risk management.

In un altro articolo, Vitaliano D’Angerio su Plus24 riporta una dichiarazione molto netta di Lucia Anselmi, Direttore Generale della Covip, l’authority di vigilanza dei fondi pensione italiani presente al recente Salone del Risparmio di Milano: “la riforma Maroni del 2005 va applicata a tutti i fondi pensione ovviamente tenuto conto del differente peso soprattutto in termini di iscritti e di peso patrimoniale”. A tal proposito sul sito dell’authority e fino al 13 maggio è possibile visionare il documento di applicazione della normativa UE che mira in sintesi a:

  • rimuovere le barriere che ostacolano l’attività transfrontaliera degli enti pensionistici aziendali e professionali che nei vari Paesi sono regolati da normative differenziate (EPAP);
    predisporre un adeguato quadro di governance e di gestione del rischio;
  • armonizzare e rafforzare gli obblighi informativi degli enti pensionistici aziendali e professionali;
  • garantire un’adeguata vigilanza prudenziale da parte delle competenti autorità di vigilanza.

Per poter assolvere alla normativa, D’Angerio ha chiesto inoltre a Claudio Pinna, responsabile retirement & investment di Aon Italy, quali saranno i costi di questa manovra di adattamento: “Secondo le nostre stime, l’implementazione di tale normativa costerà a ciascun fondo non meno di 100 mila euro anno”, e rispetto alla linea di Covip aggiunge “la Covip ha preso una posizione chiara e stringente sia sull’applicazione sia sui tempi di applicazione della Iorp2. Una posizione che mi sento di condividere”. Riassumendo, riportiamo un indicatore sintetico dei costi ponendo un confronto in parallelo: su un periodo di 35 anni, un fondo pensione negoziale fa pagare commissioni in media dello 0,3% (minimo 0,1% – massimo 0,6%). Sullo stesso periodo temporale, un Piano Individuale Pensionistico (Pip) fa pagare invece commissioni in media dell’1,8 % con un minimo di 0,4% e un massimo di 3,5%.

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