4 Dicembre2024

Buoni pasto: tetto al 5% anche nel privato. Il via libera ieri alla Camera

Buoni pasto

Il Ddl Concorrenza fissa al 5% il tetto sulle commissioni per i buoni pasto, dopo il pubblico anche nel privato

Ieri la Camera ha votato il Ddl Concorrenza: 166 voti a favore e 117 contrari. Adesso il testo passerà all’esame del Senato, per riuscire a ottenere il via libera definitivo entro l’anno, uno degli obiettivi previsti dal Pnrr.

Tra le varie misure, rispetto al welfare aziendale viene istituito, anche per il settore privato, un nuovo tetto del 5% sulle commissioni per i buoni pasto, come avviene già nel pubblico. Il nuovo testo prevede che per tutti i ticket emessi entro il 1° settembre 2025 anno saranno applicate ancora le vecchie condizioni, cioè quelle già concordate con gli esercenti prima dell’entrata in vigore di questo disegno di legge. Nello stesso periodo, dal canto loro, le società emittenti potranno recedere dai contratti di fornitura in essere senza indennizzi o oneri.

Gli scorsi giorni, ANSEB (Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto) riportava in una nosta stampa le possibili conseguenze di questa approvazione che minerebbero il sistema welfare del paese con queste ripercussioni:

• Il blocco dei prezzi configurerebbe un aggravio dei costi per le imprese che acquistano i buoni pasto per  propri dipendenti. Con un tetto alle commissioni del 5%, le aziende clienti potrebbero riscontrare maggiori costi almeno per un 6% (differenziale tra l’attuale media commissionale e le future medie), stimabili in 180 milioni annui.

Tale maggiore costo di acquisto si riverbererebbe sul lavoratore, il vero beneficiario del buono pasto, che potrebbe vedersi in parte decurtato il valore facciale del titolo di legittimazione quotidiano. L’importo medio del buono pasto erogato potrebbe così tornare attorno ai 6 euro giornalieri (oggi siamo a 6,75 euro). Questo valore è già oggi talvolta messo in discussione e meriterebbe un boost per garantire una pausa pranzo maggiormente in linea con l’inflazione.

E inversamente proporzionali benefici per la distribuzione organizzata che godrebbe del maggiore vantaggio economico a fronte di prezzi saliti del 21% negli ultimi 2 anni (Rapporto Coop 2023) e un’ulteriore +4% nel 2024, a cui non è corrisposto un pari allineamento di stipendi o di benefit aziendali.

Lucia Medri

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