Il Premio Mecenate dello Sport “Varaldo Di Pietro” quest’anno ha festeggiato il suo decimo anniversario, a coronamento delle azioni rivolte all’inclusione sociale attraverso lo sport. Ogni attività della Fondazione è da sempre legata a specifici progetti solidali di carattere nazionale e internazionale, e chiunque può aderire e sostenere tali iniziative. A testimonianza dell’impegno è stata premiata, a Roma presso il Salone d’Onore del CONI, Bebe Vio, una delle testimonial italiane più importanti a livello globale, fondatrice dell’associazione art4sport creata insieme ai suoi genitori, e attivista del movimento WEmbrace, i cui eventi WEmbrace Games e WEmbrace Sport sostengono lo sport paralimpico. Fra gli ospiti d’onore anche la stella olimpica inserita nella Walk of fame Coni, Jury Chechi, insieme ad un altro campione italiano, Martin Castrogiovanni, rugbista azzurro e grande amico di Bebe Vio, che le è stato vicino, tutti i giorni per mesi, sostenendola in braccio e sulle spalle per consentirle la necessaria riabilitazione dopo gli interventi chirurgici subiti dalla campionessa veneziana.
“Non penso che l’attuale generazione di giovani debba essere chiamata ‘generazione divano’. A scuola mi dicevano sempre di scegliere qualcosa che porti lavoro. Ma ciascuna testolina ha un sogno dentro, non fatevi dire dagli altri quello che dovete fare”, ha affermato la campionessa, parlando dei suoi coetanei, sportivi e non solo. Secondo il Dott Giovanni Di Pietro Presidente della Fondazione Varaldo Di Pietro è infatti fondamentale “avvicinare i giovani allo sport nella modalità giusta, attraverso la dedizione di referenti illustri. Il nostro premio, ormai di caratura nazionale, crediamo rappresenti uno degli esempi migliori per avvicinare le persone, e soprattutto i giovani, ai veri valori dello sport. Un riconoscimento che dà risalto a figure e storie in cui lo sport è maestro di vita e può dare un indirizzo costruttivo alla formazione delle nuove generazioni, facendo scoprire loro il significato di valori come la lealtà, il coraggio, l’impegno, il sacrificio, la dedizione, la gioia di una vittoria e l’amarezza per una sconfitta, esattamente ciò che accade nella vita. E poi l’inclusione è sintesi finale della pratica agonistica che abbatte qualsiasi barriera sia nazionale che etnica e religiosa superando e annullando ogni diversità” .
La Fondazione inoltre promuove anche altre iniziative, in collaborazione con il Panathlon, finalizzate alla diffusione dello sport spesso con il coinvolgimento degli studenti. Tra i progetti di supporto più importanti, Di Pietro ha ricordato il sostegno agli Special Olympics, il movimento sportivo più grande al mondo, presente in 192 paesi , riservato ad atleti con disabilità intellettiva: “per noi è motivo di profondo orgoglio essere stati inseriti nella “Shriver Society”, l’esclusivo club dei principali donatori Special Olympics nel mondo. Nel solco di tale realtà abbiamo realizzato e donato al Comune di Latina nel 2019, il primo monumento in Europa dedicato all’inclusione sociale attraverso lo sport dedicato ad Eunice Kennedy, sorella di John F. Kennedy e fondatrice del movimento Special Olympics negli anni sessanta”.
Il presidente ha poi concluso: “l’inclusione è l’approccio mentale giusto per rispettare le nostre diversità, affinché tutte e tutti abbiano le stesse opportunità. In tal senso lo sport unificato, quello cioè in cui si gioca insieme a prescindere dalle caratteristiche fisiche o psicologiche della persona, senza che a nessuno importi se hai un cromosoma in più o una menomazione fisica, è la nuova frontiera dell’inclusione”.
Lucia Medri
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Novembre 18, 2024