18 Novembre2019

Welfare aziendale: aumentano i provider, in un anno 14 in più

Premio Socialis

In un anno 14 nuovi provider per il welfare aziendale. È uno dei dati che emerge dall’ultima edizione del Report sul mercato dei Provider di servizi gestionali di supporto al Welfare Aziendale, avviato nel 2018 grazie alla collaborazione tra ALTIS (Alta scuola Impresa e società dell’Università Cattolica) e l’advisor Valore Welfare Srl. A fine ottobre 2019 ne sono stati censiti 92, erano 78 dodici mesi fa.

“Rispetto ai dati presentati nell’ottobre 2018, si conferma l’evidenza di un mercato ancora in fase di robusta espansione: i soggetti censiti sono aumentati di 14 unità (+17,9%). Un anno fa i Provider erano infatti 78, di cui soltanto 30 proprietari di piattaforme (egualmente distribuiti tra puri e ibridi”). In crescita tutte le tipologie” si legge nel rapporto curato da Luca Pesenti, docente alla Cattolica e autore del volume Il welfare in azienda (Vita e Pensiero), che sarà disponibile in libreria dalla prossima settimana, e da Giovanni Scansani di Valore Welfare by Cirfood.

Il censimento realizzato sulla base delle informazioni raccolte dall’advisor Valore Welfare (aggiornato a ottobre 2019) evidenzia la presenza sul mercato di 92 Provider dei quali 37 sono proprietari della piattaforma (18 “puri” e 19 “ibridi”), i restanti 55 sono di tipo “reseller”. Per provider puri si intendono quelli proprietari della piattaforma con core business concentrato sui servizi di supporto al welfare aziendale; per provider ibridi quelli sempre proprietari della piattaforma, ma con core business concentrato su altre attività anche se sinergiche con quelle afferenti il welfare aziendale. I “reseller” sono quelli che utilizzano piattaforme non di proprietà.

Le piattaforme proprietarie sono dunque il 40,2% del totale (19,6% di “puri” + 20,6% di “ibridi”). Dunque la maggior parte degli operatori (59,8%) ha scelto la strada del “reselling”, pur non essendo affatto escluso (come in effetti già sta accadendo) che una parte di essi, dopo un periodo di “rodaggio” ed acquisito il necessario know-how possa in futuro mettersi “in proprio” e trasformarsi, a sua volta e a tutti gli effetti, in un Provider (di tipo “ibrido”).

Nel report si evidenzia la fortissima concentrazione geografica (nel Nord del Paese) degli operatori. “Quali sono le tendenze rispetto al 2018? Al di fuori dei 16 Provider puri di natura profit in crescita di 4 unità (cui si possono aggiungere anche i 2 “puri” di tipo non-profit), queste le tendenze più significative: le associazioni datoriali si segnalano come i soggetti più dinamici nel periodo e in valori assoluti: 10 soggetti attivi, +5 rispetto all’anno precedente; il terzo settore (comprendendo anche i 2 soggetti “Puri” già segnalati) entra in questo mercato con maggior convinzione, con 2 nuovi soggetti divenendo il terzo cluster più numeroso (insieme alle società di consulenza, anch’esse in crescita di 2 unità); si riduce la presenza di reseller specializzati (-3), categoria che probabilmente è destinata a divenire marginale a causa delle dinamiche del mercato; infine entrano nel mercato dei Provider una società finanziaria e una rete di servizi sanitari.

Marco Barbieri

 

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