Dal rapporto “State of Work-Life Wellness 2026” emerge che il 74% della Gen Z e il 68% dei Millennial dichiara di preoccuparsi di salute mentale e benessere psicofisico, rispetto al 59% della Gen X e al 55% dei Baby Boomer
L’86% dei dipendenti considera il benessere sul lavoro importante quanto lo stipendio, mentre l’89% afferma di ottenere performance e risultati migliori quando dà priorità al benessere. E ancora: il 64% dei lavoratori afferma che il proprio approccio al benessere è diventato più consapevole negli ultimi cinque anni, con le generazioni più giovani che danno l’esempio. Il 74% della Gen Z e il 68% dei Millennial dichiara di aver apportato miglioramenti significativi, rispetto al 59% della Gen X e al 55% dei Baby Boomer. Non si tratta solo di una tendenza generazionale, ma di un riassetto culturale, supportato dalla tecnologia e dai programmi di benessere aziendale che stanno iniziando a recuperare terreno. E’ quanto emerge dal rapporto State of Work-Life Wellness 2026 di Wellhub, piattaforma online di servizi per il benessere olistico in azienda, che ha condotto un sondaggio su oltre 5 mila dipendenti in 10 Paesi.
Metà dei professionisti della Gen Z, che afferma di non essere interessata a diventare middle manager, un ruolo tradizionalmente visto come un necessario trampolino di lancio verso la leadership senior. Al contrario, il 72% preferirebbe crescere come contributor individuale, concentrandosi sulla padronanza delle competenze e sulla gestione autonoma del lavoro piuttosto che sulla gerarchia. Quasi il 70% descrive il middle management come un’esperienza ad alto stress e a bassa ricompensa. Anche la loro visione della struttura aziendale si sta evolvendo: il doppio dei dipendenti della Gen Z preferisce modelli organizzativi piatti alle gerarchie tradizionali (Robert Walters, 2024). E solo il 6% afferma di aspirare a raggiungere i vertici aziendali (Deloitte, 2024). I dipendenti più giovani stanno portando il carico emotivo e mentale più pesante, ridefinendo il concetto di successo. Per loro, i titoli in azienda significano poco se non si sposano con uno scopo preciso, autonomia e senso di equilibrio. Tra i Millennial, il 56% riporta livelli di stress in aumento, mentre lo stesso vale per il 55% dei lavoratori della Gen Z, cifre che superano entrambe la crescita di stress percepita dai professionisti più maturi, come Baby Boomers 38% e Gen X 47%. E oltre allo stress generale, i gruppi più giovani sono i più propensi a segnalare sintomi frequenti di burnout.
In particolare, la Generazione Z è più attiva nell’adozione di strumenti digitali per il benessere — il 72% utilizza app di wellness ogni settimana — ma sono anche i più propensi a considerare la terapia come essenziale per il proprio benessere. Oltre i due terzi dei dipendenti della Gen Z (68%) affermano che la terapia è cruciale per il loro benessere generale, rispetto al 59% dei Millennial, al 45% della Gen X e a solo il 33% dei Baby Boomer.
Il rapporto State of Work-Life Wellness 2026 rivela che il cambiamento generazionale sta disegnando i contorni di un nuovo modello di successo professionale sostenibile, nel quale il supporto per la salute mentale, i ruoli flessibili e gli strumenti di benessere integrati sono parti non negoziabili dell’esperienza lavorativa. I lavoratori più giovani rifiutano, infatti, le nozioni obsolete di resilienza intesa come “resistere a tutti i costi” e stanno invece abbracciando approcci strutturati e proattivi alla cura di sé. La Gen Z e i Millennial costituiscono infatti l’80% degli iscritti ai fitness club a livello globale.
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