GoodHabitz: il 70% della forza lavoro nel Paese è alle prese con stress e burnout, il 13% dichiara di averli sperimentati in modo (molto) forte e solo il 50% ne discute apertamente con i propri manager
L’indagine di GoodHabitz, in collaborazione con l’agenzia Markteffect, nasce per ottenere una comprensione completa del panorama in evoluzione della salute mentale e del benessere sul lavoro, e prende in analisi oltre 24mila dipendenti a livello globale di 12 Paesi europei, tre Paesi dell’America Latina e l’Australia.
Il campione italiano è composto da 1277 persone di età compresa tra i 25 e i 65 anni attive lavorativamente, 1 su 2 ha scelto di affrontare le proprie difficoltà in modo isolato, senza chiedere supporto ai propri manager di riferimento: solo il 50% di loro si sente a proprio agio nel discutere di stress, ansia, attacchi di panico e altri disturbi all’interno dell’azienda.
GoodHabitz rivela che in Italia, così come in tutti i Paesi esaminati, la gestione dello stress emerge come la principale abilità in grado di influire positivamente sul benessere (35%), a pari merito con le competenze digitali. Tuttavia, la capacità di comunicazione (28%), il coaching e la leadership (28%), la gestione del tempo (26%), sono quasi altrettanto importanti. Ciò sottolinea l’urgente necessità di una formazione completa sia per i manager che per i team all’interno delle organizzazioni, per sviluppare quelle competenze cruciali per la comunicazione efficace, l’empatia e la risoluzione dei problemi. Emerge così che il primo tema su cui lavorare per la formazione dei manager è l’ascolto: la maggior parte dei dipendenti (67%) preferisce che i propri manager si occupino regolarmente del loro benessere.
Gijs Coppens, psicologo sanitario e fondatore delle piattaforme di psicologia OpenUp & iPractice, condivide alcune linee guida pratiche per promuovere una cultura del supporto sul posto di lavoro: “Creare un ambiente sicuro e solidale in cui la vulnerabilità e l’onestà siano accettate e incoraggiate è fondamentale per stimolare una cultura del benessere: i leader dovrebbero dare il giusto esempio condividendo le proprie esperienze e il modo in cui hanno superato le sfide, ma anche incoraggiare conversazioni significative. In particolare, potrebbero trovare il tempo, durante le riunioni, di ascoltare realmente i collaboratori, porre le domande giuste e dare loro lo spazio di cui hanno bisogno per esprimersi”.
In Italia, quattro dipendenti su cinque vedono una correlazione tra la felicità sul lavoro e l’impatto sul loro benessere generale (80%), sottolineando quanto il lavoro e la vita privata siano interconnessi. Sempre secondo i dati della ricerca, il benessere finanziario/economico continua a svolgere un ruolo fondamentale nella soddisfazione lavorativa (74%). Allo stesso tempo, l’importanza dello sviluppo personale è in costante crescita (81%) e più di 7 professionisti su 10 (76%) pensano che questo aspetto potrebbe aumentare la loro felicità sul lavoro.
“I dati raccolti in Italia parlano chiaro: la “crisi silenziosa” messa in atto dalla metà delle risorse è un fenomeno iper-diffuso a livello culturale su cui non si può chiudere un occhio. Diventa allora essenziale per i manager delle aziende investire nella crescita personale, aiutando ogni risorsa a raggiungere il proprio potenziale e costruendo così un ambiente di lavoro sano e positivo” ha affermato Paolo Carnovale, Country Manager di GoodHabitz.
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Novembre 18, 2024