Clutch: L’AI può alleggerire il carico cognitivo, ma se gestita male diventa un moltiplicatore di stress e iperconnessione. Secondo il Work Trend Index 2025 stilato da Microsoft, i lavoratori vengono interrotti in media 275 volte al giorno, circa ogni due minuti
“Il rientro a settembre porta a galla nuove sfide, comuni a molte aziende: pressioni per mantenere alti gli standard spesso si scontrano con le aspettative dei dipendenti, sempre più interessati a tutelare il proprio equilibrio vita-lavoro” spiega Lorenzo Cattelani, CEO e Founder di Clutch – “ Tuttavia, sebbene il lavoro sia diventato sempre più veloce, digitale e frammentato, non significa che debba essere anche meno umano o sostenibile”.
Tre strategie per non cadere nella trappola dell’“infinite workday”:
1. Difendere il tempo di concentrazione (Deep Work):
Studi di neuroscienze cognitive mostrano che dopo un’interruzione. Pianificare blocchi orari senza notifiche e comunicarlo esplicitamente al team consente di recuperare “ore nette” di produttività strategica.
2. Rallentare i flussi comunicativi:
Le ricerche sull’overload informativo evidenziano che la richiesta costante di risposte immediate alimenta il cosiddetto “cognitive switching penalty”: ogni cambio di task comporta una perdita fino al 40% di efficienza. Ripensare le policy interne (ad esempio introducendo “quiet hours” o riducendo l’urgenza delle risposte) significa non solo rispettare i tempi altrui, ma anche ridurre costi nascosti di produttività.
3. Gestire l’AI come strumento liberatorio, non come acceleratore:
Gli algoritmi possono automatizzare fino al 40% delle attività ripetitive. Ma l’impatto positivo avviene solo se il tempo liberato non viene riempito da nuove attività a basso valore. Le aziende più avanzate destinano quelle ore a creatività, formazione e benessere, trasformando la tecnologia in un volano di crescita personale e non in un amplificatore di pressione.
Il “quiet quitting non è una fuga ma una forma di autodifesa
Luglio 17, 2025