19 Novembre2025

Report Assindatcolf 2025: la domanda di assistenza cresce, ma l’offerta regolare diminuisce

Assidatcolf

Pubblichiamo i risultati del Rapporto 2025 di Assindatcolf “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”

Negli ultimi vent’anni l’Italia ha perso oltre 1,1 milioni di giovani e guadagnato più di 3,2 milioni di over 65, di cui 1,7 milioni ultraottantenni. Entro il 2035 il numero dei giovani continuerà a calare di altri 1,3 milioni, mentre gli anziani cresceranno di quasi 2,8 milioni, con un ulteriore incremento degli ultraottantenni (+17%). Nonostante l’aumento della popolazione anziana, il lavoro domestico regolare sta calando, le assistenti familiari invecchiano e oltre metà degli addetti opera in nero. È la fotografia che emerge dal Rapporto 2025 di Assindatcolf Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico, che sarà presentato alle 16.30 al Chiostro del Bramante, alla presenza dei partner del progetto editoriale: Giorgio De Rita segretario generale Censis; Marie Beatrice Levaux presidente della federazione europea Effe, Luca Di Sciullo presidente del Centro Studi e Ricerche Idos e Gianluca Donati consigliere dell’Ordine nazionale dei Consulenti del Lavoro. A moderare l’evento, intitolato “Lavoro domestico e welfare familiare: dal dato alla proposta” sarà Pablo Rojas, con la partecipazione delle giornaliste Donata Columbro e Marianna Aprile.

Un Paese che invecchia

Tra il 2005 e il 2025 la popolazione con età fino a 17 anni è scesa da 9.903.161 a 8.764.137 (–11,5%), mentre gli over 65 sono saliti da 11.318.594 a 14.573.173 (+28,8%) e gli ultraottantenni da 2.845.688 a 4.591.547 (+61,4%). Le proiezioni 2025–2035 confermano la tendenza: nel 2035 i giovani scenderanno a 7.431.752 (–1.332.385), gli anziani over 65 cresceranno fino ad arrivare a 17.355.350 (+2.782.177) e gli ultraottantenni arriveranno ad essere 5.386.347 (+794.800). Nel 2024 gli over 65 che vivono soli sono 4.551.000, in aumento rispetto ai 3.695.000 del 2014. Anche questo, secondo le proiezioni, è un numero destinato a crescere: 5.423.000 nel 2034 e 6.256.000 nel 2044. “Questi dati – sottolinea Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – raccontano un’Italia che ha cambiato e continuerà a cambiare volto, che in futuro non troppo lontano avrà sempre più bisogno di cura. Per ogni anziano ci sarà sempre una famiglia, o la società stessa, che dovrà organizzarsi per garantire assistenza quotidiana”.

Lavoro domestico regolare in calo, aumentano gli irregolari

Negli ultimi anni il lavoro domestico regolare ha registrato un calo significativo: il numero dei lavoratori iscritti all’Inps è, infatti, sceso da 975.200 nel 2021 a 817.400 nel 2024 (–16,2%). Nell’ultimo anno poi, per la prima volta, le badanti (413.000) hanno superato le colf (404.000), confermando la prevalenza delle attività di cura. Quanto alle età dei lavoratori: tra il 2021 e il 2024 gli under 29 sono passati da 71.000 a 35.000 (–50,2%), la fascia tra i 30 ed i 54 anni è scesa da 563.000 a 420.000 (-25,4%), mentre gli over 55 sono cresciuti da 342.000 a 362.000 (+6,1%), risultando l’unica fascia in aumento. Parallelamente, i datori di lavoro domestico sono diminuiti da 988.529 nel 2022 a 919.576 nel 2023 (–7%). “È qui che la logica si spezza – spiega Zini – la domanda di assistenza cresce, ma l’offerta regolare diminuisce: i lavoratori calano, i datori diminuiscono e la forza lavoro invecchia senza un ricambio generazionale. Il risultato è un sistema che non riesce più a rispondere ai bisogni reali delle famiglie. A questo va sommata la piaga del lavoro nero”. Secondo il Rapporto 2025 Family (Net) Work, il tasso di irregolarità nel comparto domestico è, infatti, salito dal 50,2% nel 2020 al 53,3% nel 2023, contro una media nazionale del 12–13%. “È la conferma di una fragilità strutturale: l’irregolarità non è un problema morale, – commenta Zini – ma il sintomo di un sistema che scarica interamente sulle famiglie il peso, soprattutto economico, dell’assistenza. Sono loro che sostengono da sole gran parte dei costi, anche a fronte dei recenti aumenti retribuitivi che scatteranno con il nuovo anno, per cui una badante convivente a tempo pieno potrà arrivare a costare 1.800 euro al mese. Detrazioni e deduzioni rimangono troppo basse, non esistono crediti d’imposta e manca una vera compartecipazione pubblica alla spesa, tutti elementi che rendendo difficile scegliere la regolarità. A questo si aggiunge la questione ‘decreti flussi’: per come sono attualmente configurati non sono in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze delle famiglie. Non è più un problema di quote: serve un sistema moderno e rapido, altrimenti il settore domestico non potrà sostenere la crescente domanda di assistenza”.

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