Salute e assistenza

29 Agosto 2019

Fare più figli per avere più welfare

Il recupero della sostenibilità demografica dovrebbe essere tra i primi obiettivi del futuro governo

Evitando di gridare alla catastrofe, non possiamo fare a meno tuttavia di gettare allarme rispetto alla crisi demografico-economica diffusa ormai in tutti i paesi occidentali, con un tasso di fertilità sceso al di sotto del cosiddetto “ricambio naturale”: 2,1 figli per donna. In Europa il paese con il livello di natalità più alto è la Francia con 1,9 mentre in Italia ci attestiamo intorno al 1,3. Questi i dati riportati da Maurizio Ferrera nell’articolo apparso sul Corriere della Sera. Lo scenario si presenta alquanto preoccupante: se non si giunge a una svolta, la popolazione del nostro paese potrebbe scendere, già nel giro di trent’anni, da 60 a 50 milioni.

Le cause sono dipendenti dalle condizioni del mercato del lavoro e del welfare unite al consequenziale ritardo nelle nascite: in Italia il primo figlio si concepisce di media intorno ai 32 anni. Numerosi stati hanno scelto di ovviare a un simile futuro rispondendo con politiche “creative” mirate proprio a favorire il concepimento: dalle “giornate nazionali del concepimento” in Giappone, durante le quali le aziende chiudono qualche ora prima, alle danesi “copulation holidays” riservate alle giovani coppie senza figli, fino ad arrivare in Russia in cui oltre alla giornata del concepimento, il 12 settembre, è stata introdotta quella della nascita, 9 mesi dopo, il 12 giugno, che ha visto un sensibile incremento della fertilità.

Se gli altri paesi hanno risposto con soluzioni più o meno clamorose – la Germania lo ha fatto in maniera sistematica e continuativa con le misure prese negli anni Duemila dall’attuale neopresidente dell’Unione Europea Ursula von der Leyen, che introdusse congedi familiari più lunghi, incentivi per i padri, il diritto ad un posto negli asili nido per ogni bambino e la riduzione delle imposte – l’Italia sembra invece non avere consapevolezza di questo suo “ritardo vitale” e non sembra tantomeno prestare attenzione alle analisi degli esperti. Ci auspichiamo dunque che il nuovo governo si preoccupi di provvedere a un necessario e strutturato piano di recupero della sostenibilità demografica: cosa succederebbe se la popolazione fosse composta solo da pensionati? Ciascun lavoratore, qualora riesca ad esserci un ricambio, finirebbe col dover sostenere un anziano intero e uno per metà.

Ludovica Urbani

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