Salute e assistenza

16 Maggio 2023

Alzheimer in Italia: welfare lento e non ancora digitalizzato

alzheimer

Secondo l’ultima rilevazione dell’ISS, in Italia sono oltre un milione i pazienti con demenza (di cui circa 600 mila con demenza di Alzheimer) e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari. Con Luca Vigilante, amministratore delegato Opera Don Uva – Universo Salute, parliamo del welfare dedicato, e di quello dimenticato

In che modo lo Stato e il PNRR potrebbero colmare il gap che il sistema sanitario nazionale attualmente non riesce a soddisfare per le patologie neurodegenerative?

Lo Stato e il PNRR possono dare un contributo fondamentale nell’ambito della cronicità delle malattie neuro degenerative a partire soprattutto dalle patologie dementigene. Questo si potrà fare grazie ad una spinta verso l’utilizzo della regolamentazione della tecno assistenza, verso la digitalizzazione di tutte quelle pratiche obsolete trasformate in strumenti di facile e rapido accesso, soprattutto se guardiamo alle consulenze, alle diagnosi rapide, ad alcuni esami fondamentali che oggi possono essere effettuati in digitale e quindi con l’azzeramento delle distanze fisiche e riducendo le tempistiche. Fondamentale a livello istituzionale riconoscere in maniera chiara e regolamentata la validità degli strumenti digitali che dovranno appunto operare in tal senso. Bisognerebbe rendere obbligatorio il fascicolo sanitario digitale, ma anche le cartelle socio sanitarie, in quanto in questi documenti possono essere conferiti tutti gli esami nonché i consulti medici e sanitari. Stiamo infatti registrando un brusco rallentamento di questi processi, motivo di un esponenziale aumento delle liste d’attesa verso tante esigenze di cura, di diagnosi, di assistenza e di consulenza specialistica. Per tale ragione diviene fondamentale riattivare quelle Best Practice che si sono viste nella pandemia e che hanno contribuito positivamente al superamento della fase più complessa e critica. Oggi è necessario riacquisire quello spirito e quella dinamica intensiva per superare definitivamente la lentezza del settore sociosanitario. La digitalizzazione sarà utile anche per tutte quelle questioni burocratiche che vengono ancora lavorate mediante modelli cartacei, presenze fisiche (di Care Giver o pazienti fragili) e che restano la spina nel fianco di un settore che deve definitivamente abbattere le barriere analogiche, e anacronistiche.

Considerando l’assistenza sanitaria per i malati di Alzheimer su tutto il territorio nazionale, qual è la percentuale da voi assistita e in che modo il vostro centro è un’eccellenza?

La Puglia è la quarta regione d’Italia con più alto numero di malati di Alzheimer, dall’inizio dell’anno abbiamo svolto circa 50 visite ambulatoriali, accolto circa 163 pazienti in riabilitazione alzheimer ed il modulo residenziale specifico per pazienti alzheimer è al completo. Dunque la nostra presenza sul territorio è concreta. Il nostro centro è un’eccellenza sul territorio pugliese in quanto siamo l’unico in grado di assicurare un setting assistenziale completo, dall’esordio della patologia alle fasi avanzate grazie all’équipe multidisciplinare che opera nei reparti e alla grande attenzione verso la persona che poniamo in ogni fase terapeutica.

Quali sono le tipologie di trattamenti da voi garantiti?

Le tipologie di trattamenti garantite riguardano le varie fasi della patologia: disponiamo dell’ambulatorio cdcd per la fase di esordio e diagnosi a cura del neurologo specialista e del neuropsicologo, del centro diurno, in cui il paziente con autonomie si reca per svolgere attività occupazionali quotidianamente, la riabilitazione alzheimer, in regime di ricovero 60 gg e la RSA modulo Alzheimer per la degenza del paziente in regime residenziale con assistenza. Il trattamento del paziente alzheimer è sia farmacologico che non farmacologico, con la stimolazione cognitiva e la fisioterapia.

Esiste una formazione specifica e se sì, come sono strutturati i piani di aggiornamento continuativo del personale?

La formazione del personale è una tematica a noi cara per poter garantire la qualità delle prestazioni offerte ai pazienti fragili. Oltre ai corsi obbligatori previsti per legge sulla sicurezza sul lavoro, periodicamente vengono svolti piani di formazione particolareggiati, redatti ogni anno, sia del personale sanitario che amministrativo, su tematiche di rilevanza operativa specifica per le aree di competenza. Inoltre, vi sono percorsi di inserimento dei neoassunti, per la peculiarità delle prestazioni erogate.

A che punto sono le indagini riguardanti i casi di maltrattamenti segnalati nella vostra struttura e in che modo la direzione si è resa disponibile a collaborare?

Le indagini sono ancora in corso se non altro per la complessità e la gravità delle contestazioni fatte alle persone che si presume essere responsabili. L’organizzazione, come già dichiarato all’indomani delle contestazioni apprese, nei confronti di questi lavoratori e lavoratrici, pose subito rimedio con la sostituzione speculare dei profili per annullare l’effetto negativo delle misure cautelari inflitte alle persone coinvolte. Inoltre vi sono state integrazioni ed aggiornamenti nelle pratiche inerenti le relazioni con le lavoratrici ed i lavoratori, e dunque sono state potenziate una serie di misure già presenti nell’organizzazione, finalizzate alla prevenzione di dinamiche avverse all’umanizzazione delle cure e dell’assistenza. Noi continueremo a fornire massima collaborazione e apporto a tutte le autorità che vorranno avere maggiori chiarimenti ed approfondimenti perché è stata sempre la nostra missione. Già nell’ambito delle indagini, allorquando erano secretate, la nostra organizzazione si rese disponibile con determinazione al procedimento in atto.

Abbiamo letto di recenti tensioni da parte dei sindacati relative alla contrattazione, cosa sta succedendo e quali sono le principali sigle a cui sono iscritti i dipendenti?

Non le definirei tensioni quanto piuttosto delle questioni che si trascinano da qualche tempo e che riguardano un ultimo step nelle relazioni sindacali, quello dell’aggiornamento del contratto collettivo di tutte le lavoratrici ed i lavoratori della Universo Salute che attendono (e che noi chiaramente sosteniamo) il contratto collettivo di maggior favore ovvero quello dell’AIOP, Associazione Italiana Ospedalità Privata. Va da se che in questa dinamica relazionale è fondamentale il ruolo della Regione Puglia che dovrà concretizzare anche in termini economici la riclassificazione dei pazienti afferenti l’ex istituto Ortofrenico con i nuovi setting assistenziali attualizzati e che la nostra struttura ha in carico. Vi è stata inoltre una commissione a carattere accademico e pubblico, una commissione terza nominata dalla Regione Puglia, la quale ha riconosciuto l’aggravamento e la complessità assistenziale di gran parte dei pazienti rinvenienti dagli ex istituti ortopedici per i quali è stata acclarata la necessità di maggiore cura, terapia ed assistenza, elemento che comunque è sempre garantito ai pazienti in carico. Il perfezionamento di detta riclassificazione implica un adeguamento delle tariffe che non si è concretizzato e che è determinante per il passaggio al nuovo contratto. Tutti gli altri temi posti alla base della relazione sindacale sono stati ampiamente rispettati ed adempiuti dando anche un profilo virtuoso a detta relazione. Manca l’ultimo tassello forse il più importante proprio per decretare un patto aziendale solido e virtuoso che non potrà che dare benefici ulteriori alle persone che si rivolgono alla nostra offerta di cura.

Lucia Medri

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