Nuovi modelli di formazione manageriale e di business si impongono in un mondo in cui l’equilibrio tra tematiche sociali, ambientali ed economiche è sempre più necessario, affinché il ruolo delle aziende vada oltre l’impresa investendo nella riqualificazione del territorio e della comunità di appartenenza. Approfondiamo questi aspetti con Gaetano Zarlenga – Co Founder e Direttore organizzativo di The Good Business Academy
Da circa una ventina d’anni si parla di crescita qualitativa, un’inversione di paradigma rispetto all’analisi quantitativa dello sviluppo che non comprende però gli indici di sostenibilità sociale. Si tratta soltanto di un approccio umanistico filosofico o di un nuovo sistema economico finanziario?
Da cittadini, innanzitutto, sappiamo quanto queste tematiche sociali siano dominanti a livello sia nazionale che riguardo ciò che accade in Europa, mi riferisco per esempio all’Agenda 2030, allo sviluppo sostenibile e all’economia circolare. Se allarghiamo lo sguardo poi, ci rendiamo conto che il capitalismo è in crisi, le operazioni di inclusione e esclusione su cui è basato hanno generato l’impoverimento di alcuni sistemi di risorse rispetto ad altri. Le logiche push di trenta quarant’anni fa non funzionano più.
Un’impresa for good è quindi sostenibile innanzitutto, armonica con le persone, attivatrice di sinergie win-win con altre aziende con le quali si condividono dei valori. Il cambiamento è quindi non solo nei modelli di management ma prima di tutto di mindset per cogliere le tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale e esconomica. I risultati devono essere analizzati oltre i confini dell’impresa e nel loro impatto sul territorio, intercettando i bisogni della società civile.
Il vostro percorso su quali asset è impostato, per cosa si contraddistingue e quali obiettivi si prefigge?
Il nostro è un percorso trasformativo. Partiamo da teorie manageriali che considerano l’impresa come un organismo vivente: un approccio sia teorico che pragmatico, in armonia con il contesto nel quale opera, esprimendo valori che non guardano solo il profitto ma soprattutto il bene comune. Può sembrare scontato ma molte aziende faticano a entrare in questa ottica, il cambiamento non è affatto banale e può comportare degli extra costi ma bisogna comprendere che questi sono degli investimenti che favoriscono la competitività e l’attrattività delle stesse.
Oltre ai modelli di management, auspicate di conseguenza anche un cambiamento nella leadership?
Il modello passa per le persone e quindi impatta inevitabilmente sulle leadership. Il o la manager che immaginiamo deve avere delle caratteristiche rivolte all’orizzontalità, un coach (leggi gli approfondimenti su questa figura ndr), autorevole più che autoritaristico che sviluppi empatia e attenzione per il proprio personale. Figure che impostino relazioni basate sulla fiducia e non sul controllo. Secondo la mia esperienza di direttore, il modello espresso nel codice civile del “buon padre di famiglia” è ormai obsoleto e non basta più. Credo piuttosto debba essere sostituito con quello materno, forte e gentile allo stesso tempo.
Questo modello di educazione a quali realtà può essere rivolto, soltanto al mondo delle imprese?
Il tema della community è per me fondamentale, anche e soprattutto per quanto riguarda gli ambiti di coprogettazione internazionale all’interno della quale si condividono valori comuni. Due settimane fa abbiamo presentato un progetto realtivo alla creazione di un modello di sviluppo sostenibile rivolto alle catene artigianali del Mediterraneo il cui evento finale si è svolto a Beirut. In questo contesto abbiamo incontrato tutti i soggetti partecipanti, gli stakeholders ma anche i ricercatori ribadendo l’importanza per un’impresa di essere un organismo, come dicevo prima, aperto alle relazioni, poroso nei confronti degli altri players, università, istituzioni e enti locali.
The Good Business Academy nasce nel 2022, in questo anno quante persone vi hanno preso parte e quali risultati sono stati raggiunti?
L’Academy nasce nel 2022 sulla spinta dell’esperienza del CUEIM fondato nel 1982 (Consorzio Universitario di Economia Industriale e Manageriale che comprende un network di 27 Università ndr). A questa struttura sono subentrati partner di ricerca fondamentali come InVento Lab e B Lab Europe per creare una contaminazione positiva. Sin dall’inizio hanno fatto parte dell’Academy soggetti che si contraddistinguono per un’azione territoriale come Assopopolari, Associazione nazionale fra le banche popolari, e FederTerziario; per quanto riguarda la promozione abbiamo coinvolto AssoBenefit e la Fondazione Cattolica, ciò ha fatto sì che l’inaugurazione del corso beginner a maggio, abbia visto la partecipazione di 28 partecipanti. La diffusione delle nostre tematiche è stata portata al Festival dello sviluppo sostenibile promosso da ASvis e nel Forum Nazionale sullo Sviluppo Sostenibile promosso dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.
Avete progetti all’attivo o in cantiere?
Proprio a febbraio, abbiamo attivato un progetto finanziato dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica sul vettore cultura e sostenibilità imperniato sui nostri temi e finalizzato alla costruzione di una piattaforma multi attoriale che permetterà di condividere le best practice e nuove metodologie di formazione per la promozione di questa nuova cultura.
Lucia Medri
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Novembre 18, 2024