3 Maggio2023

La blockchain per il futuro del mercato del lavoro. Un match possibile?

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La Fondazione Ateneo Impresa, da trent’anni attenta alla formazione in ambito manageriale e alle innovazioni tecnologiche che influenzano, e direzionano, il mercato del lavoro, ha dato vita a The Blockchain Management School, la prima scuola italiana di alta specializzazione dedicata alle professioni del futuro. Un’intervista al fondatore e presidente Romolo De Stefano

Anche le scuole di specializzazione devono reinventare i propri modelli di studio per offrire al mercato del lavoro nuovi professionisti, cercando di colmare il gap tra domanda e offerta di profili esperti in ambito IT. Secondo una recente stima Assintec-Assiform in Italia ci sono 89mila posti di lavori vacanti nel settore IT e di questi circa 57mila rappresentano opportunità di lavoro accessibili anche per professionisti non laureati. Dati che si inseriscono in un contesto caratterizzato da job hopping, ampio turnover e Grandi Dimissioni (leggi la ricerca del Politecnico di Milano) visto che, secondo il Ministero del Lavoro, lo scorso anno 2,2 milioni di persone si sono dimesse volontariamente (+14% sul 2021). Fenomeno che ha interessato anche il Comune di Roma come analizzato in un corposo dossier che fa riferimento a oltre 120mila dimissioni volontarie registrate nella Capitale nel 2021.

Per questo, Ateneo Impresa, fondata nel 1990 dal presidente Romolo De Stefano con l’obiettivo di innovare forme, metodologie e contenuti della formazione manageriale in Italia, ha dato vita a The Blockchain Management School,  che proprio il prossimo 16 maggio terrà il suo Digital Open Day per la partecipazione al Master Lab il cui inizio è previsto per il 6 ottobre. Con De Stefano, ci siamo confrontati sull’impostazione di questi modelli formativi e in che modo caratterizzano il presente, e il futuro.

In cosa consiste questa formazione per le professioni del futuro? Cosa differenzia i modelli di apprendimento della Blockchain Management School dagli altri?

Se partiamo dall’applicazione delle cosiddette tecnologie esponenziali – intelligenza artificiale, realtà virtuale, blockchain, tematiche innovative che appartengono al mondo digital – constatiamo che alcune professioni che hanno da sempre caratterizzato il mondo del lavoro saranno sostituite e/o diventeranno obsolete. Per gestire nuove applicazioni servono allora nuove competenze. The Blockchain Management School, nata formalmente nel 2018, è figlia dell’esperienza più che trentennale della Fondazione Ateneo Impresa contraddistintasi sin dal 1990 per la formazione relativa alle professioni emergenti, e delle quali c’è domanda di mercato. Il nostro metodo non si basa su un approccio accademico ma consiste in un percorso applicativo: “impara oggi quello che puoi fare domattina sul posto di lavoro”, perché le aziende richiedono profili e strumenti per operare subito in chiave digitale.

Dal vostro punto di vista come sta cambiando il mercato del lavoro e come, di conseguenza, devono adattarsi i corsi di formazione per determinare opportunità di assunzione e sviluppo delle carriere?

Il posto fisso è stato sostituito nella vita professionale di oggi dall’alternanza di due, tre, quattro professioni diverse. Una delle caratteristiche fondamentali è possedere dunque una specializzazione, cioè una competenza verticale non generalista e, allo stesso tempo, un’adattabilità orizzontale. Questo determinerà in futuro che buona parte dei prossimi lavori non potranno basarsi solo sulla formazione universitaria ma sul mercato. Consideriamo inoltre che l’esperto di blockchain è stato inserito nella classifica di LinkedIN tra le professioni più richieste già a partire dal 2020, mentre l’esperto in AI è una delle figure più ricercate perché ve ne è carenza sul mercato.

Di cosa parliamo quando parliamo di Blockchain?

Secondo l’ultimo report dell’OCSE, la Blockchain è stata inserita tra le dieci innovazioni dirompenti in grado di fare da driver nel mercato del lavoro, secondo McKinsey coinvolgerà circa il 90% delle aziende nel mondo e si stima che mancano oltre il 60% tra manager e specialisti in blockchain rispetto alla domanda. Inoltre è opportuno decostruire una lettura che è stata finora utile per certi versi e meno per altri, ovvero che l’equazione blockchain uguale bitcoin, per la quale la suddetta tecnologia coincide con la criptovaluta, è in realtà parziale. La blockchain è la tecnologia sottostante per la quale bitcoin e crypto sono soltanto una delle applicazioni possibili in ambito finanziario, la più nota certo ma non l’unica. Altre consistono ad esempio nella gestione dell’identità digitale, del registro automobilistico, nelle applicazioni di archivio del mondo accademico, ma anche nella sanità, basti pensare alla catalogazione delle cartelle cliniche: e poi per banche e assicurazioni, i registri scolastici… E a questi mondi dovrebbero corrispondere profili specializzati nella progettazione e scrittura dei codici, nello sviluppo del marketing relativo, nel potenziale del Metaverso e NFT.

A quali target vi rivolgete, finora quanti allievi e allieve avete avuto e qual è il profilo di chi vi ha scelto?

Potremmo pensare che il bacino di persone maggiormente interessate a questo ambito di studio provenga da una formazione tecnica, in realtà, secondo i nostri dati, questo numero è ibridato da allievi e allieve che hanno studiato discipline umanistiche, come sociologia, filosofia, storia dell’arte, o anche giurisprudenza, e che considerano la blockchain lo studio del futuro. A conferma dell’aspetto multidisciplinare e trasversale di questa competenza. Nel dettaglio, la nostra formazione si rivolge a un target di neofiti, sviluppatori e project manager. Nati negli anni Novanta, abbiamo finora formato circa 20mila nuovi professionisti/e, e con la The Blockchain Management School circa 800. Nonostante la nostra sede sia a Roma, le classe sono composte, per il 90%, da persone provenienti da altre regioni d’Italia, e anche da piccoli centri in provincia.

Solo uomini o ci sono anche giovani professioniste interessate?

Il dato è interessante: sono molte le richieste che provengono da professioniste già formate e già lavoratrici, una percentuale in costante crescita, del 15% circa. Le professioniste non solo riconoscono le potenzialità di questa tecnologia ma anche la trasversalità dell’applicazione lavorativa che prescinde dall’ambito settoriale.

I vostri percorsi di formazione sono creati “ad hoc” per professionisti e dipendenti di Aziende Nazionali e Multinazionali, Istituzioni, PMI e Startup. Quali sono le case history più significative e in che modo i corsi vengono profilati per ciascuna realtà?

Accanto ai percorsi strutturati a cui facevo riferimento, proponiamo anche modelli formativi per l’eterogeneità del mondo aziendale, i progetti su misura costruiti insieme e pensati per la singola realtà sono quindi la soluzione migliore. Tra quelli più significativi ne ricordo alcuni rivolti a Radio Dimensione Suono e ai suoi ottanta dipendenti circa, a SARA Assicurazioni, che si sta concludendo in questi giorni; abbiamo svolto anche corsi per Terna S.p.A. e Accenture, e poi ERG, Angelini, Lamborghini, ad esempio. Un mix tra le loro richieste e la nostra offerta che ci aiuta a calibrare ogni volta le soluzioni migliori.

Lucia Medri

 

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