Greenvest, l’azienda fondata nel 2011 da Carlo Capogrossi Colognesi e Luciano Brusadelli, è attiva nel settore dell’efficienza energetica a livello nazionale ed internazionale ed opera come Società di Servizi Energetici integrati certificata (ESCo). Intervista al CEO e founder Luciano Brusadelli
A contribuire alla transizione verso la sostenibilità, ci pensa una realtà romana fondata circa dodici anni fa grazie all’intraprendenza e lungimiranza di due amici ricercatori poco più che trentenni. La creatività e l’osservazione del presente sono stati da sempre i requisiti indispensabili per Greenvest, che ha per obiettivo la riduzione dei consumi energetici dei propri clienti, pubblici e privati. Ricordiamo ad esempio l’ultimo accordo siglato per il progetto di relamping del centro commerciale Carrefour di Pavia che ha previsto la sostituzione di 782 corpi illuminanti tradizionali con 782 corpi illuminanti a tecnologia led. Il relamping è stato eseguito sia nelle zone interne, con la sostituzione di 463 corpi illuminanti, sia nelle zone esterne con la sostituzione di 274 corpi illuminanti. L’intervento ha generato per il centro commerciale un risparmio energetico pari al 69% e 137631.34 kg di CO2 evitati. Il risparmio generato corrisponde ad aver piantato 2222 alberi. Per questa Energy Service Company (ESCo) la sostenibilità non è però solo energetica ma riguarda anche la vita, professionale e non, dei suoi collaboratori e collaboratrici. Con Luciano Brusadelli, abbiamo parlato di come il momento di transizione che stiamo vivendo non deve comportare soltanto il risparmio economico finanziario ma deve essere accompagnato da un cambiamento di mentalità innanzitutto sul posto di lavoro e poi in casa.
Greenvest quando nasce, qual è l’età media del personale e da chi è composto (percentuale presenza maschile e femminile)?
Fondata a Roma nel 2011 da due ragazzi, Greenvest è una società ESCo che si occupa di efficienza energetica e ambientale, composta oggi da oltre 100 collaboratori, la cui età media oscilla tra i 25 e i 35 anni, e una proiezione di fatturato di 70 milioni di euro. Greenvest è un gruppo composto da altre aziende controllate come la Wave Electric, che si occupa di installazioni elettriche e di lavori edili; la Greenvest Technologies, per quanto riguarda la progettazione tecnologica, e inoltre la partecipata Maxa Engineering, nella quale stiamo entrando al 51%, che fa progettazione edile rivolta all’adeguamento sismico delle strutture e sistemi di sicurezza. Nata tramite un esperimento di efficientamento energetico in un piccolo negozio di via Sabotino, Greenvest è oggi una realtà che opera nel mercato nazionale e internazionale intervenendo su complessi sistemi ingegnerizzati che permettono a aeroporti, ospedali, ministeri, centri commerciali di poter ottenere la stessa performance in termini di output con una riduzione di energia necessaria, a favore quindi di aziende energivore.
La nostra prima dipendente è stata una donna, chiamata anche “mamma Greenvest”, e ad oggi la componente femminile ricopre quasi il 50% della forza lavoro, percentuale che cambia nel comparto della Wave Electric all’interno del quale vi è una preminenza di operai. Per il resto, tanto nella progettazione, organizzazione che in ambito architettonico, sussiste un rapporto paritario tra personale maschile e femminile di cui siamo molto soddisfatti perché il gruppo è competente e si è consolidato attraverso una crescita in parallelo sia nella formazione che nei rapporti umani. Scegliamo i nostri collaboratori e collaboratrici in base alle loro competenze, e sempre più spesso sono proprio le donne ad avere le qualità da noi ricercate. Offriamo anche un bonus mamma dedicato a ciascun nascituro per sostenere le lavoratrici.
In che modo Greenvest è attenta alla sostenibilità nei confronti dei suoi collaboratori e collaboratrici? Quali azioni welfare la contraddistinguono?
È evidente che passiamo ormai più tempo in ufficio che a casa e, nonostante si faccia ancora molto poco affinché il luogo di lavoro sia un ambiente vivibile e accogliente, noi cerchiamo invece di impegnarci al massimo per attuare questo cambiamento. Ad oggi, ci troviamo a lottare contro lo smart working e il nostro concorrente è la casa, rispetto alla quale noi prediligiamo mantenere la presenza del nostro personale in sede. I contratti di Greenvest non prevedono il lavoro da remoto ma lasciano liberi i collaboratori di decidere cosa fare delle proprie giornate. L’orario d’ufficio è quindi organizzato all’insegna della flessibilità e del raggiungimento di obiettivi ai quali le ragazze e i ragazzi si adeguano. I nostri uffici sono ambienti piacevoli, ripensati come spazi di condivisione e relazione, proprio ultimamente ci siamo allargati con altri 900mq, di cui meno della metà saranno utilizzati per le postazioni lavoro. Vogliamo infatti creare un luogo dove poter passare parte della propria vita privata: aree ricreative all’avanguardia, una nursery, verde e piante all’esterno e all’interno fino al soffitto, e uno spazio per fare sport. Lo smart working deve essere visto anche dal punto di vista dell’alienazione, stare sempre a casa non aiuta il benessere psicologico né la produttività e l’efficienza del team working: non vogliamo il nostro personale in sede per controllarlo, ma perché crediamo nell’importanza della socialità.
Rendere gli uffici degli ambienti sostenibili è il nuovo trend del momento. Come dovrebbero essere adeguati e quali sono le norme da rispettare?
Greenvest ha da sempre un occhio di riguardo nei confronti della sostenibilità sia per i suoi clienti che per i luoghi di lavoro. Tutti gli ambienti sono pensati in maniera ecologica e dotati di verde stabilizzato. Ci stiamo ora focalizzando sul risparmio idrico che è un percorso un po’ più lungo rispetto a quello energetico che è stato, ed è tuttora, la task quotidiana. Da anni, perseguiamo l’attenzione sostenibile attraverso impianti a LED, pompe di calore, fotovoltaico, accensioni e spegnimenti delle macchine in automatico. La norma italiana prevede la certificazione 50.001 a garanzia di un percorso virtuoso di efficientamento degli ambienti di lavoro, e rispetto alla quale Greenvest è già molto avanti, nonostante per le piccole e medie imprese sia molto difficile ottenerla, per questo chiediamo al Governo di pensare a degli adeguamenti normativi per permettere a tutte le realtà, a prescindere dalle dimensioni, di ottenere questo riconoscimento a livello nazionale. Un’ulteriore, e importante, scelta di sensibilità sostenuta da Greenvest riguarda la completa eliminazione delle plastiche non sostenibili all’interno degli spazi di lavoro.
La lotta alla siccità è una questione relativa al welfare sociale sempre più urgente: nella vita di tutti i giorni a quali strumenti possiamo ricorrere per combattere la mancanza d’acqua?
Il consumo dell’acqua è un tema a noi caro, nell’ultimo anno abbiamo investito nell’efficienza idrica, non soltanto nella rete distributiva in mano a pochi player, ma anche nel piccolo utilizzatore di acqua, in ufficio come a casa. Le nuove tecnologie, a partire dalla sostituzione dei rubinetti, permettono di mantenere le stesse abitudini ma con un notevole risparmio dell’80, 90%. Le abitudini sono le più difficili da cambiare ma – per quanto riguarda l’esperienza di Greenvest che ha iniziato undici anni fa a fare i conti con alcune resistenze perché non si percepiva ancora la crisi energetica attuale – posso garantire che è possibile e, adesso, quantomai urgente. Alla base vi è la necessità di comunicare, spiegare e divulgare al meglio questi adeguamenti che comportano anche un beneficio economico. Ad oggi la maggior parte delle richieste non provengono dai privati, nonostante l’acqua sia un costo piuttosto alto per le famiglie, e che si alzerà ulteriormente, perché siamo ancora nei limiti della soglia d’urgenza. Tuttavia si sta sviluppando un interesse e sta crescendo l’informazione. Al contrario, i grandi agricoltori industriali sono i primi clienti che iniziano a chiederci delle soluzioni alternative per il risparmio idrico che non inficino la spesa e la produttività.
Sia in ambito lavorativo che familiare, quanto costa la sostenibilità e quanto fa guadagnare?
Il costo è sempre zero e alla lunga ci si guadagna anche. Le aziende, da un lato, dovrebbero però investire maggiormente in questi programmi attraverso l’assunzione di professionisti e lo Stato, dall’altro, dovrebbe prevedere l’erogazione di sostegni economici atti ad abbassare i costi, sia nel privato che nel pubblico. Sostanzialmente, quello che costa è adeguarsi al cambiamento e avere fiducia in esso.
Lucia Medri
L’educazione finanziaria potenzia il welfare aziendale
Novembre 18, 2024