31 Marzo2021

Tra previdenza e welfare Zaffina (Cassa Forense): tutele sì, ma solo se sostenibili

Nicolino Zaffina

Nicolino Zaffina, candidato alla presidenza di Cassa Forense, rivendica la necessità di assicurare un welfare sostenibile e di sistema per tutti, anche liberi professionisti

“Forse abbiamo esagerato”. A Nicolino Zaffina piace andare contro corrente, ma lo fa a ragion veduta. Con acribia e competenza. L’esagerazione consiste nel tentativo di dare protezione a tutti, indistintamente, in questa fase drammatica dell’emergenza sanitaria e della domanda di welfare che viene da tutti, compresi i liberi professionisti. L’avvocato Zaffina è candidato alla presidenza di Cassa Forense, una delle maggiori casse previdenziali privatizzate, dedicata ai 245mila avvocati italiani.

“Intendiamoci, il mio impegno è quello di assicurare tutele ai colleghi e a tutti coloro che esercitano professioni liberali, ma devono essere tutele sostenibili, compatibili con i livelli di assistenza, con le caratteristiche dell’attività professionale e con le possibilità di verifica dell’effettività del bisogno”. Non è un programma elettorale, tantomeno un appello demagogico; anzi, il contrario. L’avvocato Zaffina, infatti, continua la sua riflessione sul welfare dei liberi professionisti con un pensiero non allineato al mainstream: “Credo che le Casse abbiano replicato i medesimi errori fatti dallo Stato, utilizzando tanto denaro, che però ha dato un sollievo soltanto momentaneo alle categorie professionali. Gli aiuti legati all’emergenza spesso si sono sovrapposti a quelli erogati dallo Stato, mentre interventi più mirati, magari sul fronte degli esoneri contributivi, avrebbero inciso di più, favorendo un rapporto migliore con la variegata platea dell’Avvocatura italiana”.

In un articolo sul Riformista, all’inizio della pandemia, l’avvocato Zaffina scriveva: “Non è possibile sprecare risorse tramite interventi dettati dall’emotività del momento, ma è indispensabile ripensare al mondo della previdenza obbligatoria. Il problema di tutti sarà quello della liquidità… La difesa dei sistemi previdenziali si attua, dunque, mediante un sostegno concreto all’iscritto nel rapporto con il mercato creditizio e con l’abbandono, per un congruo periodo, di logiche sanzionatorie in caso d’inadempimento dell’obbligo contributivo”.

Il sostegno di un ente previdenziale non può rivolgersi solo all’immediato, si deve acquisire una logica di sistema e di sostenibilità “senza rinunciare alle caratteristiche della libera professione” aggiunge Zaffina. Eppure molto spesso i liberi professionisti si sono lamentati, in quest’anno trascorso nell’incubo Covid, di non poter avere le tutele dei lavoratori dipendenti. “È purtroppo inevitabile che sia così – insiste Zaffina nella sua battaglia contro la demagogia – come possiamo considerare un professionista alla stessa stregua di un lavoratore dipendente? Il rischio è insito in ogni attività autonoma, sia essa libero-professionale o d’impresa. Ogni professionista o imprenditore deve mettere in conto un periodo di contrazione del reddito, si passa attraverso gli insuccessi, non solo attraverso gli accidenti gravissimi come la pandemia”.

Un primo passo verso tutele concrete è stato fatto con il cosiddetto decreto sostegni (d.l. n. 41 del 22.03.2021) che prevede contributi a fondo perduto anche per i liberi professonisti. Al proposito l’avvocato Zaffina esprime il proprio favore “non tanto per l’entità delle somme che arriveranno nelle tasche degli avvocati, davvero poco significative, ma perché per la prima volta i liberi professionisti sono stati inseriti nel capitolo attività produttive e finalmente parificati alle piccole e medie imprese, in una visione moderna e non miope del mondo professionale, nel rispetto delle normative del nostro ordinamento e di quello europeo”.

Parlare di welfare, per chi si candida a guidare una delle maggiori Casse previdenziali privatizzate, vuol dire parlare soprattutto ai giovani ai quali “non dobbiamo suggerire illusioni ed, anzi – prosegue Zaffina – dobbiamo lanciare un messaggio realistico. La prima tutela è quella che si costruisce con la propria professionalità, con impegno e dedizione. I giovani devono investire sul proprio sapere e crederci fino in fondo, hanno risorse infinite ma devono assumere consapevolezza che avventurarsi nella libera professione vuol dire avere vantaggi e svantaggi; qualche opportunità in più, qualche sicurezza in meno”.

Il rapporto con i giovani resta essenziale. Come ricorda Zaffina, “l’essenza delle gestioni previdenziali sta nel “patto generazionale” che unisce i tre tempi del vivere umano: passato, presente e futuro. I sistemi previdenziali resisteranno se tutti ci crediamo e non farlo significherebbe perdere la speranza nel futuro. Serve, tuttavia, «un’azione comune, no a vecchi schemi», occorre superare gli stereotipi di genere, che frenano anche sul piano reddituale la metà dell’avvocatura, ormai declinata al femminile e mettono a rischio la tenuta dell’intero sistema previdenziale”.

Due ultime considerazioni: sulla professione e sul rapporto delle Casse con lo Stato.

A proposito della professione, il tema della sostenibilità attraversa anche il numero della platea degli iscritti. Non sono troppi 245mila avvocati in Italia? “La crescita esponenziale del numero degli avvocati è ormai un fenomeno che appartiene al passato, la categoria è a crescita zero e presto ci sarà una lenta decrescita del numero degli iscritti agli Albi. Il vero problema, per gli avvocati e per il Paese, è però l’attività di produzione normativa, che è frenetica, farraginosa, spesso contraddittoria. Ciò crea non poche difficoltà alle nostre Pubbliche amministrazioni nella concreta applicazione delle varie normative con una conseguente litigiosità nei rapporti con i cittadini e con le imprese. Da qui la sempre crescente domanda di servizi legali e di giustizia che, però, finisce con l’intasare le aule giudiziarie e appesantire la macchina giudiziaria, di per sé priva di risorse adegute in termini di uomini e mezzi. La giustizia è quindi lenta, perciò stesso percepita come improduttiva dai cittadini e dalle imprese, che mal sopportano il costo di un servizio giustizia inefficiente e tardivo. Questa è la principale causa della crisi reddituale della categoria”. Cosa fare allora per migliorare il servizio Giustizia? Quali riforme proporre? “La vera riforma della Giustizia passa da una razionalizzazione delle fonti normative e dall’efficientamento della Pubblica amministrazione (Pa). Non può aversi una Giustizia veloce ed incisiva senza una Pa effettivamente al passo coi tempi”.

Spesso però l’iscrizione agli Albi più che come vero e proprio esercizio professionale è visto come un’area di parcheggio, in una fase del mercato del lavoro che è stagnante. Che cosa pensa al proposito? “La risposta è nei numeri. In Calabria si contano 7 avvocati su mille abitanti, in Veneto solo 2,6 su mille, il che significa che la densità degli avvocati e degli iscritti agli albi professionali è maggiore laddove il mercato del lavoro non è in grado di assorbire la domanda dei laureati”. Anche l’avvocatura ha una componente di precarizzazione, per questo c’è chi insinua la convenienza di una convergenza di tutti i professionisti nell’Inps. Ha senso? “No, meglio le Casse previdenziali privatizzate che, tranne rarissimi casi, confermano negli anni ottimi risultati di gestione, mentre la previdenza pubblica accumula ogni anno deficit spaventosi, ripianati con danaro pubblico”. La pandemia ha fatto ritornare una diffusa voglia di Stato nel Paese. Anche nell’orizzonte della previdenza dei liberi professionisti? “Lo Stato deve stabilire poche regole per le Casse e ritagliarsi esclusivamente il ruolo del controllore. E a chi vorrebbe controlli ancora più stringenti sugli investimenti finanziari delle Casse, dico che noi abbiamo codici di regolamentazione efficaci e sottoposti al controllo dei nostri collegi sindacali, degli advisor, della Corte dei Conti, della Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali, della Covip e dei nostri iscritti, che, in definitiva, sono i più diretti interessati ad una corretta gestione del patrimonio della categoria”.

Per concludere c’è una necessità di controllo – “quello possibile, quello esercitabile” aggiunge Zaffina – ma c’è un’altrettanta necessità di fiducia: “Vale per i cittadini, vale per le Casse. Lo Stato deve fidarsi, vigilare ma fidarsi. Altrimenti prevalgono le logiche frenanti. Si inibisce l’azione per timore che sia un’azione contraria alla legge. Vigilare sempre, ma senza bloccare le attività. Vale per la vita e per l’intrapresa dei cittadini, vale per le attività gestionali e finanziarie delle Casse. No agli ingranaggi burocratici, ai controlli “di dettaglio”, che diventano irragionevoli oltre che irrealizzabili; sono figli di una cultura che diffida del privato. Noi avvocati coltiviamo la cultura del risultato, degli obiettivi raggiunti e condivisi”.

Marco Barbieri

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