L’ombra della grande crisi si allunga sui mercati finanziari e oscura le prestazioni anche dei fondi di previdenza complementare. I dati del primo trimestre 2020 sono da oggi disponibili sul sito di Covip. Inevitabile una performance negativa sui rendimenti.
Nel comunicato diffuso dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione si legge che “le ripercussioni della crisi sui listini azionari sono state pesanti, peraltro a partire da livelli storicamente elevati: nei principali Paesi, gli indici dei corsi sono scesi di circa il 20- 25 per cento; la volatilità è risalita su livelli non registrati dai tempi della crisi finanziaria del 2008. Mostrando comunque una tenuta di fondo, i risultati delle forme complementari ne hanno risentito”. Nel primo trimestre del 2020 i rendimenti medi sono stati in generale negativi. “Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi negoziali hanno perso il 5,2 per cento; il 7,5 e il 12,1, rispettivamente, i fondi aperti e i PIP di ramo III, caratterizzati in media da una maggiore esposizione azionaria. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato positivo (0,4 per cento)”.
Uno sguardo di medio-lungo periodo, più adeguato alla valutazione delle performance dei fondi pensione, fa dire alla Covip che “l’impatto della crisi appare più limitato. Nei dieci anni da inizio 2010 a fine 2019, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,6 per cento per i fondi negoziali, al 3,8 per i fondi aperti e per i PIP di ramo III, e al 2,6 per cento per le gestioni di ramo I. Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del TFR è stata pari al 2 per cento. Aggiungendo ai dieci anni gli ultimi tre mesi, i rendimenti medi annui composti scendono al 3 per cento per i fondi negoziali e i fondi aperti e al 2,4 per i PIP di ramo III; restano pari al 2,5 per cento i prodotti di ramo I. La rivalutazione del TFR nello stesso periodo si conferma al 2 per cento”.
Alla fine di marzo 2020 il numero di posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari è di 9,185 milioni; la crescita nel primo trimestre, 68.000 unità (0,7 per cento), è stata limitata rispetto ai trimestri precedenti. A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,325 milioni di individui. I fondi negoziali registrano 32.000 posizioni in più (1 per cento), portandone il totale a fine marzo a 3,192 milioni. L’incremento maggiore lo ha registrato il fondo rivolto ai lavoratori del settore edile, per il quale opera l’adesione contrattuale, seguito dal fondo destinato ai dipendenti pubblici, ancora peraltro caratterizzato da un livello di adesioni che rimane contenuto rispetto alla platea potenziale. Nelle forme pensionistiche di mercato, i fondi aperti contano 1,570 milioni di posizioni, crescendo di 19.000 unità (1,2 per cento) rispetto alla fine del 2019. Per i PIP “nuovi” il totale delle posizioni è di 3,437 milioni, in aumento di 18.000 unità (0,5 per cento).
Le risorse destinate alle prestazioni a fine marzo 2020 sono pari a circa 180 miliardi di euro; peraltro il dato non tiene conto delle variazioni nel trimestre dei fondi preesistenti e dei PIP “vecchi”. Il patrimonio dei fondi negoziali, 53,7 miliardi di euro, risulta in diminuzione del 4,3 per cento rispetto a fine 2019. Nei fondi aperti sono accumulati 21,6 miliardi di euro, 35 miliardi nei PIP “nuovi”; nel primo trimestre, la flessione è stata, rispettivamente, del 5,7 e dell’1,4 per cento. Per tutte le forme, il calo delle risorse nel trimestre è spiegato in massima parte dalle perdite in conto capitale a fronte di una sostanziale stabilità dei contributi rispetto al passato. La più contenuta flessione nel caso dei PIP “nuovi” è riconducibile alla valutazione delle attività in base al metodo del costo storico che viene utilizzata per le gestioni di ramo I, che costituiscono la maggior parte del settore.
Oltre ad esaminare l’ordinario flusso di segnalazioni e documentazione, che sta pervenendo dagli operatori senza soluzione di continuità, in questo periodo di emergenza sanitaria, la COVIP ha posto in essere un’indagine che ha coinvolto un campione di fondi rappresentativo del settore, al fine di verificarne l’andamento in via più immediata e diretta. Le risultanze di queste prime analisi costituiranno oggetto di ulteriori accertamenti e verifiche.
I primi riscontri hanno consentito di rilevare una adeguata proattività delle forme pensionistiche complementari sia per quanto attiene alla continuità operativa, sia in ordine alle modalità di interazione con gli iscritti. In alcuni casi, la complessa congiuntura ha anche fornito spunto per l’incentivazione di meccanismi volti a valorizzare l’interlocuzione online e a facilitare le modalità di presentazione da parte degli aderenti delle richieste di prestazioni. In considerazione dell’andamento negativo dei mercati finanziari, la gran parte dei fondi pensione negoziali ha divulgato sul proprio sito (spesso attraverso le newsletter, talvolta mediante comunicati ad hoc) l’invito a non compiere scelte sull’onda emozionale, che potrebbero comportare il consolidamento di perdite. Molti fondi hanno consentito la possibilità di annullare le richieste di switch, anticipazione, trasferimento o riscatto già presentate dagli iscritti.
Quanto alle prestazioni, al momento non si è registrato un incremento delle richieste, ancorché in situazioni di difficoltà un aumento sia da ritenersi fisiologico. In linea generale, si ricorda, poi, che già da tempo la COVIP ha dettato disposizioni, recepite in tutti gli ordinamenti dei fondi pensione, che consentono agli iscritti, anche una volta maturato il diritto alla prestazione pensionistica, di non richiedere immediatamente la prestazione stessa e mantenere quindi la propria posizione in gestione, valutando il momento più opportuno per l’uscita dalla fase di accumulazione in funzione delle proprie esigenze e delle contingenti condizioni di mercato.
Marco Barbieri
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