Altra fondamentale area di intervento è il percorso di accompagnamento alla transizione sostenibile delle imprese, dedicando misure per finanziare investimenti in ottica ESG ed economia circolare. La trasformazione delle imprese in chiave di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) accresce infatti il valore della loro competitività, al tempo stesso l’adozione di modelli di business “circolari” sarà un fattore fondamentale per la crescita e il rilancio dell’economia italiana. Su queste premesse sono già attivi i nuovi S-Loans, che si affiancano al plafond destinato da Intesa Sanpaolo ad investimenti in Circular Economy. Si tratta di una linea specifica di finanziamenti volti a supportare le iniziative delle imprese verso la transizione sostenibile, che in pochi mesi dalla loro introduzione hanno già messo a disposizione oltre 800 milioni di euro per progetti realizzati da piccole e medie imprese. Un’ulteriore linea verso la transizione sostenibile riguarda gli interventi a favore dell’efficientamento e della riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano. Intesa Sanpaolo ha attivato, fin da agosto 2020, soluzioni per l’acquisto dei crediti fiscali legati al Superbonus previsto dal Decreto Rilancio. In pochi mesi il Gruppo ha raccolto richieste da parte delle imprese per oltre 13.000 progetti di riqualificazione per un controvalore di 1,8 miliardi di euro, che salgono a 35.000 includendo anche le richieste dirette da parte di privati e condomìni.
Il rafforzamento dell’offerta e delle strutture consulenziali dedicate a operazioni di finanza straordinaria per PMI rappresenta una ulteriore area di intervento di ‘Motore Italia’. L’obiettivo è favorire la crescita dimensionale delle imprese attraverso operazioni di M&A, rafforzamento patrimoniale o soluzioni di finanza innovativa quali l’emissione di bond. La nuova proposta di Intesa Sanpaolo è in grado di assecondare le evoluzioni del contesto di mercato, essendosi dotata in IMI CIB di una struttura per la finanza straordinaria dedicata alle PMI, che riserva un servizio di assistenza dalla nascita del bisogno fino all’execution dell’operazione, analogamente a quanto viene usualmente fatto con le imprese di grandi dimensioni. L’offerta è ulteriormente rafforzata in quanto include strumenti finanziari innovativi e bond con garanzia pubblica e contribuisce a rafforzare il legame delle imprese con gli interlocutori istituzionali. Grazie alla collaborazione con Elite di Borsa Italiana, sono già state avviate esperienze come i basket bonde Elite Lounge per le PMI. Si tratta di un supporto specialistico innovativo dedicato alle PMI rispetto a una operatività di norma riservata solo alle aziende di grandi dimensioni, che ha già sostenuto oltre 300 deal per un controvalore di oltre 4,5 miliardi di euro.
5.Soluzioni non finanziarie e partnership qualificate
Il quinto pilastro del Piano mette a disposizione delle PMI strumenti per favorirne l’orientamento alla digitalizzazione e allo sviluppo anche attraverso servizi non finanziari. Per colmare il gap in ambito digitale, Intesa Sanpaolo ForValue e le sue società partner offrono alle imprese supporto nel posizionamento digitale per rafforzarne la presenza sul web e garantirne la competitività nel mercato attuale e potenziale. Inoltre, grazie alla nuova realtà operante nel Gruppo, Intesa Sanpaolo RentForyou, le PMI potranno optare verso il noleggio operativo a lungo termine come soluzione alternativa all’acquisto dei beni strumentali.
“A distanza di un anno dalle prime misure intraprese per la tenuta dell’economia, Intesa Sanpaolo si conferma fedele alleato delle PMI adottando con tempestività, in questa fase ancora critica, la misura più idonea e indispensabile per offrire loro maggiore tranquillità finanziaria: l’estensione della durata dei finanziamenti in essere. Da un lato si allunga così l’orizzonte di rientro del debito, dall’altro si consente alle aziende di pianificare investimenti che siamo pronti a sostenere con nuovo credito per 50 miliardi di euro”, ha dichiarato Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. “Dall’inizio della pandemia abbiamo fronteggiato le emergenze con iniziative ed erogazioni della Banca dei Territori per le PMI pari a 45 miliardi di euro nel 2020” – continua Barrese – “sostenendo la gestione degli impegni finanziari di breve termine, finanziando la liquidità e intervenendo con la sospensione delle rate e con specifici interventi sui settori più colpiti. Ora è il momento di fare un passo in più per accelerare insieme il rilancio, con un impegno orientato a un futuro sostenibile dal punto di vista economico, ambientale, sociale. Solo investendo sulla crescita e sulla transizione digitale e sostenibile saremo in grado di recuperare tempestivamente la nostra competitività sul mercato interno ed estero”.
FOCUS 1 GREGORIO DE FELICE Chief economist Intesa Sanpaolo
Lo scenario macroeconomico e le leve per un rilancio della crescita
Secondo lo studio presentato oggi da Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, per il biennio 2021-22 è previsto un graduale ritorno alla normalità con una ripresa più stabile a partire dal terzo trimestre. Negli Stati Uniti le vaccinazioni procedono a velocità accelerata rispetto all’Europa e l’immunità di gregge potrebbe essere raggiunta in luglio. La crescita globale del PIL è vista al 5,3% nel 2021, dopo il -4,1% del 2020 con un ruolo trainante di Asia e Stati Uniti. I flussi commerciali internazionali sono previsti in netta ripresa al +12,4% dopo il -9,4% del 2020. La ripresa dell’economia italiana sarà parziale rispetto alla caduta del PIL subita nel 2020 (+3,7% dopo -8,9%). Sarà importante però porre subito le basi per una crescita stabilmente più elevata e sostenibile, una volta terminati gli effetti legati agli investimenti del programma Next Generation. Per l’Italia è essenziale realizzare riforme che accrescano la produttività e il potenziale di crescita: occorre intervenire nel campo della P.A., della giustizia civile, del fisco e della concorrenza. Un altro fattore di supporto è rappresentato dall’eccesso di risparmio che si è creato nel 2020. Se infatti il tasso di risparmio delle famiglie tornasse quest’anno ai livelli del 2019, ne deriverebbe una crescita aggiuntiva sui consumi pari a 80 miliardi di euro. È salita la leva finanziaria delle imprese ma meno di quanto accadde con la crisi del 2011. In termini di recupero del fatturato, sono ben posizionate le filiere del farmaco e dell’alimentare, insieme ai servizi avanzati. È atteso un buon recupero per il settore delle costruzioni grazie all’ecobonus. Le misure di policy hanno ridotto il fabbisogno di liquidità e fatto decollare i prestiti alle imprese: nel corso del 2020 il flusso netto di prestiti alle società non-finanziarie è stato pari a 63 miliardi, sostenuto dai prestiti con garanzia pubblica. Un reale cambio di passo sarà però possibile solo aumentando il livello degli investimenti, soprattutto immateriali, recuperando il gap che si è accumulato nell’ultimo decennio: sono 128 i miliardi di investimenti in più se l’Italia avesse seguito la stessa dinamica della Germania. È necessario investire sul green e sul digitale. La transizione ambientale è una straordinaria opportunità per accelerare la crescita e renderla più sostenibile, interrompendo lo sfruttamento delle risorse naturali e ambientali. La transizione green diverrà sempre più forte e desiderata dalle popolazioni in particolare da quelle più giovani. È in continua crescita la domanda di investimenti che tengano conto dei fattori ambientali, sociali e di governance: i fondi d’investimento sostenibili, a livello globale, hanno raggiunto asset totali per un controvalore pari a 1.000 miliardi di dollari e sono cresciuti del 35% rispetto a fine dicembre 2019.
FOCUS 2 NANDO PAGNONCELLI, Presidente IPSOS
Sentiment sociale e delle imprese
Il 2020 è stato un anno imprevedibile, conclusosi con un ampio pessimismo, bilanciato però da un incremento delle imprese che ripongono fiducia in una ripresa della situazione economica del Paese. La situazione economica è giudicata ben più grave di quella finanziaria del 2008-2011, e l’orizzonte temporale per uscirne è medio-lungo: per 4 aziende su 10, ci vorrà un anno prima che la situazione possa normalizzarsi, per altre 4 il periodo sarà anche più lungo, 18 mesi o più, solo 2 su 10 sono più fiduciose. Nonostante le previsioni allarmanti, aggravate dalla grande incertezza sul futuro, le imprese riescono comunque ad intravedere all’interno della propria azienda più opportunità che rischi, e sicuramente – a differenza della precedente crisi – il recovery fund e l’attivismo delle banche centrali sembrano offrire una maggiore tranquillità. Inoltre, la pandemia ha fatto emergere l’urgenza di una maggiore digitalizzazione delle imprese, e le potenzialità che da questa possono derivare; anche il mercato italiano ha fatto intravedere opportunità di crescita, di sviluppo di nuovi canali, in cui avere spazio per il lancio di prodotti e servizi innovativi e, in generale, cogliere le sfide che il tema della sostenibilità lancia alle imprese. La digitalizzazione sarà sicuramente centrale per la crescita; le aree che più verranno investite dalla digitalizzazione, sempre secondo le imprese, saranno l’area del customer care, del marketing e comunicazione, della gestione degli ordini, quindi quelle che governano la relazione col cliente. Nonostante la crescita dell’E-commerce generata dalla pandemia, il canale rimane ancora poco sviluppato dalle aziende italiane: oggi è utilizzato direttamente o tramite market place da meno di un’azienda su 3, mentre il 50% delle aziende ne rimane completamente escluso. C’è la diffusa credenza che l’E-commerce sia rilevante per chi faccia BtoC, ma la vera sfida da vincere è quella di sfruttare l’E-commerce come volano per la crescita nel mondo BtoB. Rispetto agli investimenti in industry 4.0, 6 imprese su 10 raccontano di aver avviato investimenti, ma solo 4 su 10 lo hanno fatto in modo convinto, facendo emergere un possibile spazio per l’innovazione tecnologica, in particolare per quelle aziende che non comprendono appieno le potenzialità di queste sfide. Un nodo centrale per le imprese è sicuramente l’apertura al cambiamento, fattore propulsore dell’innovazione e dell’evoluzione dell’azienda; questo aspetto è oggi soddisfacente per solo metà delle imprese, e per questo è fondamentale investire nel prossimo futuro, formando in modo più specifico il personale, accompagnandolo in un percorso di cambiamento culturale che lo porti ad essere non un freno, ma un attivatore di innovazione. La sfida futura cruciale per le imprese è quella della sostenibilità, che non è passata in secondo piano durante la pandemia anzi, è un tema sempre più noto anche presso la popolazione, oggi più attenta al comportamento sostenibile delle stesse imprese. La consapevolezza dell’evoluzione in atto verso un mondo più sostenibile è evidente alle imprese; 6 su 10 hanno avviato iniziative di sostenibilità, ma è una parte minoritaria quella che le ha inserite nelle proprie strategie di business, dimostrando di aver approcciato in modo convinto il tema. Le spinte verso uno sviluppo più sostenibile vengono dalle istituzioni e dai consumatori, ma sempre più spesso si sente lo stimolo propulsivo degli ESG, che valutano e valorizzano i fattori ambientali, sociali e di governance. Saranno sempre più centrali per l’azienda e diventeranno sempre più un criterio per le scelte di business aziendale.
L’educazione finanziaria potenzia il welfare aziendale
Novembre 18, 2024