Secondo il Presidente del CNEL è necessario semplificare le procedure per rendere più agevolmente accessibili gli ammortizzatori sociali, non solo quelli previsti per affrontare la crisi pandemica, ma quelli da immaginare per il futuro.
Il presidente del CNEL Tiziano Treu nel corso della presentazione del XXII Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione del CNEL ha affermato: “Una delle condizioni per far ripartire il motore dell’economia in sicurezza è ripensare il welfare. La pandemia, infatti, ha messo in evidenza non poche falle nel nostro sistema di protezione sociale, sia negli ammortizzatori come CIG e Naspi, nonostante la riforma del 2015 avesse provveduto a una loro estensione, sia nel più recente reddito di cittadinanza che doveva fornire un aiuto economico alle fasce disagiate di popolazione attiva e aiutare quelli abili al lavoro a trovare occupazione”.
“Le parti sociali, riprendendo posizioni già espresse dal CNEL, hanno condiviso la necessità di una riforma organica che proceda verso una garanzia di sostegno al reddito per le sospensioni e riduzioni dell’attività lavorativa di tutti i lavoratori dipendenti, compresi quelli delle microimprese, con una nuova attenzione ai lavoratori autonomi, quanto meno per le fasce deboli della categoria – ha aggiunto il presidente – Le misure universalistiche messe in campo in questi mesi di emergenza per il lavoro dipendente, e che si sono estese al lavoro autonomo, non siano estemporanee.Va sottolineata l’esigenza di semplificare le procedure per rendere più agevolmente accessibili gli ammortizzatori sociali, non solo quelli previsti per affrontare la crisi pandemica, ma quelli da immaginare per il futuro. Con la sicurezza di due segnali di speranza importanti come l’avvio della vaccinazione e la disponibilità dei fondi del Next Generation EU, dobbiamo guardare avanti ponendo in essere nel più breve tempo possibile misure a supporto di giovani e donne, le categorie più colpite dalla crisi”.
Secondo i dati del Rapporto CNEL, in Italia la crisi conseguente alla pandemia ha colpito circa 12 milioni di lavoratori, tra dipendenti e autonomi, per i quali l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta, in seguito al lockdown. Tutti questi soggetti sono stati interessati dall’erogazione di prestazioni di sostegno al reddito nel periodo fino al 13 ottobre 2020 così distribuiti: 6.515.000 lavoratori subordinati a tempo determinato o indeterminato (2.906.000 beneficiari di CIG ordinaria, 2.100.000 beneficiari delle prestazioni dei Fondi di solidarietà gestiti all’INPS, 1.509.000 beneficiari di CIG in deroga).
A questi si aggiungono 733.611 beneficiari dell’assegno ordinario a carico del fondo bilaterale per l’artigianato, n. 408.608 beneficiari dell’assegno ordinario a carico del fondo bilaterale per i lavoratori in somministrazione, oltre a n. 4.352.000 lavoratori inclusi nel sistema speciale di protezione sociale con i decreti-legge contenenti norme di contrasto agli effetti dell’emergenza: 3.259.000 lavoratori autonomi, professionisti e collaboratori, 250.000 lavoratori stagionali, 554.000 lavoratori agricoli, 41.000 lavoratori dello spettacolo, 31.000 lavoratori intermittenti, 5.000 lavoratori autonomi occasionali e venditori a domicilio, 212.000 lavoratori domestici (fonte: dati INPS, EBNA-FSBA fondo artigianato e Forma.temp fondo somministrazione.
“La pandemia ha messo in risalto la necessità di mettere in campo azioni strutturali per il lavoro e l’occupazione con uno sguardo all’innovazione e alla sostenibilità. Va previsto un rafforzamento delle competenze in generale, da agganciare al piano sulle nuove competenze – ha dichiarato nel suo intervento Nunzia Catalfo, Ministra per il lavoro e le politiche sociali – Anche il lavoro autonomo è importante per le donne, per sostenere l’imprenditoria femminile ci sono fondi nel Recovery fund. Abbiamo anche previsto un rafforzamento degli asili nido e servizi integrati per 3 miliardi di euro. E, per scoraggiare le dimissioni post maternità, va previsto un intervento nel primo anno di maternità di servizi dedicati. Anche interventi sul salario minimo possono ridurre i divari. All’interno del Recovery fund c’è un progetto da 600 milioni di euro per il lavoro dei giovani”.
“La crisi provocata dal Covid rischia di ampliare le disuguaglianze già esistenti. I lavoratori più vulnerabili sono i più colpiti. Sono state messe in campo misure straordinarie da tutti i Paesi Ocse, che ha avuto un impatto fortemente differenziato e ha colpito in particolare i lavoratori più vulnerabili, a basso reddito, autonomi e precari, giovani e donne”, ha sottolineato Stefano Scarpetta, Director for Employment, Labour and Social affairs dell’OCSE.
Leggi il XXII Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione del CNEL
L’educazione finanziaria potenzia il welfare aziendale
Novembre 18, 2024