Il Welfare Forum organizzato da Easy Welfare Edenred si è svolto quest’anno in formato digitale occupandosi di approfondire le tematiche relative alle modalità di gestione del lavoro
Dallo smart working alla mobilità, passando per le novità e gli aggiornamenti sul welfare aziendale, e poi la digitalizzazione, la fiscalità e l’adeguamento normativo; su tali aspetti si è concentrato il Welfare Forum, il principale evento dedicato al welfare aziendale in Italia promosso dal provider Easy Welfare Edenred e coordinato da Filippo Di Nardo, giornalista e saggista.
È inevitabile appurare i cambiamenti che stanno attraversando il mondo del lavoro e come questo muterà ulteriormente nei prossimi mesi, tuttavia ad emergere durante la giornata è stato l’aspetto anticipatore di molte soluzioni welfare che erano già state attuate ancora prima della pandemia e come queste non solo rimarranno anche dopo che sarà passato questo periodo ma saranno ulteriormente implementate e adattate. Elisabetta Castellotti – CEO Performance & Reward – ING Italia parla nel suo intervento di «percorso già iniziato», in quanto il gruppo da prima aveva iniziato a lavorare in favore di processi di welfare e wellbeing e se prima non predisponevano affatto di piani di smart working, questi sono stati poi inseriti al momento dell’emergenza all’interno di un contesto caratterizzato da forme estreme di flessibilità oraria: «così si è potuto mettere il 90% del personale in quello che io chiamo “remote working”». Questa modalità di lavoro “smart working super flessibile”, ha continuato Castellotti, rimarrà sicuramente anche dopo la quarantena e si adatterà ulteriormente alle esigenze dei dipendenti. Di welfare come «leva di sostegno» ne ha parlato anche Damien Joannes, Direttore Welfare per Easy Welfare Edenred, ribadendo quanto non solo le persone ma anche le imprese e il sistema paese sono stati favoriti dagli strumenti welfare, per i quali l’innovazione e la tecnologia sono elementi caratterizzanti: «l’azienda è più di un luogo fisico dove le persone vanno per lavorare e deve andare oltre il rapporto basico di contrattualizzazione. Per tale ragione l’innovazione deve riguardare anche i processi e le politiche». E commentando il risultato di uno dei funzionali sondaggi ai quali gli uditori potevano partecipare durante il webinar flaggando “sì” o “no”, Joannes ha aggiunto che «le aziende hanno la consapevolezza di digitalizzare le proprie realtà» per questo non si stupiva del 76% di risposte affermative alla domanda relativa alla promozione digitale nelle imprese.
«Mi auguro che non si continui ad affrontare tutto come un’emergenza ma come il risultato di un cambiamento già in atto: ora sono caduti dogmi che ingessavano le nostre aziende ed è necessario non ragionare più a compartimenti stagni ma in maniera sistemica». Ne è convinto Luca Brusamolino, Founder & Ceo di Workitect che ha ricordato quanto «negli ultimi dieci anni i luoghi di lavoro si siano trasformati da accumulatori di scrivanie e sedie a luoghi centrali per la relazione tra le persone. In questa fase in cui ci viene inibito l’incontro, in cui sentiamo quanto ci manca incontrarci, e in cui non siamo obbligati a recarci in ufficio, ci accorgiamo di quanto ci manchi il luogo di lavoro». Non è un caso infatti che al sondaggio relativo al cambiamento degli uffici e se era stato predisposto all’interno della loro azienda, i partecipanti abbiano risposto sì con una percentuale del 79%.
Meno aggiornata invece è risultata la questione relativa alla mobilità, aspetto centrale del welfare, che ha visto il profilarsi di un arretrato 76% di no in relazione ai piani di spostamento casa-lavoro: «non può prendere piede una logica di non mobilità, deve esserci un cambiamento delle modalità di lavoro che lo renda flessibile, che possa trovare un equilibrio tra smart working e share mobility, punti cardine del cambiamento, considerato che non abbiamo più bisogno di recarci in ufficio e possiamo quindi scegliere la condivisione della macchina per quando ci serve». Ne ha parlato Claudio Petrocelli, AD di Movesion, sottolineando come «il welfare ha capito che la mobilità impattava più di altri fattori sul benessere psicofisico del lavoratore, se prima il destinatario ultimo di soluzioni di mobilità sostenibile era la città in risposta ai problemi impellenti di inquinamento, ora il primo beneficiario è il cittadino che può usufruire di una piattaforma multiutility».
Altri due sondaggi sono stati determinanti all’andamento delle analisi condotte durante la mattinata, come quello relativo all’introduzione di piani di welfare aziendale e smart working che ha visto una percentuale del 55% rispondere affermativamente e anche quello incentrato sulle azioni straordinarie che ha raggiunto il 65% di sì. «La normativa ha cambiato e stimolato il welfare aziendale dandogli un booster essenziale. Anche il recente innalzamento a 516 euro della soglia di esenzione è un segno importante e mi auguro possa diventare sistemico». Così Diego Paciello – Responsabile dell’area fiscale, Welfare, Compensation and Benefits – Toffoletto De Luca Tamajo e Soci ha introdotto il suo intervento che è proseguito centrando l’urgenza cardine verso la quale ci si auspica un adeguamento: «una mano potrebbe darla anche l’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate che in questi anni non ha dato un aiuto concreto. La loro interpretazione soffre di una norma contestualizzata al 1998, e una norma di venticinque anni è molto vecchia per i tempi di oggi. I servizi di prima che erano molto materiali oggi sono del tutto materializzati, non prevedendo neanche internet e l’usufruzione delle piattaforme la norma in questo è ancora in ritardo».
Lucia Medri
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Novembre 18, 2024