Dall’assemblea di Assofondipensione, Baretta (MEF) lancia il quesito: “Con i nuovi orizzonti di welfare, non potrebbe aver senso immaginare qualche forma di sinergia tra Fondi pensione e Fondi sanitari integrativi?
Per il sottosegretario al Mef Pierpaolo Baretta i fondi di sanità integrativa sono troppi. “Stanno crescendo come funghi; ci vorrebbe una razionalizzazione. Sì, mi pare che siano persino troppi”. Nel corso del suo intervento all’assemblea di Assofondipensione, Baretta non ha risparmiato nemmeno i fondi pensione. “Il sistema di previdenza complementare è segnato da una eccessiva frantumazione. I Fondi pensione e anche le Casse private e privatizzate dovrebbero almeno condividere delle piattaforme logistiche comuni. Capisco le esigenze di autonomia, e anche le istanze identitarie, ma c’è bisogno di una maggiore efficienza del sistema, che passa anche attraverso una razionalizzazione dell’offerta”.
Di più, il sottosegretario Baretta ha lanciato un’altra provocazione: “Con i nuovi orizzonti di welfare, non potrebbe aver senso immaginare qualche forma di sinergia tra Fondi pensione e Fondi sanitari integrativi? Salute e previdenza sono destinate a incrociarsi anche in forza dell’allungamento dell’aspettativa di vita. Pongo una domanda, forse è presto per dare una risposta, ma il quesito resta”. D’altronde fondi sanitari e fondi pensione intervengono su un orizzonte di vita dove si incrociano esigenze di reddito (con la previdenza complementare) e di assistenza sanitaria (con i fondi di sanità integrativa), magari anche di non autosufficienza e Ltc (long term care). È tempo di immaginare “quali partner privati potranno essere partecipi del nuovo welfare integrativo che si va imponendo, in una gestione che deve restare di tipo universalistico”, si è chiesto Baretta.
Un’ultima considerazione sulla evoluzione della previdenza complementare. Servono nuove adesioni: i 3 milioni di lavoratori dipendenti che hanno sottoscritto uno dei 30 fondi pensione associati in Assofondipensione, sono troppo pochi. Meno di un terzo del totale del mercato del lavoro dipendente. “È il tempo di una qualche forma di obbligatorietà per il secondo pilastro?” si è chiesto Baretta. O una nuova fase di silenzio-assenso, come nel 2007, per i lavoratori che non comunichino le loro intenzioni in merito alla scelta della previdenza complementare; oppure una specie di obbligatorietà da introdurre per assicurare la crescita del patrimonio investito in previdenza complementare.
Marco Barbieri
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Novembre 18, 2024