17 Novembre2025

Orario di lavoro: in Europa ognuno fa come gli pare. Il caso della Grecia? Inimitabile

Orario di lavoro

L’avvocato Marco Chiesara, partner dello studio legale Lexellent, interviene sul dibattito riguardo l’orario di lavoro. Le nuove regole approvate in Grecia (13 ore di lavoro al giorno) hanno aperto un confronto e tante polemiche

La Grecia ha recentemente approvato una riforma che, in casi eccezionali e nel solo settore privato, consente giornate fino a 13 ore, previo consenso del lavoratore e per un numero limitato di giorni nell’anno. La riforma è stata presentata dal governo come uno strumento di flessibilità utile per la gestione dei picchi produttivi e, come prevedibile, ha suscitato la forte reazione di sindacati e opposizioni che denunciano un arretramento delle tutele e che hanno indetto scioperi e manifestazioni per protestare contro questa misura.

La norma si muove nell’ambito dei limiti delineati dalla Direttiva 2003/88/CE che prevede almeno 11 ore di riposo ogni 24 ore, il riposo giornaliero settimanale e, soprattutto, 48 ore come media massima settimanale, straordinari inclusi, calcolata su un dato periodo di riferimento. Come si vede la direttiva non fissa un “massimo giornaliero” assoluto.

Vale in particolare la pena richiamare l’art. 4 della direttiva che impone una pausa la cui durata e modalità sono demandate agli ordinamenti nazionali e alla contrattazione collettiva nel caso in cui la giornata di lavoro superi le 6 ore. Ne discende che anche l’eventuale giornata di 13 ore secondo la legge greca deve, ovviamente, essere organizzata in presenza di una pausa effettiva, non meramente teorica.

Volendo fare un parallelo con l’Italia, va osservato che nel nostro ordinamento non esiste un tetto “secco” di ore giornaliere, ma lo si può ricavare dall’art. 7 del D.Lgs. 66/2003 che garantisce 11 ore consecutive di riposo ogni 24 ore; da ciò deriva che, astrattamente, è possibile avere giornate di lavoro di 13 ore, come anche confermato dal portale ufficiale del Ministero del Lavoro (“di conseguenza, l’orario massimo giornaliero è di 13 ore”). Naturalmente, ed è quantomai necessario ricordarlo, rimangono ferme l’obbligatorietà della pausa giornaliera oltre le 6 ore e la media di 48 ore settimanali, inclusi gli straordinari, con riferimento a un periodo di 4 mesi o al diverso periodo previsto dai CCNL, i quali possono introdurre limiti più stringenti o previsioni specifiche di maggior tutela. La prima osservazione che possiamo dunque fare è che la normativa greca introduce una misura che in Italia è già, dal punto di vista strettamente giuridico, consentita.

Allargando il confronto alla Spagna, paese per certi versi omogeneo a Grecia e Italia con basi statistiche comparabili in termini di media di ore di lavoro settimanali, potere di acquisto dei salari e, soprattutto una comune cornice europea, notiamo alcune differenze.

Sul fronte spagnolo, infatti l’Estatuto de los Trabajadores fissa la cornice in 40 ore settimanali in media annua con un massimo di 9 ore ordinarie al giorno, salvo diversa distribuzione pattuita via contrattazione nel rispetto dei riposi, e almeno 12 ore tra la fine e l’inizio della giornata successiva, standard più severo del minimo UE di 11. Ecco, dunque, che secondo il diritto spagnolo una giornata di 13 ore non è concretamente possibile.

Passando poi dalle disposizioni normative a ciò che concretamente accade in termini di orario di lavoro, vale la pena ampliare il quadro attraverso il confronto tra le ore effettivamente lavorate nei diversi paesi europei. Secondo Eurostat (EU-LFS), nel 2024 le ore effettive lavorate nella settimana di riferimento (20–64 anni, full e part-time, lavoro principale) sono state 36,0 nell’UE, con un intervallo da 32,1 nei Paesi Bassi a 39,8 in Grecia, che registra il valore più alto dell’Unione.

Per concludere, sotto il profilo strettamente giuridico, la riforma greca si colloca, come è ovvio, all’interno della cornice normativa europea, e introduce una misura che di fatto è consentita anche in Italia, nell’ambito dei limiti sopra richiamati. È però interessante osservare come il dibattito sull’orario di lavoro sembri muoversi in direzione differenti seppure in paesi con situazioni non troppo dissimili. Da un lato, infatti, il legislatore greco ha voluto introdurre nel proprio ordinamento una norma che espressamente consente e che dunque, probabilmente, favorisce l’estensione della giornata lavorativa a 13 ore, mentre, ad esempio, in Spagna il Governo ha recentemente proposto una norma che riduce l’orario di lavoro legale da 40 a 37,5 ore senza tagli salariali. Proposta che tuttavia è stata respinta dal Congresso dei Deputati lo scorso 9 settembre. È bene ricordare che in ogni caso in Europa il perimetro invalicabile resta quello della Direttiva 2003/88/CE.

Marco Chiesara, partner dello studio legale Lexellent

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